L'AQUILA Lavori fermi per trecento milioni di euro e 177 comuni beffati. Sono i numeri record che accendono la miccia di una manifestazione di protesta, per smuovere il Governo dal suo torpore e dalla «totale sottovalutazione» con cui viene concepito il post-sisma 2009. Così dicono i sindaci dei Comuni che il 6 aprile 2009 furono devastati dal terremoto. Sindaci che non vogliono più aspettare.
BASTA CHIACCHIERE. In un tavolo convocato d'urgenza ieri mattina al Comune di Barisciano i rappresentanti delle 8 aree omogenee del cratere sismico hanno deciso di abbandonare la via delle missive (almeno 5 spedite al Governo da settembre) e quella delle telefonate ai sottosegretari «che non rispondono mai» ai primi cittadini lasciati soli. Giovedì 8 novembre, alle 16, intanto, si terrà a Fossa l'assemblea allargata dei sindaci del cratere, a cui parteciperanno tutti i sindaci coinvolti nella ricostruzione di dentro e fuori cratere. Al tavolo tecnico hanno partecipato i sindaci di Barisciano, Francesco Di Paolo (coordinatore dei sindaci del cratere) e di Cugnoli, Lanfranco Chiola (coordinatore dell'area omogenea 5 di Bussi), l'ex primo cittadino di Goriano Sicoli, Sandro Ciacchi, il sindaco di Colledara e coordinatore dell'area omogenea 3, Manuele Tiberii, il sindaco di Navelli Paolo Federico, di Castel del Monte, Luciano Mucciante, e l'assessore di Montorio al Vomano, Nina Mori. Erano stati invitati anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, i parlamentari abruzzesi, ordini professionali, imprese e i sindacati.
COMUNI ORFANI. A Fossa si muovono soltanto i gatti. Da quasi dieci anni nella piazza centrale del paese non ci va più anima viva. Con le sue 88 pratiche di ricostruzione presentate all'Usrc dal 20 settembre 2017 al 23 ottobre 2018, Fossa se ne è viste ammesse a contributo (finanziabili e trasformabili in cantieri) esattamente la metà. E Fossa è il simbolo di una ricostruzione post-sisma ancora lontana dall'essere conclusa. Un destino simile a quello di decine di altri paesi. Perché? Burocrazia, lentezza a consegnare i progetti, e una tendenza da parte di pochi progettisti ad accentrare i lavori.
L'ELENCO DELLA SPESA. Sono 56 i Comuni dentro il cratere sismico e 121 quelli fuori cratere (dati Usrc) che sono orfani di un interlocutore politico dal settembre scorso, quando è "decaduta" la sottosegretaria all'Economia Paola De Micheli, delegata a seguire la ricostruzione del cratere 2009. Una figura non secondaria: è l'interlocutore politico che raccoglie le esigenze dei territori e le riporta al Governo, ad esempio in legge di Stabilità. Ma, soprattutto, il cratere sismico è da mercoledì 31 ottobre senza il titolare dell'Usrc (l'Ufficio speciale del cratere), l'unico che può firmare, secondo la legge, le determine e quindi impegnare le somme per trasformare le pratiche della ricostruzione in lavori. I Comuni non possono così nemmeno pagare i Sal alle imprese.
UFFICI FERMI. Altro anello che manca è la nomina del componente governativo delle due commissioni che devono avviare l'iter per scegliere i futuri titolari dei due uffici speciali. Ciò significa che fino almeno a febbraio 2019 del titolare Usrc (e Usra) non ci sarà nemmeno l'ombra. Una situazione inconcepibile per tutti i Comuni. «Barisciano ha un'autonomia economica di 10 giorni, con 1,2 milioni in cassa», spiega Di Paolo. Un fenomeno che riguarderà a cascata tutti i 177 Comuni. Cosa significa? «Che le imprese non potranno pagare dipendenti, fornitori, subappaltatori, operai, tasse.
LE PRATICHE. «Abbiamo in istruttoria 140 pratiche comprese le richieste d'integrazioni, per un ammontare di 66 milioni di euro, più 10 milioni per i Sal che sono già in fase di lavorazione», spiega Chiola, «tutto subirà un arresto». E la ricostruzione di Cugnoli, che pure è uno dei Comuni virtuosi del cratere sismico insieme a Barisciano, con il 20% dei lavori da completare, si fermerebbe.
SCADENZE. Tutto comincia con la scadenza, il 30 ottobre, della proroga a interim al titolare dell'Usrc, Raniero Fabrizi, che è anche responsabile dell'Usra, per il quale invece il suo contratto scade il 31 dicembre.Fabrizi da mercoledì scorso è stato indicato dal sottosegretario Giorgetti a capo della Struttura di missione, che coordina i processi di ricostruzione a Palazzo Chigi, altro anello fondamentale e, finalmente, prorogato fino a giugno 2019.
BASTA PROROGHE. Una situazione ancora più difficile per il territorio Teramano. «La mancata nomina del titolare Usrc potrebbe compromettere il già complesso processo della ricostruzione del cratere 2016. Un doppio danno», denuncia Tiberii. «Abbiamo un'autonomia di cassa di un milione di euro per ciascun Comune, possiamo resistere al massimo sino a gennaio». Ora basta.