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Data: 28/10/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Europa e diritti, a Bruck e Bonino. L'onorificenza dell'università. D'Amico nell'ultimo discorso da rettore parla dello studio «strumento per vedere diverse prospettive». La platea si commuove con la scrittrice scampata ad Auschwitz e applaude alla senatrice radicale

TERAMO Europa, libertà, diritti: le parole che più risuonavano ieri nell'aula magna Benedetto Croce dell'università di Teramo durante la cerimonia di conferimento dell'onorificenza di ateneo "Guido II degli Aprutini" alla scrittrice Edith Bruck e alla senatrice Emma Bonino. Sarà che le elezioni europee di maggio si avvicinano, sarà che venti separatisti soffiano dalle destre di mezzo continente, ma ieri tutti gli ospiti si richiamavano all'Europa e ai suoi valori fondativi. Dall'ex vice presidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini all'ex premier belga di origini abruzzesi Elio Di Rupo al senatore Luciano D'Alfonso. Ai principi di dignità, libertà, uguaglianza e solidarietà, enunciati nel preambolo della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea del 2000, si è richiamato nel saluto introduttivo il rettore Luciano D'Amico, all'ultima cerimonia pubblica prima di lasciare il testimone al rettore eletto Dino Mastrocola, che ha accompagnato Edith Bruck tra due ali plaudenti di folla fino al palco. IL RETTORE. D'Amico ha sottolineato la gratitudine dell'università verso Bonino e Bruck per l'impegno di una vita nell'affermare i principi codificati nella Carta: «Oggi siamo tutti un po' più liberi anche grazie a loro, esempi di impegno civile per i nostri studenti». Rivolgendosi ai ragazzi il rettore, che ha lasciato fuori dal discorso ogni bilancio sul suo quadriennio, ha ripetuto l'invito a «studiare, studiare, studiare» per compiere un percorso di crescita e costruire relazioni. «Una vita ricca di relazioni ci consente di definirci comunità e condividere valori che possono assicurare uno spazio di libertà, sicurezza, giustizia». Lo studio, ha rimarcato, permette di osservare da prospettive diverse il mondo. «Esiste un altro modo di affrontare le nostre paure, riconoscendoci come comunità, ponendoci come generosi e affettuosi nei confronti degli altri. Edith ed Emma hanno impegnato la loro vita a guardare il mondo con questa diversa prospettiva. In questo momento di gioia e arricchimento vorremmo tutti simbolicamente abbracciarle». BRUCK COMMUOVE LA PLATEA. L'abbraccio della platea, assorta e commossa nell'ascoltare poi la lectio magistralis di Edith Bruck, si è espresso nel lungo applauso all'impiedi alla fine della testimonianza di questa soave signora il cui sguardo dolce non è stato spento dall'orrore dei campi di sterminio. Di famiglia ebrea ungherese, Edith fu deportata 12enne nel 1944 con la famiglia ad Auschwitz, e poi, solo lei e la sorella Elizabeth, uniche sopravvissute, a Dachau, Christianstadt e Bergen-Belsen. Finita la guerra e girovagato molto, la futura scrittrice trovò il «nido» nel 1954 in Italia, dove sposò il poeta e regista Nelo Risi. «Sono arrivata per caso. "Ciao" e "pane" le prime parole imparate». La nuova lingua per Edith è stata, ed è, un muro difensivo: «Nella lingua italiana non c'è il sospiro di mia madre, né il brontolio di mio padre. È una lingua orfana del dolore». A Edith, ormai per affettuosa consuetudine, viene regalato un pane nelle città che visita nell'infaticabile missione di scrittrice-testimone dell'Olocausto. «A Teramo, dove sono sempre accolta con affetto, mi hanno regalato un pane la prima volta che sono stata qui nel 1960, quando ho vinto il Premio Teramo col racconto "Il cavallo". Il gesto si è ripetuto ieri (incontro all'Archivio di Stato promosso dal Centro Hannah Arendt, ndc). Mi è stata offerta la stessa grande pagnotta che faceva mia madre. La rivedo davanti al forno, il viso arrossato». A lei, uccisa ad Auschwitz col marito e due figli, Edith ha dedicato nel 1988 "Lettera alla madre". La scrittrice ha accennato al momento spaventoso in cui furono separate, «ma non voglio raccontarlo, è un ricordo che mi rompe dentro». Testimoniare l'Olocausto è un peso, una condanna quasi, ha sussurrato, «ma un dovere verso i milioni che non ci sono più. Auschwitz non passa e non deve passare. Non per quello che è accaduto ieri, ma per quello che può accadere oggi. Bisogna allontanare questa onda di odio che gira per l'Europa».IL MESSAGGIO DI BONINO. La senatrice si è riallacciata al legame con Teramo prima di parlare di Europa nella sua lectio. «Per moltissimi, e per i radicali in particolare, è una città speciale. Marco l'adorava e a turno ci ha portato tutti a visitarla», ha detto sottolineando l'attaccamento di Pannella alle sue radici. Rivolgendosi soprattutto ai ragazzi, la protagonista di tante battaglie civili ha parlato con passione dei pericoli che attraversano il continente. «L'Europa vive un momento difficile, che rischia di peggiorare dopo le elezioni europee. L'Europa non è perfetta, ma è la nave con cui abbiamo lasciato la sponda degli orrori alla ricerca di una nuova sponda. A metà del guado la barca si è fermata, dopo aver realizzato solo l'unione monetaria. La barca fa acqua, ma non è motivo per distruggerla. A nuoto non andiamo da nessuna parte». Lasciata la metafora, Bonino ha messo in guardia dalle conseguenze catastrofiche dell'uscita dall'euro («inflazione, disoccupazione, povertà»), alzando poi i toni per denunciare che «nel nostro Paese è in gioco la democrazia stessa, con attacchi alla Costituzione, alla divisione dei poteri, alla libertà di espressione, al presidente Mattarella. È in atto un assalto alle libertà, accompagnato da un bullismo verbale squadristico inaccettabile». Secondo la senatrice occorre tornare in fretta a un ordine costituzionale, «l'unico che difenda i più fragili, solo la democrazia significa difesa delle minoranze». Poi ha esortato i giovani al concreto impegno civile, per non essere schiavi della tecnologia: «Usate le nuove tecnologie, ma tornate in piazza. La libertà non è dipendenza, è scelta quotidiana. La democrazia liberale è un processo, può andare avanti o tornare indietro. Va difesa ogni giorno. Perciò tornate, o cominciate, a essere cittadine e cittadini». Poi, fedele al suo impegno per le donne, ha detto alle ragazze: «Non fatevi dire più da nessuno: quel lavoro non puoi farlo. Il potere bisogna andare a prenderlo, democraticamente e in modo non violento. Nessuno ve lo regalerà». Tanti altri spunti nel suo discorso, dalla preoccupazione per la china anti-scientifica nel Paese all'importanza dello studio («per essere più forti delle bufale raccontate») alla necessità di collegare sempre libertà e responsabilità, diritto e dovere. GLI ALTRI OSPITI. Tutti hanno ugualmente posto in guardia dalle derive politiche e sociali contemporanee. Per Legnini solo la dimensione europea sovranazionale può rispondere adeguatamente alle sfide della globalizzazione, della rivoluzione digitale e della sovrappopolazione: «Errate le risposte isolazioniste e sovraniste». Valori per l'Europa di oggi sono, secondo D'Alfonso, quelli incarnati dalle due testimoni, «la resistenza di Edith Bruck di fronte alla sofferenza, la resistenza di Emma Bonino rispetto alle difficoltà di portare avanti i principi». Di Rupo ha ammonito: «Chi dimentica la storia è condannato a ripetere gli errori. Mi rammarica vedere il vostro bellissimo Paese allontanarsi dalla sua tradizione di libertà e democrazia. Cari studenti, come potrà essere l'Europa con estremisti e populisti al potere?». Prima della cerimonia contestazione di Gioventù nazionale fuori dall'edificio: uno striscione contro Soros, Bonino e D'Amico.

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