ROMA Tutti al lavoro alle Ferrovie, nonostante i giorni di festa, per mettere a punto l'operazione Alitalia. I dirigenti più vicini all'ad del gruppo Gianfranco Battisti non hanno abbandonato il dossier. Anzi, dopo la presentazione dell'offerta vincolante, adesso è scattata la fase due, quella più impegnativa, che dovrà portare alla costituzione della newco, prevista entro l'anno, e quindi dell'alleanza industriale vera e propria. Non è un mistero, sostengono in via informale al Mise, che l'alleato ideale per Fs sarebbe proprio il colosso americano Delta che, come noto, ha però solo presentato una manifestazione d'interesse. Questo non esclude il fatto che nella nuova società a trazione pubblica che controllerà Alitalia non possa entrare proprio il vettore a stelle a strisce. Del resto i contatti con l'ad Battisti, così come quelli con l'esecutivo, si sono intensificati in questi giorni. Dagli Usa fanno capire che la volontà di mantenere una partnership è fortissima, anche se l'ingresso nell'azionariato non è stato ancora preso in considerazione, almeno non a livello di board. Di certo c'è da superare la concorrenza di EasyJet che ha presentato una offerta vincolante e che vuole giocare fino in fondo questa partita.
GLI ASSETTI
Nello schema che ha in mente il governo, l'ad della nuova Alitalia dovrà essere italiano, mentre il direttore generale potrà essere indicato dal partner estero. La quota in mano alle Fs e alle altre società nell'orbita pubblica dovrebbe invece oscillare entro il 50-60% per assicurare una linea di sviluppo ben definita. Nella newco - che conterrà dipendenti, flotta e rotte, ovvero tutti gli asset strategici - il governo vorrebbe coinvolgere sia l'Eni, in quanto fornitore numero uno del carburante, che Leonardo. Cassa Depositi non farà parte della compagine ma fornirà l'ossigeno finanziario per comprare nuovi aerei o sviluppare il leasing. Sul piatto si stimano investimenti fino a 2 miliardi.
IL NODO
Tutta da chiarire, ma su questo terreno Fs è solo spettatore, la questione del prestito-ponte da 900 milioni. Finanziamento che va restituito allo Stato entro il 15 dicembre, ma che, secondo alcune fonti ministeriali, potrebbe essere ulteriormente prorogato. A sostenerlo il sottosegretario allo Sviluppo economico Dario Galli che apre ad un possibile slittamento. Anche al Mit prendono in considerazione l'ipotesi di una conversione parziale del prestito in azioni. C'è da ottenere però il visto della commissione europea e, sopratutto, l'ok del Tesoro che, come noto, non vuole muoversi senza l'imprimatur di Bruxelles. Una partita aperta che va risolta in tempi molto rapidi, ben prima cioè di aver definito l'assetto del nuovo polo Fs-Alitalia.