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Pescara, 24/11/2024
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Data: 09/10/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Fondi bloccati 2 anni. Il ministero ammette. Lolli insorge: andremo a Roma. Il Mit ribatte: rimedieremo

PESCARA Il ministero delle Infrastrutture prova a disinnescare le polemiche. E lo fa ammettendo di aver bloccato per i prossimi due anni, con il Decreto Genova, i fondi del Masterplan Abruzzo ma annuncia che farà di tutto per rimediare.Nella nota inviata alle 19 di ieri, alla fine di una giornata di tensioni, l'ufficio stampa del Mit ricostruisce però l'articolo "incriminato" del decreto che penalizza la nostra regione senza mai citare la frase chiave: «Patti di sviluppo sottoscritti con le regioni Abruzzo e Lazio». Quella che ha fatto esplodere il caso.
ABRUZZO ADDIO. La frase sparisce e viene sostituita con questa: «... ha disposto la rimodulazione dell'autorizzazione di spesa a valere sui fondi Fsc relativi delle delibere Cipe numero 26/2016 e 56/2016 (Patti territoriali)..., pari a 250 milioni di euro per l'intero territorio nazionale per ciascuno degli anni 2018 e 2019». Che cosa vuole dire? Che l'Abruzzo è salvo dai tagli che ritarderanno i fondi del Masterplan a decine di Comuni e Province? Che a pagare i lavori di messa in sicurezza delle autostrade A24 e A25 saranno tutte le regioni d'Italia? Per ora non è così, perché nel decreto, quello vero che non è la nota del Mit, si specifica che «il Cipe provvede alla conseguente rimodulazione a valere sulle assegnazioni per interventi già programmati nell'ambito dei Patti di sviluppo sottoscritti con le regioni Abruzzo e Lazio». E anche perché lo stesso ministero scrive sulla nota che: «Si precisa altresì che la norma prevede il totale reintegro delle risorse in questione a partire dall'anno 2021». Quindi ammette i 2 anni di ritardo, che non sono una falsa notizia. Ma il Mit va oltre.
L'INTESA CHE SPACCA. La nota si chiude con una frase che scatena una seconda polemica: «Tuttavia, questo dicastero», si legge, «d'intesa con la consigliera regionale abruzzese M5S, Sara Marcozzi, al fine di non rallentare la progettazione e la realizzazione degli interventi già inclusi nei patti di sviluppo sottoscritti da Abruzzo e Lazio, e ritenuti prioritari dalle Regioni rispetto a quelli inseriti nel Piano operativo infrastrutture, farà di tutto per ristorare le risorse in legge di Bilancio».Cioè, il Mit rimedierà di concerto con una consigliera regionale, dello stesso partito del ministro Danilo Toninelli, alla beffa per l'Abruzzo. Immediata un'ondata di repliche, come quella dell'assessore al Bilancio, Silvio Paolucci, che scrive: «I 5 Stelle calpestano le istituzioni, laddove un confronto tra il ministro dei Trasporti e un ente territoriale quale la Regione Abruzzo è da oggi affidato per decreto ad un consigliere regionale di opposizione».
POCHE ORE PRIMA. Tutto questo accadeva dopo che la mattina, in Regione, c'è stata la presa di posizione istituzionale del presidente vicario, Giovanni Lolli. «Se il Governo nazionale non cancellerà questa decisione chiameremo l'Abruzzo a scendere in campo per far sentire forte la nostra voce contro questo scippo», aveva detto Lolli attaccando senza limiti di parole e rabbia il provvedimento del Governo in cui è previsto che i 250 milioni di euro necessari alla messa in sicurezza di A24 e A25 siano anticipati dalle Regioni Abruzzo e Lazio (rispettivamente per 200 e 50 milioni di euro), attinti dalla programmazione del Masterplan. La nota del Mit, giunta ore dopo, non attenua però la rabbia di Lolli che conferma per lunedì prossimo all'Aquila la mobilitazione contro il decreto. Ieri, il presidente vicario ha ripercorso la vicenda insieme al presidente del consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio e al direttore generale della Regione Vincenzo Rivera.«In questa storia», ha sottolineato Lolli, «ci sono evidenti anomalie: la prima riguarda la natura dell'intervento di messa in sicurezza delle autostrade, che è di competenza statale, in quanto è lo Stato che incassa il canone di 56 milioni l'anno dal concessionario, non certo la Regione. Nel Decreto Genova, però, di tutto questo non c'è traccia e si parla solo di anticipazioni di cassa a carico della nostra Regione».
CORSI E RICORSI. Per questo Lolli ha paventato una valanga di ricorsi per il Masterplan bloccato. Mentre Rivera ha specificato che nel decreto non è previsto il definanziamento dei progetti, ma il rallentamento dei flussi di cassa, che verrebbero ripristinati successivamente, prolungando la scadenza del programma al 2025. «Il punto», ha rimarcato il direttore generale, «è che dei 753 milioni di euro di fondi Fsc assegnati all'Abruzzo, la Regione ha firmato convenzioni con i soggetti attuatori pari a 700 milioni. E all'interno dei 700 milioni però ci sono progetti per un ammontare di ben 536 milioni che sono già stati caricati sulle piattaforme ministeriali, e contemporaneamente gli assegnatari hanno caricato i finanziamenti nei loro bilanci, ricevendo in alcuni casi anche degli anticipi. È chiaro, quindi, che se la norma del decreto non dovesse essere modificata in Parlamento, si verificherebbe una situazione di caos indicibile, con un altissimo rischio di contenziosi». L'ANELLO MANCANTE. Il decreto, inoltre, non chiarisce quale programma finanziato dal fondo di sviluppo e coesione subirà il definanziamento necessario a pagare le opere. Il problema della competenza, infatti, non è stato minimamente affrontato. Quindi non c'è certezza per l'Abruzzo. Almeno fino a ieri mattina, poi in serata il Mit si è impegnato a rimediare, anche se per ora è una promessa e nulla di più. Ecco perché domani, alla riunione già convocata da prima al ministero per la Coesione, Lolli e Rivera chiederanno ufficialmente la modifica del provvedimento, che metterebbe a rischio progetti rilevanti per il territorio, a partire dalla manutenzione delle strade provinciali.
L'AQUILA O MORTE. «Se non dovessimo ottenere risultati», ha ribadito ieri sera Lolli, «siamo pronti a una grande mobilitazione, in cui coinvolgeremo cittadini, associazioni, sindacati e organizzazioni di categoria, oltre a tutti i parlamentari eletti in Abruzzo, che dovranno impegnarsi, al di là delle proprie appartenenze politiche, per bloccare una follia che ci auguriamo sia frutto solo di disattenzione e non della volontà di penalizzare un territorio già alle prese con numerose emergenze». L'appuntamento all'Aquila, quindi, per ora è confermato.

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