Lacune, negligenze e punti oscuri nelle ore che precedono il disastro. Maldestri tentativi di rimettere insieme i cocci nei giorni successivi alla tragedia. È lo scenario che continua ad affiorare da carte e testimonianze, a quasi due anni da quel maledetto 18 gennaio 2017, quando una valanga travolse l'Hotel Rigopiano di Farindola uccidendo 29 persone. A fornire nuovi particolari è l'inchiesta realizzata da Ezio Cerasi per Buongiorno regione, andata in onda ieri mattina su Rai3 (oggi e domani le altre due puntate). Una fonte riservata ci proietta al pomeriggio del 24 gennaio. Sono passati sei giorni dal disastro e l'ex prefetto Francesco Provolo convoca in fretta e furia una riunione nel Palasport di Penne, che in quei giorni fa da campo base per i soccorritori. La struttura dispone di uno spazio con tavoli, sedie, telefoni e pc, ma la riunione si tiene in un angusto magazzino. «Mi fanno entrare nel retrobottega, in un deposito con una catasta di acque minerali - racconta, senza mostrare il volto, il testimone che partecipò a quell'incontro -. Una segretaria stava facendo un verbale su quello che era successo il 18 gennaio». Una riunione ufficiale, ma al riparo da occhi indiscreti. Probabilmente perché, mentre si scava ancora alla ricerca degli ultimi due dispersi, in quella riunione - riferisce la fonte - si parla solo di quanto accaduto prima del 18 gennaio. La tensione è alle stelle, con i toni che si fanno accesi quando uno dei partecipanti si ribella, rifiutando di sostenere una versione falsa dei fatti accaduti subito dopo il disastro, caratterizzati da una girandola di telefonate con equivoci e richieste d'aiuto non credute. Le carte confermano che l'incontro c'è stato ed è durato due ore e 15 minuti. Il verbale reca la dicitura Riunione tecnica di coordinamento, ma dalle quattro pagine, finite negli atti dell'inchiesta della Procura, emerge che quel pomeriggio non viene coordinato alcunché: l'ex prefetto ripercorre quanto fatto e accaduto dalla notte del 15 gennaio alla sera della tragedia. Altri presenti si soffermano sui primi allarmi telefonici e sulla lunga catena di equivoci. Poi il prefetto ricorda che la mattina del 16 gennaio «era stata disposta la convocazione del Comitato operativo per la viabilità». Una circostanza che però contrasta con le dichiarazioni verbalizzate da a altri membri del Cov, che negano di essere stati convocati il 16 gennaio.