TERAMO La ripartenza della provincia di Teramo, messa a dura prova dal terremoto e da una ricostruzione ferma, può avvenire solo con il riequilibrio fra le zone interne e quelle costiere. E' in estrema sintesi il messaggio della tavola rotonda organizzata dalla Cgil all'interno dei lavori del congresso provinciale, in corso nell'aula magna dell'università. Il segretario uscente, Giovanni Timoteo, ha voluto richiamare l'attenzione sulle aree interne: ha chiesto alle istituzioni invitate al dibattito di organizzare tutte le azioni di sostegno in un «progetto di sviluppo economico e sociale in grado di attrarre popolazione stabile, nuove attività economiche, di ricostruire servizi civili come sanità, scuola e trasporti e valorizzare le potenzialità inespresse». I tempi sono stretti, ha detto: l'agonia è visibile esaminando i dati sui flussi della popolazione. Negli ultimi 16 anni i paesi delle zone montane hanno perso in media il 15-20% della popolazione, con punte del 29% a Fano Adriano, del 28% a Rocca Santa Maria e del 25% a Cortino e Valle Castellana. Ma quel che preoccupa ancor di più è l'accelerazione del fenomeno con i terremoti del 2016-2017. Solo in quell'anno l'emorragia è stata enorme: ad esempio Pietracamela ha perso il 7,5% dei residenti, Rocca Santa Maria il 7,2%Castelli il 5,6%. Aumenta, di contro, la popolazione sulla costa: spicca Tortoreto con un +50% o Alba Adriatica con +20%. Per fermare l'emorragia il rettore incaricato Dino Mastrocola ha messo a disposizione le competenze dell'università di Teramo, con la ricerca ma anche con la formazione, soprattutto nel campo dell'auto-imprenditorialità, ad esempio valorizzando il prodotto agroalimentare. «Le persone possono essere convinte a rimanere o a tornare se si mette il lavoro al centro», ha osservato. Il sindaco di Teramo, Gianguido D'Alberto, ha sottolineato come sia determinante il ruolo del capoluogo - che deve recuperare una posizione baricentrica in provincia - a difesa delle aree interne. Un ruolo importante «perchè il territorio rischia di essere bypassato rispetto a scelte fatte a livello nazionale nella ricostruzione». Il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino ha parlato di percorsi già chiari per sostenere le aree interne ma di «risorse stanziate che stentano ad arrivare per procedure farraginose» e della necessità «di un'attività migliore di coordinamento». In effetti, fa notare, dopo la riforma monca delle Province ora c'è un problema di governance del territorio: «la Provincia è stata sostituita da nulla».
«Vivere nelle aree interne è quasi un atto di eroismo», ha esordito il presidente vicario della Regione Giovanni Lolli, «un cittadino di Fano Adriano paga le tasse come quello di Pescara ma con meno servizi e più spese. I peggiori danni comunque li hanno fatti le classi dirigenti delle aree interne con il loro atteggiamento lamentoso e individuando nella costa un avversario».
Le conclusioni le ha tirate il segretario regionale della Cgil Sandro Del Fattore secondo cui in zone come quelle appenniniche abruzzesi in cui è acclarato che il rischio sismico è elevato, il sisma non può essere vissuto come un'emergenza ma bisogna fare una prevenzione attraverso la messa in sicurezza del territorio.
Susanna Camusso presiede i lavori. Oggi la chiusura
I lavori ieri sono proseguiti alla presenza della segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, che oggi presiederà la seconda parte . Stamattina in apertura sarà proiettato un filmato contro la violenza sulle donne con una riflessione della presidente della commissione provinciale parità Tania Bonnici Castelli. Il dibattito sarà concluso alle 13 dalla Camusso. Nel pomeriggio elezione del segretario della Cgil teramana.