ROMA «L'Italia cambia marcia». È tutto qui per il premier, Giuseppe Conte, lo spirito del documento programmatico contenente la legge di bilancio che dovrà arrivare entro la mezzanotte di oggi a Bruxelles. M5S e Lega hanno cercato fino all'ultimo anche nella notte quel «punto di equilibrio necessario» sia sul decreto fiscale collegato alla manovra, sia nella legge di bilancio che arriveranno oggi, a quanto pare, in Consiglio dei Ministri. Ma la pace fiscale voluta dalla Lega, rimane ancora un capitolo tutto da definire nell'articolato del provvedimento. E non sarà facile superare in poche ore, nel vertice che continuerà oggi, il clima di stallo che si respirava ieri nella riunione andata avanti a oltranza ieri a Palazzo Chigi. Se tutto andrà bene, ci penserà poi il road show del governo, una serie di bilaterali con i partner europei, a spiegare una legge di bilancio «che vuole rassicurare l'Europa e i mercati», assicura Conte.
Certo, «sulla pressione fiscale c'è ancora da lavorare, non è ancora soddisfacente nonostante stiamo intervenendo in maniera significativa», diceva ieri mattina il premier. Mentre il reddito di cittadinanza sarà legato «a un'offerta di lavoro sulla base della distribuzione geografica» e in ogni caso «non sarà un sussidio assistenziale». Tutto dipende «da come lo realizzeremo», ha ammesso, «ma si dovrà trattare di «uno strumento di sviluppo sociale», fondamentale «per la crescita». Su questo «saremo giudicati».
Un certo ottimismo prima del vertice serale a Palazzo Chigi lo aveva espresso anche Luigi Di Maio. «Approveremo la manovra e il decreto fiscale. Siamo convinti di quello che stiamo facendo, ci affidiamo ad economisti e a modelli econometrici diversi da quelli del passato. E sono sicuro che calerà lo spread e che l'Unione europea si convincerà. Perché abbiamo tutte le ragioni del mondo». Ma il vicepremier ha promesso anche di più: «Stiamo dicendo alle istituzione europee che vogliamo far calare un debito pubblico pazzesco, e vogliamo mantenere le promesse». Altro che uscita dall'euro e dall'Europa. «Non c'è questo pericolo e non c'è alcuna intenzione di farlo, perché gli italiani non ci hanno chiesto questo alle elezioni del 4 marzo». Piuttosto, all'orizzonte c'è altro per Di Maio. C'è il «terremoto politico che i popoli europei creeranno a maggio». Qualcosa che «cambierà di nuovo tutto e che riporterà di nuovo al centro la persona e le sue sofferenze».
Per allora il reddito di cittadinanza sarà già arrivato in casa di molti italiani, stando ai piani. «Aiutiamo quasi un milione di bambini. E su 10 miliardi di risorse, 6 miliardi andranno a famiglie con minori», ha puntualizzato ancora il vice premier. Poi qualche precisazione in più: l'assegno «andrà solo agli italiani» e il 47% delle famiglie destinatarie sarà del centro-nord». Tanto per smentire «chi dice che la misura sarà per il sud».
Ma il piatto forte della manovra per Di Maio, non è soltanto l'aiuto a chi è in difficoltà. «Stiamo facendo una manovra per chi va in pensione, ma finalmente è una manovra anche per far trovare nuovo lavoro ai giovani». Le promesse di molte aziende di Stato ne sono la prova: «Mi dicono che per ogni pensionato che ci sarà l'anno prossimo alcune aziende assumeranno anche 3 giovani. Uno a tre». Poi la ciliegina sulla torta: «Tagliamo un miliardo di euro dalle pensioni d'oro, quelle alte per le quali non sono stati versati i contributi». Insomma, la manovra ha i soldi «per ripagare il popolo che ha dovuto pagare per i vitalizi, le pensioni d'oro, i voli di Stato e le auto blu».
IL DESTINO DELLA COMPAGNIAIntanto, si sta consumando sul tavolo di Alitalia lo strappo tra le diverse anime del governo che continuano a tenere sotto mira il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, intento a lavorare, ma sotto traccia, ad una soluzione compatibile con Bruxelles per l'ex compagnia di bandiera, mentre l'Ue attende che si chiarisca il destino del prestito ponte di 900 milioni.
Dal ministero del Tesoro gettano acqua sul fuoco: «Non c'è nessuno scontro - dice la portavoce di Tria - si esaminerà il progetto di rilancio di Alitalia, ognuno per la sua parte di competenza, il Mise per il progetto industriale, il Mef per il suo ruolo». Così mentre fioriscono le ipotesi tecniche (da un coinvolgimento di EasyJet, Boeing, fino a Delta, le compagnie cinesi o il biglietto unico) la partita assume sempre più i toni della politica fino alla minaccia dei 5 Stelle, è la voce girata con insistenza nelle ultime ore, di un possibile rimpasto di governo. Più cauta la Lega che invece si richiama semplicemente a quanto scritto sul contratto di Governo che, alla voce Alitalia, recita: «siamo convinti che questa non vada semplicemente salvata, ma rilanciata, nell'ambito di un piano strategico nazionale dei trasporti». E proprio per chiarire quale sia la ricetta, se rilancio con capitale privato, oppure una sorta di nazionalizzazione con il Mef, Cdp ed Fs, si ipotizza un vertice tra tutti i soggetti coinvolti già la prossima settimana.