E mò? Come per incanto, il claim in cripto-abruzzese coniato da Donato Di Matteo per lanciare l'asse civico con Andrea Gerosolimo rimbalza nel campo avversario dopo lo sgambettone che ha impallinato il candidato del Pd alla presidenza della Provincia Luciano Di Lorito. Tutti, da destra a sinistra passando per 5 Stelle e mondi civici dovranno fare i conti con il 16 per cento raccolto da Di Matteo, anche se il pacco regalo è stato confezionato per bastonare il Partito democratico targato D'Alfonso. E il tempo stringe terribilmente, con un calendario che propone in rapida successione, da febbraio prossimo, elezioni regionali e amministrative pesanti a Pescara e Montesilvano. Ora, se è vero che travasare nel suffragio popolare una dote del 16 per cento blindata, nel voto di secondo livello, da sindaci e consiglieri comunali non è scontato né automatico, la potenza di fuoco dell'ex assessore regionale è sicuramente il fatto nuovo destinato a incidere sui progetti in corso delle varie coalizioni. Non dormono sonni tranquilli né Marco Alessandrini, in cerca di un via libera per la corsa alla riconferma non esente da riserve e veti interni, né Francesco Maragno a Montesilvano, dove l'indebolimento potenziale di un centrosinistra che tenta di ricostituirsi intorno al nome di Renzo Gallerati, scatena appetiti e ambizioni nella coalizione rimasta sempre freddina con il suo sindaco.
Senza contare che, dopo le regionali che metteranno un primo punto fermo sui nuovi equilibri politici, nei Comuni maggiori una marea civica è pronta a mettersi in marcia in soccorso dei potenziali vincitori. E senza contare che le provinciali hanno riproposto uno schema bipolare non riproducibile nelle altre elezioni, con il Movimento 5 Stelle pronto a battersi a Pescara con la quasi certa candidata sindaca Erika Alessandrini e forte, a Montesilvano, dei risultati ottenuti dall'opposizione sul fronte ambiente-rifiuti e riscossione tributi.
IL BANDOLO
Al fixing di ieri, il bandolo della matassa resta in mano a Donato Di Matteo e al suo movimento in grado di dialogare dalla sinistra-sinistra al centrodestra, grazie al patto con Gerosolimo. Che farà l'ex assessore, ma soprattutto che farà il Pd di fronte alle condizioni poste dopo la partita per la Provincia? Netta chiusura con il cosiddetto dalfonsismo e mandato a Giovanni Legnini per ricostruire, a partire dalla Regione, un centrosinistra largo. Che farà anche Legnini, a questo punto, di fronte a una sfida con troppe incognite.
Il centrodestra osserva con malcelato interesse. Un consolidamento dello strappo a sinistra rende ancor più contendibili Regione e Comune di Pescara, aprendo la strada per una conferma a Montesilvano al momento non scontata, dopo la difficile navigazione di Maragno. Senza contare la possibilità di un'alleanza diretta con la galassia E mò?, messa sul tavolo dall'apertura del neo presidente della Provincia Antonio Zaffiri al suo sfidante Vincenzo Catani, l'uomo di Di Matteo.
L'EFFETTO SALVINI
Ma sarà la Lega, dopo le regionali che definiranno i veri rapporti di forza all'interno della coalizione, a dare le carte nell'ultimo giro, tentando di imporre propri candidati sia a Pescara che a Montesilvano. Nomi? Per il momento conta soltanto il gelo che ha accolto l'investitura di Carlo Masci azzardata dal coordinatore azzurro Nazario Pagano: «Prematura», stroncano dallo stato maggiore leghista, dove contano di raccogliere ipotesi spendibili dalla corsa in atto verso il carro di Salvini. Sembra il quadro migliore per l'affondo dei 5 Stelle, soprattutto a Pescara, città per vari motivi nel cuore tanto del Movimento quanto del mondo parallelo di Rousseau. C'è però, per i grillini, l'incognita delle civiche: un esercito di candidati che rischia di trasformare un Vietnam la corsa alle preferenze. Per questo tutti dicono: e mò?