PESCARA Nel centrodestra abruzzese la situazione si complica. Forza Italia, più preoccupata che stufa di attendere le decisioni di un tavolo nazionale che pare un miraggio, rompe il silenzio e boccia la rosa dei tre nomi scelta dagli alleati di Fratelli d'Italia. Sulla graticola degli azzurri abruzzesi finiscono Marco Marsilio, senatore di Fdi, l'avvocato Giandonato Morra e il cardiochirurgo Massimilano Foschi, indicati dalla leader Giorgia Meloni oltre un mese fa come papabili per la corsa alla poltrona di presidente. Ma da quel giorno, ormai troppo lontano secondo i tempi veloci della politica, i tre sono rimasti imprigionati nell'indecisione di un tavolo nazionale che avrebbe già dovuto dire chi di loro sarà il candidato governatore del centrodestra alle elezioni regionali del 10 febbraio del 2019. Così, ieri sera a Pescara, nella sede di via Raffaello, Forza Italia, con i suoi politici di lungo corso, leggi Mauro Febbo e gli altri consiglieri regionali tra cui spicca il nome di Lorenzo Sospiri, hanno messo il coordinatore regionale, Nazario Pagano, davanti a un giudizio che non fa sconti: la terna dei nomi di Fratelli d'Italia è insufficiente. Ma non solo questo, perché c'è anche grande preoccupazione, quasi da allarme rosso, per i tempi che si dilatano.Non si è giunti ad un punto di rottura ma ci manca poco, anzi pochissimo perché gli scricchiolii si sentono e anche molto forti nella coalizione data per favorita, rispetto al M5S e al centrosinistra, ma che ora si sta logorando in un'attesa infruttuosa e sta anche dilapidando una buona parte del proprio vantaggio. È novembre, infatti, il mese buono per lanciare la campagna elettorale che invece e inevitabilmente, subirà un forte raffreddamento nel lungo periodo delle feste natalizie e per l'anno nuovo. Nessuno, nel centrodestra abruzzese, inoltre poteva immaginare un mese fa che a fine ottobre non ci sarebbe stato ancora nulla all'orizzonte. Così come è difficile prevedere che da qui fino a metà del mese che sta per cominciare, Salvini e Berlusconi si siedano intorno a un tavolo per scegliere, insieme alla Meloni il candidato governatore, visti i rapporti tesi tra i due principali leader della coalizione. Il resto è un effetto a catena che tiene fermo ai blocchi di partenza anche il centrosinistra, che non scioglie le riserve sul nome del proprio candidato autorevole. E paralizza anche le liste civiche, mentre i pentastellati prendono il largo. Ma non è un caso ciò che è accaduto ieri, sempre a Pescara e nel centrodestra, dove Udc e Dc, per bocca di Lorenzo Cesa e Gianfranco Rotondi, hanno annunciato di essere pronti a smarcarsi da una coalizione in cui la Lega di Giuseppe Bellachioma ha un ruolo dominante, e di proporsi come alternativa di nuovi moderati, raccogliendo il consenso di chi era in platea, personaggi come Giampiero Catone, Mario Amicone, Walter Cozzi, Fabrizio Di Stefano, Andrea Buracchio, Angelica Bianco, Enrico Di Giuseppantonio e Alessio Monaco. E di chi non c'era, come Donato Di Matteo che in mattinata si è però sentito con Cesa. Ma torniamo in via Raffaello. Alle 21.15 il summit degli azzurri finisce. E Pagano conferma: «Il coordinamento regionale all'unanimità mi ha conferito l'incarico di rappresentare a Roma la il totale disagio per la terna di nomi proposta da Fratelli d'Italia». Ma un minuto dopo l'Ansa batte la notizia shock per il centrodestra: l'ultimatum di Berlusconi a Salvini. «Lasci il M5S se no alle regionali andiamo da soli». Vedi l'articolo in basso. Anche in Abruzzo è tutto da rifare.