PESCARA Quarantotto anni, professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico all'università di Teramo, Gino Scaccia di Frosinone è anche docente di Diritto costituzionale presso la Luiss Guido Carli di Roma. Ma soprattutto è il capo di gabinetto del ministro Danilo Toninelli che, l'8 agosto scorso, fa una vera e propria operazione verità sul caso dei fondi del Masterplan. La fa senza neppure immaginare le polemiche che, due mesi dopo, sarebbero esplose intorno all'articolo 16, comma d del Decreto Genova che prevede di ritardare dai due ai sette anni 200 milioni già impegnati per 355 progetti abruzzesi, anticipandoli per la messa in sicurezza delle autostrade A24 e A25. Il Mit ora afferma che sarebbe stata la giunta D'Alfonso, con una delibera del 9 luglio, a indicare questi fondi, definiti Fsc patti territoriali per l'Abruzzo e il Lazio. Ma in realtà non è andata così. Ed è proprio Scaccia a chiarire tutto in una lettera dell'8 agosto, quindi successiva alla delibera, che pubblichiamo in alto. Quel giorno, il capo di gabinetto del ministro dei Trasporti Toninelli scrive a D'Alfonso: «Il presidente della Regione Abruzzo con nota del 31 luglio ha comunicato che i fondi Fsc cui ha inteso fare riferimento la Giunta regionale sono quelli del Piano Operativo Abruzzo poiché in parte relativi a progetti di investimenti per i quali sarebbero ancora non assunte le relative obbligazioni giuridiche vincolanti». Scaccia aveva già capito che non si trattava dei fondi del Masterplan già vincolati, ma di altri finanziamenti che, seppure rientranti nei cosiddetti Fsc, non sono ritenuti urgenti dalla Regione Abruzzo. Ed è lo stesso capo di gabinetto che, nella lettera di agosto, lo spiega chiaramente: «L'ipotesi formulata dalla Regione Abruzzo con la suddetta nota, con la quale viene ritenuto meno urgente l'intervento per la realizzazione del prolungamento dell'Asse attrezzato di Pescara, concorre a rendere disponibili risorse per 15 milioni di euro che possono contribuire prioritariamente agli interventi di messa in sicurezza dell'A24 e A25». Ma 15 milioni sono pochi. Scaccia se ne rende conto e, sempre nella stessa lettera, chiede alla Regione quali altri fondi intende mettere a disposizione per poter assicurare «la necessaria copertura finanziaria», e la invita con la «massima sollecitudine» a proporli. Fin qui sembra essere tutto molto chiaro, anche e soprattutto il fatto che il Mit non voleva intaccare minimamente i fondi del Masterplan preziosi per l'Abruzzo. Ma c'è di più. A Scaccia, infatti, risponde il direttore generale della Regione Abruzzo, Vincenzo Rivera, con una lettera (pubblicata in alto a destra) che porta una data particolarissima. È il 14 agosto scorso, infatti, quando Rivera spiega a Scaccia che il fabbisogno per gli interventi urgenti è di circa 80 milioni, e non di 200 come è scritto nel Decreto Genova, da reperire attraverso «il piano di rallentamento dei flussi finanziari di 15 milioni per il prolungamento dell'Asse attrezzato e altri 30 dal piano nazionale per il rinnovo del materiale rotabile ferroviario», mentre la restante somma doveva essere garantita dalla Regione Lazio. Questo, con atti alla mano, disse la Regione al Mit. E lo fece il 14 agosto: poche ore prima che il ponte Morandi crollasse. Ma il decreto ha cambiato le carte in tavola perché, sull'onda dell'emergenza Genova, il Governo inserendo l'Abruzzo non ha tenuto conto degli accordi presi d'estate. Accordi che non riguardavano affatto i fondi già impegnati del Masterplan.