L'AQUILA Mentre Giovanni Legnini prosegue nella sua riflessione senza sciogliere il nodo sulla discesa in campo («E' in corso, in una fase di significativo avanzamento»), con tempistiche ancora incerte («Deciderò quando avrò chiaro il quadro complessivo»), sembra poter vacillare l'intesa del centrodestra, siglata sul tavolo nazionale ormai oltre un mese fa. O meglio: comincerà seriamente a vacillare se gli alleati decideranno di porre la questione ai rispettivi leader. Ieri in serata su questo tema si è confrontata Forza Italia, su convocazione del coordinamento regionale voluta da Nazario Pagano. Il quale non si è sbilanciato, ma ha fatto capire chiaramente l'aria che tira: «Vogliamo vincere, questo chiaro. E vogliamo mettere i nostri candidati nelle condizioni migliori per competere con il coltello tra i denti. Ci sono perplessità, lo ribadisco. Sono sorpreso, mi aspettavo un'altra offerta».
MATERIALE
La fibrillazione c'è, ed è evidente. E riguarda non solo il materiale umano, ma anche le tempistiche. Le parole di Pagano lasciano intendere che il tempo è ormai scaduto, bisogna dare un segnale chiaro e partire prima possibile per offrire agli abruzzesi una proposta su cui poter riflettere. E invece le lungaggini stanno rendendo il tutto molto complicato. Pagano si è sentito con il coordinatore regionale della Lega, Giuseppe Bellachioma, con il quale ha parlato delle provinciali, ma anche, forse soprattutto, delle regionali. A breve si capirà se i due azionisti di maggioranza del centrodestra decideranno se rompere il fronte, se i coordinatori riceveranno il mandato di andare a porre il problema a Roma.
Da FdI, però, non arriva alcuna marcia indietro. La Meloni due giorni fa ha chiesto ufficialmente la convocazione del tavolo nazionale. Al quale porterà la terna di nomi scaturita dal dibattito interno: il senatore Marco Marsilio, il coordinatore regionale Giandonato Morra, la new entry Massimiliano Foschi, cardiochirurgo teatino. «Per noi la questione è chiusa dice Morra al Messaggero i nomi ci sono e restano quelli, il resto è solo fantapolitica». Morra rispedisce al mittente, anche in maniera piuttosto piccata, la critica sulla scelta che piove, al momento in maniera non palese, dalle altre componenti: «I nomi non piacciono? La coperta è corta, perché i loro dovrebbero piacere a noi? Qui tutti sanno tutto di tutti, non scherziamo». A mettere un po' di pepe sulla questione ci ha pensato il presidente nazionale della Dc, Gianfranco Rotondi: «Il metodo è sbagliato. Un partito, anche piccolo, non può dire datemi la Regione che poi cerco il nome. Deve dire: ho un nome valido e quindi chiedo la Regione. La pretesa di Fratelli d'Italia di avere la guida della Regione Abruzzo è quindi sbagliata. Credo che Fratelli d'Italia possa chiedere anche il Piemonte, regione assai più popolosa, dove però ha una personalità come Crosetto che si impone e riscuote l'apprezzamento di tutti i partiti dell'alleanza». Rotondi, dunque, propone che «si azzeri tutto e si parta dalle personalità in campo». Il nome della Dc? «Abbiamo un presidente di Provincia come Di Giuseppantonio, si parte da li'. Ci sono anche espressioni di altre forze politiche». E fa l'esempio dell'ex parlamentare Fabrizio Di Stefano: «Sarebbe un eccellente candidato».