L'AQUILA - Una scure si sta abbattendo, tranne clamorose sorprese, sugli assegni vitalizi, aboliti a partire da questa legislatura, ma di cui godono ancora 110 ex consiglieri regionali d'Abruzzo, unica regione in Italia che non ha nemmeno approvato i timidi tagli, limitati nel tempo, e come contributo di solidarietà ,dando seguito a quanto stabilito nel 2014 dalla Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle province autonome.
Sarà infatti il governo ad imporre il ricalcolo degli assegni dal retributivo al contributivo, ovvero in base a quello effettivamente versato.
Nella manovra finanziaria che arriverà a Montecitorio il 29 e 30 novembre c'è infatti, all'articolo 75, nero su bianco, il giro di vite per Regioni che non ridurranno i vituperati assegni, ricalcolandoli con il metodo contributivo, ovvero in base a quanto effettivamente versato, entro 4 mesi. Alle regioni inadempienti sarà applicato un devastante taglio dell'80 per cento dei trasferimenti statali. Termine che potrà arrivare a 6 mesi in caso servano modifiche statutarie. Dai tagli restano comunque esclusi i fondi per sanità, scuole per disabili, trasporti e altri servizi essenziali. Impossibile determinare a quanto ammonteranno i nuovi assegni, perchè la modalità di calcolo dovrà essere decisa entro marzo 2019 con la conferenza delle Regioni. Nella relazione tecnica allegata alla legge di bilancio si dice comunque che si dovranno attendere significative riduzioni di spesa.
E questa volta il consiglio regionale abruzzese non potrà fare melina, facendo ingiallire ben tre proposte di legge di modeste riduzioni nelle commissioni, come finora accaduto.
Quello dei vitalizi è del resto è un punto insindacabile programma del Movimento 5 stelle al governo con la Lega, e del vice premier Luigi Di Maio, e assai improbabili sono a questo punto passi indietro, e ripensamenti, come accaduto sulla realizzazione del metanodotto Tap in Puglia. “Tempi di magra si prospettano per quei nababbi degli ex consiglieri regionali che da anni campano di vitalizio sulle nostre spalle!, ha infatti tuonato su facebook Di Maio, a confermare le sue ferme intenzioni, lanciando strali contro Salvatore Caltagirone, “eletto in Sicilia per 51 giorni nel 2011 e da allora si pappa un vitalizio da 2.000 euro al mese!» e contro “la baby pensionata Claudia Lombardo, ex consigliera regionale sarda, che da quando ha 41 anni gode di un vitalizio di oltre 5.000 euro mensili”.
La misura riguarda però in particolare l'Abruzzo.
Qui come altrove i vitalizi sono stati aboliti nel 2011 a partire da questa legislatura, ma di essi godono ancora 110 ex consiglieri, che godono per tutta la vita a partire dai 65 o anche dai 60 anni con penalità, di assegni che vanno dai 1.800 euro, in caso di una sola legislatura all'Emiciclo, ovvero con 4 anni d contributi appena, ad un massimo di 5 mila euro al mese, per più legislature. Ci sono poi 42 eredi che percepiscono l'assegno di reversibilità, da 1.000 a 2.800 euro circa. Cumulabili con i vitalizi da ex parlamentari italiani ed europei, e pure con altre pensioni.
Il costo per le casse regionali è stato stimato per il 2019 nel bilancio di previsione del Consiglio, in 4 milioni e 935 mila euro, nel 2018 il costo è di 4 milioni e 650 mila euro. C'è infatti un onda lunga di beneficiari che man mano arriva all'età minima di 60 anni per ottenere l'assegno, e solo nel 2021 sarà raggiunto il picco oltre cui, anche senza nuovi provvedimenti, la spesa man mano si ridurrà fino ad azzerarsi
Tutte le altre Regioni hanno dato seguito, più o meno, alle citate indicazioni della Conferenza, ovvero di procedere ad un taglio del 6 per cento per vitalizi sotto i 1.500 euro, del 15 per cento per gli importi superiori ai 6 mila euro.
In Abruzzo invece sono rimaste al palo un progetto di legge di riduzione recentemente messo a punto della maggioranza, a firma del presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio, uno di Sinistra Italiana, e sopratutto il progetto di legge presentato ben quattro anni fa dal consigliere e ora ricandidata presidente della Regione del Movimento 5 stelle Sara Marcozzi, che prevedeva la riduzione del 5 per cento per chi percepisce fino a 1.000, del 15 per cento oltre i 2.000 euro. Con mano più pesante per chi percepisce anche i vitalizi da e parlamentare italiano ed europeo, con talgi che arrivano per gli assegni. Previsto inoltre lo spostamento 60 a 67 anni, dell'età minima per poter riscuotere il vitalizio.
Non a caso Sara Marcozzi è tornata ora alla carica, avvertendo la Regione che una volta approvata la finanziaria, la Regione avrà tutta la possibilità, anche prima delle elezioni del 10 febbraio, di approvare almeno la sua legge, da cosiderarsi a questo punto “provvedimento urgente e indifferibile. Il consiglio regionale infatti formalmente sciolto a metà agosto dopo le dimissioni del presidente Luciano D'Alfonso, diventato senatore del Partito democratico, può occuparsi solo di ordinaria amministrazione, oppure appunto di misure urgenti e indifferibili.
Molto più probabile però è che semmai la maggioranza approvi il suo progetto di legge, a firma Di Pangrazio, che prevede per un triennio un taglio minimo del 6 per cento, ad un massimo del 15 per cento l’importo lordo del vitalizio, con maggiorazione del 40 per cento qualora il beneficiario sia titolare di altro vitalizio erogato dal Parlamento Italiano e/o Parlamento Europeo, e con possibilità di esenzione per coloro che hanno un reddito complessivo annuo inferiore o pari a 18.000 euro”.
Pur volendo il consiglio regionale uscente non potrà invece in nessun caso approvare il ricalcolo contributivo che verrà imposto dalla legge finanziaria. Non ci saranno le tempistiche, entro il voto di febbraio. Visto che la norma stabilisce che innanzitutto “la rideterminazione dei trattamenti previdenziali e dei vitalizi già in essere dovrà essere definita, sentita, entro il 31 marzo 2019, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, secondo il metodo di calcolo contributivo”.