Né oggi, né a breve. Giovanni Legnini non sembra per niente intenzionato a sciogliere la prognosi: la sua presenza oggi all’Aquila a un convegno sulla ricostruzione non chiarirà le reali intenzioni dell’ex vice presidente del Csm rispetto alla candidatura a presidente della Regione Abruzzo. Anzi. A quanto sembra, al momento la sua posizione è ancorata a un no molto netto: se le condizioni politiche dovessero essere quelle che si prospettano oggi, dentro e fuori il centrosinistra, la sua risposta sarebbe sicuramente un rifiuto, secco e inequivocabile. Se dovesse modificarsi il quadro politico, ma solo se dovesse modificarsi “sensibilmente”, allora forse potrebbe prendere in considerazione la possibilità di candidarsi.
Insomma, non ha fretta Giovanni Legnini, invece a quanto pare sono gli altri ad averne e pure tanta: quelli, amici del suo partito di provenienza, che lo danno pronto a candidarsi; quelli che tentano di costringerlo indirizzando le cronache politiche, quelli che sperano di raddrizzare le previsioni catastrofiche del Pd indicando il suo nome come candidato presidente.
Non ha fretta, proprio per niente. Il quadro politico dovrebbe cambiare sensibilmente per convincerlo a una mossa, raccontano fonti a lui vicine. Intanto quello interno al Pd, che invece in questi giorni gli sta doviziosamente apparecchiando la tavola, aspettando che lui alla fine si accomodi al posto d’onore: ma è chiaro come il sole che se Legnini dovesse trovare le candidature già preconfezionate, o le liste civiche composte da ex consiglieri regionali, ex sodali della vecchia giunta ex piddini responsabili della debacle di questi ultimi anni, non potrà mai accettare alcuna candidatura. Insomma, una cosa è costruire un percorso politico nuovo e alternativo, un’altra è fare da prestanome o da foglia di fico. Senza considerare che quelli che premono in modo più insistente su di lui sono proprio quelli che nel 2014 gli hanno preferito Luciano D’Afonso: ma i tempi (e le convenienze) sono cambiate, oggi c’è bisogno del salvatore della patria.
Quindi l’offerta politica del Pd e di tutto il centrosinistra, per convincere uno come lui dovrebbe cambiare radicalmente volto e non solo vestito: e fino ad oggi non ci sono le giuste premesse.
Dovrebbe cambiare però anche il quadro politico circostante: e cioè non sarà indifferente se il centrodestra correrà unito o diviso alle prossime elezioni perché se Legnini decidesse di candidarsi, lo farebbe per vincere. E con una coalizione di destra spaccata, e i Cinquestelle in calo nei sondaggi nazionali soprattutto dopo le ultime risse per la finanziaria, forse potrebbe diventare una operazione possibile.
Nel frattempo lui ascolta, parla, osserva. E tace.
Ieri Il Fatto quotidiano ha diffuso la notizia della candidatura di Legnini all’Antitrust per la sostituzione di Giovanni Pitruzzella. La sua è indubbiamente quella di maggior rilievo, il suo è il curriculum migliore tra quelli arrivati sul tavolo dei presidenti di Camera e Senato: è per esempio l’unico, tra i vari candidati, che sia stato vice presidente Csm e abbia ricoperto più incarichi istituzionali, dalla Camera al Senato al ministero dell’Economia al presidenza del Consiglio, ma è anche vero che difficilmente i 5 stelle molleranno la presa, la fame di poltrone li porterà sicuramente a scegliere un uomo di loro fiducia. Nonostante il suo nome sia stato fatto, sempre secondo Il Fatto quotidiano, anche alla cena organizzata dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati a palazzo Giustiniani per festeggiare il compleanno di Silvio Berlusconi, presenti anche Fedele Confalonieri e l’avvocato Niccolò Ghedini.
Una nomina che in ogni caso non sarebbe incompatibile con quella di presidente della Regione Abruzzo.
ps: Ma i tempi non sono ancora maturi: lui prende tempo, e nel frattempo il centrosinistra non sa che pesci pigliare.