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Pescara, 24/07/2024
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Data: 07/11/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Diodati lascia: «Non posso continuare». Ha annunciato il suo addio con una lettera piena di accuse ad Alessandrini e al Pd, ora si apre una nuova crisi in giunta

PESCARA A sole 24 ore dall'incontro segreto tra Alessandrini e Di Matteo per cercare di ricucire lo strappo nella coalizione di centrosinistra, Diodati ha rotto il silenzio e ha annunciato le sue dimissioni da assessore. Lo ha fatto con due lettere, una al sindaco per avvertirlo della decisione presa e un'altra agli organi di informazione con la quale lancia pesanti accuse al primo cittadino e al suo ex partito, il Pd. È questo l'esito di una resa dei conti, cominciata subito dopo la débacle registrata dai dem alle elezioni provinciali del 31 ottobre. La scelta del consigliere regionale ex Pd Donato Di Matteo di presentare un proprio candidato, in contrapposizione a quello dem, ha spaccato la coalizione di centrosinistra e ha regalato la vittoria al centrodestra. La resa dei conti, quindi, era inevitabile e lunedì pomeriggio Marco Alessandrini, anche lui del Pd, ha tentato l'ultima carta per cercare di ricucire lo strappo in vista anche delle prossime elezioni comunali di maggio, incontrando Donato Di Matteo, insieme al segretario cittadino del Pd Moreno Di Pietrantonio. E il risultato è stato un flop. Di Matteo, che ha giurato vendetta a Luciano D'Alfonso e a tutti gli esponenti vicini al senatore Pd, avrebbe detto chiaramente al sindaco di non volersi riallineare ai dem. Diodati, dunque, va via per la seconda volta. Dopo essere stato estromesso dal sindaco nell'agosto del 2017 per far posto a Gianni Teodoro, era stato poi richiamato dal sindaco in giunta nel marzo scorso. Ora si apre una crisi.LETTERA DI DIMISSIONI. Gli effetti di quell'incontro infruttuoso si sono visti ieri. Diodati, braccio destro di Di Matteo, aveva già dichiarato in mattinata che sarebbe stato pronto a lasciare l'incarico di assessore, se non si fosse trovato un accordo tra il consigliere regionale e il Pd. Poi, nel primo pomeriggio, è arrivata la decisione di presentare le dimissioni «irrevocabili e con effetto immediato» da assessore titolare di deleghe importantissime, come quelle al bilancio, finanze, tributi, sport, mobilità e parcheggi. Dimissioni consegnate al sindaco con una breve lettera. Poi, è arrivata quell'altra con ben altri toni.«PERCHÉ VADO VIA». «Sono rientrato in giunta», ha scritto Diodati, «perché credevo che non fosse giusto tradire né la fiducia di coloro che mi avevano sostenuto con il loro voto, né quella dei cittadini che si aspettavano da questa amministrazione la realizzazione di interventi e progetti per rendere Pescara una città migliore, che guardi al futuro e che dia opportunità». «In questi mesi», ha spiegato, «ho cercato di fare del mio meglio per portare avanti progetti sulla mobilità sostenibile e sullo sport. Mesi difficili in cui, cercando di fare, non ho dovuto solo fronteggiare e superare le difficoltà amministrative, ma ho dovuto soprattutto fronteggiare ostacoli politici e correnti contrarie. Questo non è possibile, non è serio, individualismo e cecità politica senza precedenti, per ogni progetto, per ogni singolo intervento. Mai collegialità, mai una benché minima visione di crescita. Penso al progetto sull'area di risulta che sembra partorito da chi in questa città non ci vive e, quindi, non ne conosce le esigenze e le difficoltà. Non si può abdicare per 20 anni dalla gestione di una zona strategica della città a farlo a discapito dei cittadini. Non è possibile non capire l'importanza di aree che rappresentano la memoria storica di una città, mi riferisco alla riqualificazione del Rampigna». E ancora: «Dialogo, confronto e mediazione hanno sempre fatto parte del mio modus operandi, l'efficacia però di tale approccio necessita di interlocutori che non ho purtroppo trovato».CRITICHE AL SINDACO. «Caro sindaco», prosegue la lettera di Diodati, «rappresenti una delle città più importanti della nostra regione. Avresti dovuto essere guida e collante delle diverse anime di questo partito, invece si sei prestato ai soliti giochi di potere che nulla hanno a che fare con il bene comune e che non producono nessun giovamento alla comunità politica, ma anzi la mortificano. Accettando di rientrare, nonostante un'estromissione ingiustificata, ho voluto anche dimostrarti che ero disposto a ricostruire un percorso comune. Ho creduto, sbagliando, che fosse possibile».ACCUSE AL PD. «Un partito», ha osservato Diodati, «che non riesce a fare autocritica e a riflettere dopo i vari fallimenti elettorali. Anzi, continua noncurante con estrema arroganza e con gli stessi atteggiamenti. Tutto questo è preoccupante. I cittadini sono stanchi di assistere ai vari teatrini della politica, perché il quotidiano non è fatto di figuranti, ma di persone vere che hanno esigenze e problematiche alle quali la politica dovrebbe dare delle risposte». «Più volte, in questi mesi», ha continuato Diodati riferendosi di nuovo ad Alessandrini, «ti ho espresso le mie preoccupazioni e mi sono permesso anche di darti qualche suggerimento affinché la comunità politica potesse riorganizzarsi e tornare ad essere propositiva. Crederci e provarci da solo non basta, porta all'isolamento». «Mi dimetto», ha concluso, «essendo venute a mancare le condizioni per poter amministrare fattivamente e serenamente».

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