PESCARALa nuova legge elettorale sulla doppia preferenza di genere, che porta la firma dell'assessore Marinella Sclocco e spiana l'ingresso di una quota più alta di donne che siederanno sulla poltrona del consiglio regionale, mette un'ipoteca alla ricandidatura di Sclocco tra le fila del centrosinistra. «Ma se c'è un programma serio di ricostruzione, perché mi dispiacerebbe lasciare tutte le cose buone fatte finora». A dirlo è la stessa Sclocco, a margine dell'incontro di ieri mattina a Pescara, convocato per presentare il suo report di fine mandato. I risultati raggiunti vanno dal nuovo piano sociale da 100 milioni di euro, basato sul coinvolgimento di 24 distretti socio-sanitari, all'impegno nei settori dell'istruzione, attraverso il pagamento di 16.700 borse di studio universitarie a tutti gli aventi diritto, l'erogazione dei voucher per l'alta formazione, la costruzione di residenze per gli studenti e l'istituzione di 6 poli tecnico-professionali e 5 istituti tecnici superiori. E poi l'attenzione ai cosiddetti soggetti deboli, come la prima legge sui cargiver approvata in Italia, i progetti per garantire le pari opportunità, il microcredito e il programma garanzia giovani. Ma nel calderone degli interventi rivendicati con orgoglio da Sclocco spicca uno dei lasciti maggiori all'Abruzzo: la nuova legge approvata all'inizio di giugno che consente l'introduzione della doppia preferenza di genere sulla scheda elettorale. Un provvedimento che modifica la vecchia legge elettorale regionale e colma un grosso ritardo nell'adeguamento della Regione alla normativa nazionale. Il provvedimento, in vigore dalle prossime elezioni, determinerà un maggiore equilibrio nella rappresentanza dei cittadini, consentendo così gli abbinamenti in campagna elettorale tra uomo e donna e, si spera, un numero maggiore di donne che siederanno in consiglio regionale. «Ma tutto dipenderà dalle preferenze degli elettori», avverte Sclocco, «perché questo strumento si limiterà a dare la possibilità ai cittadini di scegliere se votare un uomo, una donna oppure se esprimere due preferenze di diverso genere. Vincerà sempre chi prenderà più voti, per cui se una donna in coppia con un uomo riuscirà a prendere più voti di un candidato uomo entrerà in consiglio. Diversamente no. Questa legge, in sostanza, non introduce nessuna riserva di genere». Oggi l'Abruzzo, a differenza di tante altre regioni italiane che hanno recepito prima la normativa, ha una rappresentanza bassissima di donne: una sola consigliera regionale e un unico assessore, Sclocco appunto. «Non posso che esserne orgogliosa», ammette l'assessore che detiene anche la delega alle Pari opportunità, «era un obbligo dell'Abruzzo farla. Questa legge parte dal basso, perché c'è stato un movimento dal basso delle donne che l'ha voluta. Non amo questo strumento, mi piacerebbe che, in un mondo perfetto, le donne fossero elette da sole, perché lo meritano. Io mi sono sempre candidata e sono stata eletta, ma è evidente che in politica mi sono sempre trovata da sola, dal consiglio di quartiere alla Provincia. Questo strumento è solo la fine di un percorso che va fatto a monte, nella valorizzazione delle donne, perché nella nostra comunità sono pochissime le donne che si trovano in ruoli apicali: dai consigli di amministrazione agli ospedali e all'università». La prima volta che Sclocco propose la legge è stato nel 2016, durante l'ex amministrazione regionale di centrodestra guidata da Gianni Chiodi. Ma allora il provvedimento fu bocciato. A giugno