Il decreto Genova sarà modificato nel punto in cui si prevede il prelievo dai fondi abruzzesi del masterplan per anticipare le somme necessarie alla messa in sicurezza di A24 e A25. Lo ha assicurato il candidato governatore Cinque Stelle, Sara Marcozzi, nel corso dell'incontro che si è svolto ieri a palazzo Silone, su convocazione del presidente vicario Giovanni Lolli, alla presenza dei soggetti attuatori delle opere del cosiddetto Patto per l'Abruzzo, sindaci e amministratori e di parlamentari, assessori e consiglieri regionali. Un annuncio, a cui dovrà seguire necessaria concretezza nei lavori di commissione parlamentare previsti da oggi, che arriva all'acme di giorni di grande tensione politica, tangibile anche nel vertice di ieri nella pressione che la platea ha riversato sugli esponenti Cinque Stelle, a cui va dato atto di aver onorato il confronto con una pattuglia nutritissima: tutti i consiglieri regionali (Mercante, Smargiassi, Ranieri e Pettinari) e diversi parlamentari (Di Nicola, Del Grosso, Zennaro, Bernardini, Grippa, Di Girolamo). Assente la Lega. Per il Pd erano presenti Pezzopane e D'Alfonso, ma anche Silvio Paolucci, Berardinetti, Paolini, Monticelli, Pietrucci. C'era anche Maurizio Di Nicola. Per Forza Italia Sospiri e Febbo. C'era il sindaco di Pescara Alessandrini, mentre ha completamente disertato il Comune dell'Aquila. Lolli ha inquadrato la questione, ribadendo che sì, l'Abruzzo è disponibile ad anticipare 45 milioni, ma solo dalla sua quota di Fsc (Fondo sviluppo e coesione) derivante dal piano operativo nazionale del Mit (380 milioni in totale). E, dunque, attaccando il decreto Genova che prevede un'anticipazione dai fondi masterplan (ovvero dal Patto territoriale abruzzese). «Si rischia il blocco di molte opere, con l'impossibilità di pagare gli stati avanzamento lavori per due anni e, dunque, contenziosi» ha detto Lolli, supportato dal dg dell'ente Vincenzo Rivera e dal presidente Di Pangrazio. «E non è finita qui ha aggiunto stiamo per chiedere ingenti risorse per la messa in sicurezza dell'acquifero del Gran Sasso, che è patrimonio dello Stato. Se pieghiamo la schiena ora dopo cosa accadrà?». L'intervento più contestato è stato quello del senatore Cinque stelle Primo Di Nicola, giornalista, che alle puntuali annotazioni di Lolli e Rivera ha replicato in maniera vaga e generica e singolari similitudini, come quella con gli stanziamenti del sisma aquilano, quando si presero i soldi dall'allora Fas. Mauro Febbo (Fi), ha detto che «pur non condividendo a pieno il masterplan, vanno difese le risorse degli abruzzesi». Poi è stata la volta di D'Alfonso: «Se fossi a Manoppello dovrei esordire con una bestemmia ha detto ma sono credente e uso il ragionamento. Non possiamo interrompere il ciclo di vita delle opere, già molto complesso. Basta un tratto di penna per correggere. So che i ministri vogliono aiutarci, ma conosco le ferrosità delle procedure». Netta Stefania Pezzopane: «Oggi si difende l'Abruzzo. Le parole della Marcozzi sono un'ammissione di responsabilità. L'errore va corretto hic et nunc, qui e ora. Starò in commissione e vigilerò, punto su punto».