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Data: 31/10/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Trasporto locale e liberalizzazioni - Atac a gara, il referendum divide i leader del partito: sì da Gentiloni, Renzi e Delrio

ROMA Se la ricorda bene, Paolo Gentiloni, la vicenda della privatizzazione della Centrale del latte di Roma, caldeggiata e ottenuta dall'allora giunta Rutelli e osteggiata da Silvio Berlusconi, proprio lui, il liberista per antonomasia, che scelse la linea statalista solo perché di là, a volere l'innovazione, c'era la sinistra, la giunta rutelliana che aveva sconfitto Fini appoggiato dal Cavaliere. «E allora come adesso per l'Atac, in prima fila per il sì alla liberalizzazione c'era e c'è Walter Tocci», ricorda ancora Gentiloni prima di entrare nell'aula della Camera, non prima di aver ricordato un'ultima cosa scandendo le parole: «Io sono per il sì alla liberalizzazione Atac, così come il mio amico Giachetti».
LA VICENDA
L'ex premier dell'ultimo governo di centrosinistra evoca non a caso la vicenda Centrale del latte a proposito di quest'altra vicenda, più recente, attuale anzi, che ha visto il Pd romano spaccarsi csul quesito se far rimanere Atac in mano comunale, quindi pubblica, o se metterla a gara. I vertici del partito avevano indetto un referendum interno e avevano dato indicazione per il No, ma a sorpresa gli iscritti si sono espressi per il Sì al 62%, un classico caso di base che sconfessa il vertice. Quale vertice? Per il no erano i consiglieri comunali e quelli regionali che fanno riferimento a Franceschini e Zingaretti, a loro si è unito Orfini, anche lui per il No. Per il Sì, apertamente, il renziano Nobili, il gentiloniano Giachetti e Tocci, interno-esterno al Pd (più esterno che altro). A urne chiuse, si è fatto sentire tra i primi Renzi che non ha girato intorno al tema ma ci è entrato con tutti e due i piedi: «Se fossi cittadino romano voterei sì al referendum, come si fa a non denunciare la gestione scriteriata della Raggi?». E ai suoi l'ex leader ha aggiunto: «Se a un cittadino romano qualunque chiedi se vuole continuare così come adesso, con gli autobus che bruciano in orario, o cambiare, con chi volete che si schieri». Sulla stessa posizione innovativa Graziano Delrio, che da ministro delle Infrastrutture aveva seguito il dossier a suo tempo.
Da fuori, da alleati, incalzano i radicali, i promotori del referendum vero e proprio su Atac che chiamerà al voto i romani l'11 novembre: «La base del Pd si è espressa, che aspettano i vertici a dire una parola chiara sul quesito?». Un quesito che coglie il Pd in fase pre-congressuale e ne scompagina alleanze interne e schieramenti. Per il Sì anche Minniti e Martina, oltre a Calenda, così come il veltroniano Morassut, «il sì è sacrosanto, non può diventare un'occasione mancata di modernizzazione».

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