E adesso si mette davvero male. O bene, a seconda dei punti di vista. Ieri sera Silvio Berlusconi ha lanciato l’ultimatum alla Lega: se non lascerà i Cinquestelle alle prossime elezioni regionali Forza Italia correrà per conto suo. Una minaccia che pesa ancora di più sull’incertezza che avvolge l’indicazione del candidato alla presidenza della Regione Abruzzo da parte del centrodestra.
Un’uscita pesante, che secondo molti retroscenisti, sarebbe stata addirittura concordata con Matteo Salvini, ansioso di liberarsi di Di Maio & c. D’altronde gli azzurri stanno lavorando a testa bassa per tentare di recuperare il vantaggio perso negli ultimi mesi, avviando i saldi di fine stagione: in questi giorni i coordinatori regionali e provinciali, e tutti i parlamentari e consiglieri regionali hanno ricevuto una lettera di Gregorio Fontana che annuncia uno sconto corposo sulle tessere e sulle quote associative, che da 300 euro l’anno (100 per i rappresentanti dei piccoli Comuni), passano a 10 euro.
E rialzano la testa anche gli azzurri abruzzesi. Ieri sera il coordinamento regionale abruzzese di Forza Italia ha dato incarico al coordinatore Nazario Pagano di portare al tavolo romano la richiesta di esprimere una propria candidatura. Sono due i nomi che fa il neo senatore: quelli di Mauro Febbo e di Fabrizio Di Stefano. No, i candidati espressi da Fratelli d’Italia (Giandonato Morra, Marco Marsilio e Massimiliano Foschi) non sono forti.
“Al di la’ del valore umano e professionale delle persone che fanno parte di questa rosa, crediamo che nessuno sia sufficientemente forte da poter affrontare la campagna elettorale che ci aspetta. Mi e’ stato chiesto di farmi portavoce del forte disagio degli esponenti del mio partito, anche perche’ siamo convinti che tra le nostre fila ci sono persone che potrebbero portarci alla vittoria”.
Nazario Pagano
“C’è bisogno- aggiunge Pagano– di qualcuno che al di la’ dell’essere una persona rispettabile, sia anche una persona vicina al territorio. E’ impensabile arrivare al voto con qualcuno che non rappresenti l’intero territorio. In settimana- assicura- cercherò di sentire i vertici del Partito per esporre le nostre preoccupazioni. Tutto questo – precisa – non vuol dire che c’e’ uno strappo nella coalizione e soprattutto nei confronti di Fratelli d’Italia. Cerchiamo un dialogo costruttivo che porti a candidare il nome migliore per rappresentare l’Abruzzo”.
E nel frattempo, via ai saldi: entro il 30 novembre, al fine di “favorire al massimo l’adesione a Forza Italia e la partecipazione alla fase congressuale, è stato deciso di fissare la quota unica di adesione a 10 euro per tutte le categorie”. Solo i parlamentari e i consiglieri regionali continueranno a pagare 1000 euro ma Fontana precisa che se qualcuno avesse per caso pagato la quota originaria per il 2018, avrà diritto “all’automatico rinnovo per le prossime due annualità”. Insomma, promozioni a gogo, per favorire un ritorno di fiamma e strappare consensi al partito di Salvini.
Meloni, Berlusconi e Salvini
E adesso c’è l’ultimatum. Dice un Berlusconi ringalluzzito ieri sera a Milano:
“Ci saranno tra poco le elezioni regionali e cittadine e non so come potremo andare ancora a queste elezioni con una Lega che continua a ignorare il programma con cui si è presentata agli elettori e che tradisce gli stessi elettori, con un programma in contrasto con quello che abbiamo condiviso”.
Aggiunge che è difficile fare previsioni sulla durata del governo, ma lui vuole una data:
“Dateci un termine entro il quale metterete fine a questa innaturale alleanza”.
Per Berlusconi
“i grillini sono peggio dei comunisti di allora, ma io ci sarò ancora e state sicuri che vinceremo presto ancora una volta noi”.
Un altolà che peserà sicuramente sulle elezioni abruzzesi, visto che Giorgia Meloni non ha ancora scelto il candidato presidente: la terna che ha sul tavolo non la convince per niente (e non convince neppure Forza Italia) e sembra indecisa anche a causa della pesantissima responsabilità che comporta. Se Giorgia dovesse perdere, il suo partito, già in formato mini, rischia di scomparire. D’altronde in Abruzzo, la minaccia-Di Stefano, pronto a candidarsi in ogni caso a capo delle liste civiche, la induce alla prudenza. Raccontano i fedelissimi che la leader di Fratelli d’Italia sarebbe anche tentata di incoronare l’ex parlamentare ma non lo potrà fare finché i tre della terna (Giandonato Morra, Marco Marsilio e il cardiochirurgo Massimiliano Foschi) non si renderanno conto di essere poco competitivi e faranno un passo indietro. Fabrizio Di Stefano intanto ieri ha incassato, dopo quella di Pagano, anche la benedizione di Gianfranco Rotondi durante la sua conferenza stampa a Pescara:
“E’ un candidato eccellente – ha detto – si azzeri tutto e si riparta dalle personalità in campo”,
ha detto dopo aver indicato il proprio candidato, Enrico Di Giuseppantonio.
Fabrizio Di Stefano
“Il metodo e’ sbagliato – ha spiegato Rotondi – Un partito, anche piccolo, non può dire datemi la Regione che poi cerco il nome. Deve dire ho un nome valido e quindi chiedo la Regione. La pretesa di Fratelli d’Italia di avere la guida della Regione Abruzzo è quindi sbagliata”.
Insomma, confusione a mille. E le parole del Cavaliere buttano la palla ancora più lontano e complicano il percorso per l’indicazione del candidato presidente. Di tutto si avvantaggerà il centrosinistra, che potrebbe davvero correre con Legnini se il centrodestra si presenterà diviso alle prossime elezioni. Mentre i Cinquestelle calano nel gradimento popolare, anche a causa delle bruttissime figure collezionate a Roma, dalla Tav al condono alle autostrade ai provvedimenti per Ischia, in cui si sono resi protagonisti di una serie di plateali dietrofront rispetto alle promesse della campagna elettorale.
ps: una telenovela. Peggio di così non potrebbe andare.