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Data: 04/11/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Manovra, Tria prepara un'offerta per Bruxelles. Reddito di cittadinanza, avvio in salita A Roma difficoltà per la gestione del Rei

ROMA Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, sta studiando una bozza d'offerta sulla manovra da presentare all'Europa in occasione dell'Eurogruppo (cioè della riunione dei 19 ministri del Tesoro dei paesi aderenti all'Euro) che si terrà domani a Bruxelles. Con questa riunione si apre una fase di trattative fra il governo italiano e la Commissione Europea che dovrebbe portare entro il 13 novembre ad un accordo, come spera il ministro Tria, o a una drammatica rottura. Il 13 novembre è infatti la data ultima fissata nella lettera inviata dalla Commissione al nostro governo nella quale si bocciava la manovra e si chiedeva di riscriverla.
Domani il ministro dell'Economia tenterà di convincere i partners europei che la manovra italiana non è così rocambolesca come si racconta a Bruxelles. Come è noto, Bruxelles - e la Commissione ha l'appoggio dei governi più rigoristi - non solo non accetta il deficit del 2,4% fissato dal governo italiano per il 2019 ma suppone che il disavanzo effettivo annuo sarà superiore poiché, tra l'altro, non crede alla stima di una crescita dell'1,5%.
Va anche ricordato che quello che conta davvero per Bruxelles è il deficit strutturale che nel 2019 doveva migliorare dello 0,6% secondo gli accordi raggiunti in estate e che invece, con un deficit al 2,4%, peggiorerebbe dello 0,8%. L'architrave della bozza d'offerta di Tria alla Commissione ruoterà intorno alla garanzia sul deficit italiano dell'anno prossimo.
NO A INTERVENTI COATTIVI
Che secondo Tria sarà con ogni probabilità inferiore al 2,4% perché, tra l'altro sia il reddito di cittadinanza che la quota 100 sulle pensioni saranno spalmati nel corso dell'anno e dunque ben difficilmente nel 2019 si riusciranno a spendere i 17 miliardi stanziati in deficit per le due misure. Un aiutino a Tria è arrivato ieri dal sottosegretario leghista alle Infrastrutture Armando Siri che ha proposto di assegnare il reddito di cittadinanza alle società «che formano le persone destinate a riceverlo».
Tria ribadirà inoltre che il deficit del 2,4% non è stato calcolato dai tecnici del Tesoro sulla base di una crescita del Pil dell'1,5% ma su un tendenziale del +0,9%.
Per il Tesoro è cruciale convincere i partners europei che i conti italiani restano sotto controllo perché nella lettera della Commissione si fa presente che se l'Italia non dovesse rispettare i patti (ovvero migliorare il deficit strutturale dello 0,6%) la Commissione potrebbe chiedere a Roma di rimettersi in carreggiata retroattivamente (cioè anche per il 2018) anche sulle regole sul debito che prevedono una sua riduzione annuale di un ventesimo l'anno.
Una prescrizione rischiosa per un governo che intende varare una manovra espansiva e che rischierebbe di infilarsi in una lunga guerra a base di multe con Bruxelles.
Tria vorrebbe spazzar via dal tavolo ogni ipotesi di intervento coattivo sul debito italiano che giudica assai nefaste per l'economia italiana. Ma la sua è una missione difficilissima. Da una parte deve convincere Matteo Salvini e Luigi Di Maio a dargli un po' di spago, dall'altra deve trattare con partner europei molto irritati dalla sequela di insulti e improperi che nelle scorse settimane sono state lanciate proprio dai due leader di M5S e Lega.
L'asse dei Paesi più rigoristi, capeggiato da Olanda, Austria, Finlandia, Lussemburgo e Germania non intende fare sconti all'esecutivo M5S-Lega, come recentemente ha sottolineato il ministro dell'Economia olandese Wopke Hoekstra, precisando che domani chiederà nuovamente il «rispetto delle regole del Patto, per avere finanze sane». Nella sua difesa della manovra Tria potrebbe cercare allora di fare breccia tra i Paesi più volenterosi come ad esempio Spagna o Portogallo interessati a riformare le regole europee.

Reddito di cittadinanza, avvio in salita A Roma difficoltà per la gestione del Rei

ROMA La Caritas ieri ha implorato di non smantellarlo. In Campidoglio, dove le sinergie con Caritas sono molto forti, vorrebbero persino rafforzarlo. Il reddito di inclusione per i Comuni è stato già difficile avviarlo e con la riforma che sta a cuore ai Cinquestelle bisognerebbe ricominciare da capo. E non è il massimo con i comuni che ora annaspano già solo nell'invio delle richieste. I 15 Municipi di Roma finora hanno immesso nel sistema dell'Inps oltre 20 mila domande, una media 1800 al mese. Ecco perché gli assessori della giunta Raggi, Laura Baldassarre e Carlo Cafarotti, al netto del balletto su cifre e platee della misura che verrà, ora hanno annunciato la loro via al reddito di cittadinanza. All'insegna della realpolitik, quella che apre i cassetti e il portafoglio e in base a quello che trova decide fin dove può arrivare.
L'hanno chiamata «rafforzamento all'accesso del reddito di inclusione». E per farlo bisogna formare i formatori, ovvero quelli che in teoria dovrebbero offrire tre opportunità lavorative a chi prenderà il sussidio. Sono loro che da domani affiancheranno gli operatori dei Municipi nella fase di accoglienza e gestione delle domande di accesso al Rei. Perché gli uffici comunali, quelli dove tra l'altro è già presente una rete ricettiva dei bisogni, già esplodono, «oberati da un carico lavorativo i cui tempi di smaltimento non consentono soluzioni veloci a problemi immediati», spiega Carlo Cafarotti, il titolare dello Sviluppo economico e Lavoro di Roma Capitale. Il coinvolgimento dei centri è solo per riuscire a inserire 600 domande in più al mese. E se il viceministro Laura Castelli ha detto che sarà lo Stato a bussare alla porta dei beneficiari del reddito di cittadinanza, la realtà, già con il Rei, è molto complessa e mette a dura prova gli uffici anche solo per capire chi ha diritto e chi no. «Il nostro obiettivo complessivo è garantire innanzitutto una copertura uniforme dei servizi in tutti i Municipi», segnala l'assessore Laura Baldassarre vicina alla Caritas. «C'è già una prima risposta, che è il reddito di inclusione, e non va smontato», ha detto proprio ieri Francesco Marsico di Caritas.
I PROBLEMI
«La volontà di avere un intervento contro la povertà particolarmente generoso può creare delle difficoltà», ha aggiunto Marsico auspicando l'applicazione di «una logica di attenzione più ai risultati che alle promesse elettorali fatte dai M5s». E visto il braccio di ferro in corso nel governo sono difficoltà enormi nel far quadrare una promessa con le risorse effettivamente a disposizione.
Nel Movimento Cinquestelle si continua a ripetere che il reddito di cittadinanza partirà a marzo. A Roma, intanto, da domani lavoratori dei Centri di Orientamento al Lavoro inizieranno appositi corsi di formazione. Solo per riuscire a far arrivare le domande del Rei e garantire un servizio che già c'è.

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