ROMA Loro non possono accettare il 2,4% e noi promettiamo di non arrivarci. Loro dicono che sono comunque costretti ad inviarci la multa e noi promettiamo di accettare la raccomandata. Il compromesso all'italiana alla fine sembra far breccia a Bruxelles dove persino i paesi falchi del Nord alla fine accettano la tregua perchè, dice il ministro Tria, «noi rispetteremo le regole». Soprattutto le regole che verranno applicate in futuro. Ovvero dopo che il governo la prossima settimana invierà di nuovo una lettera a Bruxelles per spiegare, nel dettaglio, che «non può» cambiare i saldi della manovra di bilancio. D'altra parte il compito di ieri del ministro Tria era proprio quello di evitare sia lo scontro che il compromesso. Il primo ci avrebbe danneggiato sui mercati, il secondo sarebbe stato oneroso per il governo giallo-verde. Meglio, quindi, lasciar galleggiare un confronto che spegne le preoccupazioni di rottura che nelle scorse settimane non poco sono costate.
IL SUMMIT
Domani Tria riferirà della riunione di ieri dell'Eurogruppo al premier Conte e ai due vice Di Maio e Salvini sottolineando i toni distensivi del confronto avuto con i diciotto colleghi e la necessità di costruire una lettera di risposta strutturata anche dei meccanismi che il governo intende mettere in atto per contenere il debito. L'imperativo è non spaventare i mercati. La preoccupazione principale di Tria, più della procedura europea, è che lo spread rimanga a livelli accettabili e non ingolfi ulteriormente il deficit dello Stato e i bilanci delle banche. La preoccupazione dell'Europa è di evitare il contagio, con una nuova crisi globale che parta dal Vecchio continente. La forma, a questo punto, diventa sostanza. Roma non ha intenzione di modificare il deficit fissato al 2,4%. Ma se fino ad oggi quel numeretto è stato trasmesso alla Commissione con un atteggiamento muscolare, senza troppe spiegazioni, nella risposta ai rilievi Ue che il Tesoro invierà nei prossimi giorni, probabilmente prima del 13 novembre, verrà giustificato nel quadro delle regole europee. Tria potrebbe invocare alcune delle clausole di flessibilità già utilizzate dal governo Renzi e da quello Gentiloni. Quella degli «eventi eccezionali» per i crollo del Ponte di Genova e per le alluvioni degli ultimi giorni. Ma anche la clausola delle «riforme strutturali», dove il Tesoro potrebbe giocare addirittura la carta del «Reddito di cittadinanza» con la ristrutturazione dei Centri per l'impiego come strumento per aumentare il Pil potenziale e ridurre così il deficit strutturale, l'unico parametro che realmente interessa a Bruxelles. Come anche potrebbe essere messa sul tappeto la clausola per gli investimenti. Probabile che tutto questo non basti a convincere la Commissione a non aprire la procedura. Ma anche se dovesse arrivare la bocciatura della manovra, questa avverrà nel «rispetto delle regole». Toni bassi e pacche sulle spalle. Bromuro per i mercati, i veri destinatari dei messaggi di Roma e Bruxelles. Se poi la procedura per debito eccessivo verrà, poiché si occuperà del bilancio 2017, c'è sempre modo per Di Maio e Salvini per addebitare la responsabilità ai governi precedenti.