L'AQUILA La conversione in legge del decreto Genova, che dovrebbe, finalmente, chiarire le coperture finanziarie dei fondi stanziati per i lavori di messa in sicurezza urgente; un nuovo incontro al Dipe (Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica), forse decisivo per l'approvazione al Cipe del Pef (Piano economico e finanziario), l'atto che ridisegnerà la convenzione per la gestione; in mezzo la guerra, sempre meno strisciante e sempre più aperta, tra il Ministero Infrastrutture e Trasporti e la concessionaria, Strada dei Parchi. La settimana che comincia domani sarà cruciale per capire cosa sarà delle autostrade A24 e A25, dei lavori sui viadotti e dei cantieri, delle tariffe, del futuro. Con una certezza: la società, che fa capo al gruppo Toto, ha intenzione di farsi valere con il Mit, forse anche con un'azione di natura legale, per un atteggiamento che considera «dilatorio», tra allarmismi e continue richieste di documentazione. Anche perché il vertice che si è tenuto l'altro giorno in Prefettura, all'Aquila, ha fatto da spartiacque, con il direttore generale della vigilanza sulle concessionarie autostradali, Placido Migliorino, che ha operato una clamorosa retromarcia quando, su input del prefetto aquilano Linardi, ha detto che «con le restrizioni al traffico dei mezzi pesanti le autostrade sono molto più sicure e i cittadini possono stare molto più tranquilli». In controtendenza totale sia rispetto alla relazione da egli stesso firmata dopo le ispezioni straordinarie ordinate dal ministro Toninelli e sia rispetto alle dichiarazioni fornite alle tv nazionali sui viadotti a rischio. Un atteggiamento che Strada dei Parchi non ha digerito e che certamente sarà oggetto di contestazione.
LE TAPPE
Prima del muro contro muro, però, la società attende di verificare cosa accadrà in sede di conversione del decreto Genova, nodale per la firma dei decreti autorizzativi prodromici all'apertura dei cantieri. «A quel punto spiega il vice presidente Mauro Fabris le giustificazioni sulla presunta mancanza di coperture per dare il via libera ai lavori, che fino a questo punto totalmente inaccettabili, saranno terminate. Formalmente, ad oggi, loro si appigliano a questo. In ogni caso sta andando avanti la nostra richiesta di accesso agli atti, anche se ormai la cosa è alle spalle dopo il vertice in Prefettura. La montagna ha partorito il topolino, per noi è importante che l'allarmismo cessi e che torni un po' di serenità nell'utenza. Gli operatori economici abruzzesi hanno chiaramente detto che ci sono stati danni e che si sarebbe continuato a produrre danni se la pantomima sulla sicurezza fosse andata avanti».
Il paradosso di tutta la vicenda è che i riflettori si sono sì accesi su A24 e A25 e che, dunque, alla fine della fiera questa sarà l'unica infrastruttura di comunicazione sicura. Poco o nulla si sta dicendo e facendo su tutte le altre principali vie di comunicazione della regione. Sulla A14, che attraversa la costa, Autostrade per l'Italia ha detto in sede di riunione che ha bisogno di almeno tre mesi per produrre documentazione sui controlli. Ma lo stesso Migliorino ha detto senza mezzi termini che la situazione dei viadotti è la stessa. Così come Anas ha ammesso molto onestamente che ci sono criticità anche sulla rete di sua competenza. In questi casi senza limitazioni al traffico dei mezzi pesanti. «Continuare a mettere in discussione la sicurezza dell'unica infrastruttura che garantisce i trasferimenti tra Tirreno e Adriatico dice Fabris rappresenta una follia. Ora bisognerà recuperare dalle difficoltà che si sono accumulate». La società, inoltre, fa notare che il calo dell'utenza del 7% sia avvenuto a partire dal 1 ottobre, ovvero da quando è stato sospeso l'aumento tariffario del 12,89%. «E' ancora più grave avverte Fabris Al Mit erano convinti di un aumento del traffico, invece non c'è stato recupero».