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Pescara, 23/11/2024
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Data: 22/10/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
L'attesa di Bruxelles. Oggi la risposta all'Ue. Ma il deficit non cala. Nella lettera alla Commissione il rapporto con il Pil al 2,4%. Giorni decisivi per il giudizio europeo sulla manovra italiana

ROMA Una lettera puntuale. Per ribadire che l'Italia si muove con «spirito di leale e costruttiva collaborazione» ma ha bisogno di cambiare marcia per crescere davvero. Nella risposta che il governo si prepara a inviare alla Commissione Ue i rilievi sulla manovra verranno respinti, almeno per ora, spiegando che l'extradeficit non rappresenta uno sforamento drammatico e serve a «investire sui diritti dei cittadini». Il fatidico 2,4%, insomma, non cambia. O perlomeno, non prima che si sia portato fino in fondo il «contraddittorio» con le istituzioni europee che, ne è convinto Luigi Di Maio, alla fine porterà a «condividere gli obiettivi». Eventuali contromisure non sono prese in considerazione prima di aver valutato l'impatto che avrà sui mercati la scelta di andare avanti con questa manovra, che ha incassato il declassamento di Moody's e si avvia a ricevere la bocciatura ufficiale da Bruxelles. I mercati, secondo gli analisti, hanno già incorporato il downgrade e non dovrebbero avere reazioni troppo negative. Ma a ballare davvero su borsa e spread si potrebbe iniziare quando arriverà il giudizio della Commissione, che si riunisce martedì per esaminare le manovre di tutti i Paesi e dovrebbe poi diffondere il parere tra martedì e mercoledì. Di lì in poi si dovrà rivalutare tutta la situazione. «Il 2,4% è un tetto massimo per tutte le misure in essa contenute, ma non è detto che questo accada perché potrebbero esserci delle difficoltà anche operative», ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. Ma al momento, esponenti di governo continuano a ribadire che non si cambia nulla. Alla lettera, ha confermato Di Maio, stanno lavorando il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il premier, dal palco della kermesse del M5s, si è fatto «garante del contratto», mandando il messaggio di un governo saldo e intenzionato a durare «fino al 2023». E ha sottolineato che «l'Italia ora si fa rispettare nei consessi internazionali, con forza, dignità, determinazione e giusto orgoglio». Restando comunque, come recita anche il comunicato del Consiglio dei ministri diffuso a tarda notte, «saldamente e fermamente ancorata all'interno dell'Unione Europea e dell'euro». Una garanzia che lo stesso Di Maio ha ribadito, dicendo che «non c'è un piano B, c'è solo un piano, il piano A» che è restare in Europa «per cambiarla». E il primo passo è una manovra «molto coraggiosa» che ribalta il modello «dell'austerity» che finora non ha portato a ridurre il debito, per «investire sui diritti dei cittadini». Per farlo, si utilizza uno spazio in realtà limitato di deficit, appena «lo 0,4%», considerando «i debiti che ci hanno lasciato i precedenti governi» sotto forma di clausole di salvaguardia. Il target dell'indebitamento netto, in effetti, partiva da un tendenziale più alto di quanto ipotizzato solo in aprile, circa il 2%, per effetto anche della minore crescita. Ma a contare, per Bruxelles, è lo sforzo strutturale: per il 2019 era richiesta una correzione dello 0,6% che non ci sarà. Anzi, il deficit strutturale peggiorerà dello 0,8% rispetto a quest'anno. Non solo, la Commissione contesta anche stime troppo ottimistiche di crescita, che il governo sostiene invece non sia affatto gonfiate.

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