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Pescara, 24/07/2024
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Data: 23/10/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Nessuno scippo» cambia il decreto per le autostrade. Salvati i finanziamenti per il Masterplan in Abruzzo. Lolli: «Ora spero che Toninelli mi riceva al più presto»

PESCARA Dal Decreto Genova, approdato nella serata di ieri alla Camera, sparirà ogni riferimento al Lazio e all'Abruzzo. E questo vuol dire che non ci sarà più il prelievo dai fondi del Masterplan già assegnati alla Regione per la ricostruzione del ponte Morandi e la messa in sicurezza della A24 e A25, secondo la prima intenzione del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Un suo collega dello stesso governo, la ministra per il Sud e la Coesione territoriale Barbara Lezzi, ha infatti presentato un emendamento di segno opposto al decreto, dove si dice che i soldi per la ricostruzione del ponte di Genova, lo Stato dovrà cercarli da un'altra parte, dando mandato al Cipe, e non sottraendoli al Fondo sociale di coesione assegnato all'Abruzzo (753milioni complessivi) e ai circa 200milioni che dovevano essere impegnati per mettere al sicuro le due autostrade che collegano il Lazio all'Abruzzo.
A darne notizia è stato ieri il presidente vicario della Regione Giovanni Lolli, visibilmente soddisfatto per il risultato ottenuto dopo l'incontro di venerdì a Roma: «È una bella notizia che arriva dalla cabina di regia del Fondo sociale di coesione. Il ministro - ha spiegato Lolli - presenterà un emendamento chiarissimo al decreto dal quale spariranno le parole Lazio e Abruzzo, eliminando così quella supercazzola che conosciamo tutti». Un'altra espressione colorita, tra le tante usate da Lolli in queste giornate di confronto-scontro con il governo, per sottolineare che non è stato facile convincere tutti delle ragioni dell'Abruzzo: «Il ministro Lezzi si è convinto che avevamo ragione noi sulla base degli atti prodotti. Assieme al direttore generale della Regione, Vincenzo Rivera, abbiamo dimostrato che i progetti dell'Abruzzo ammessi al Fsc e inseriti nella piattaforma del ministero erano pari a 536milioni alla data del 31 agosto scorso, il 72% del totale. Questo è bastato a chiudere ogni discussione».
DATI
Un dato che lo stesso Rivera ha corretto al rialzo, perché l'ultimo dato disponibile fa salire all'84% i progetti ammessi, ponendo l'Abruzzo in testa alla tabella delle altre regioni italiane inserite nel Piano straordinario per il Sud. «Sapete, invece - ha osservato Lolli - a quanto ammontano i progetti finanziati dal governo per il piano nazionale sulle infrastrutture, che ha una dotazione complessiva di 11miliardi? Zero». E a questo proposito c'è un'altra puntualizzazione che arriva dal presidente vicario della Regione: «Dopo l'orgia di dichiarazioni mediatiche a cui abbiamo assistito sino ad oggi, chiariamo subito che anche per noi la sicurezza delle nostre autostrade, dove transitiamo ogni giorno assieme alle nostre famiglie, è al primo posto. Detto questo - aggiunge Lolli - va però ricordato che la A24 e la A25 sono di proprietà dello Stato e gestite da un privato. Ci facciano sapere cosa vogliono fare, ma senza toccare i soldi dell'Abruzzo». Poi l'altra questione ancora appesa: «Limitare la circolazione dei mezzi pesanti, come è stato proposto dal ministro, può essere accettabile. Il blocco totale dei mezzi no, perché questo ucciderebbe la nostra economia. Soprattutto quella di territori che non hanno alcuna alternativa al collegamento su gomma, come la provincia aquilana. Chiediamo serietà e nessuna leggerezza».
INCOMUNICABILITÀ
Lolli ha anche lamentato una certa incomunicabilità con il ministro Toninelli: «Nonostante la nostra disponibilità a sederci attorno a un tavolo, non c'è stata alcuna possibilità, fino a oggi, di interloquire con il ministro. Se non per una rapida chiacchierata nell'androne del suo Dicastero, con i sindaci che avevano chiesto di incontrarlo mentre fuori i poliziotti erano schierati in assetto anti sommossa». C'è da ricordare che l'emendamento promesso dal ministro Lezzi va nella stessa direzione degli altri presentati sia da deputati della maggioranza che delle opposizioni. L'ultima parola spetta adesso all'aula di Montecitorio.

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