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Pescara, 24/07/2024
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Data: 07/11/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Referendum, è scontro sugli autisti-scrutatori «Scelti dal Campidoglio»

«Gli scrutatori? Questo è un referendum consultivo del Comune, quindi li sceglie il Campidoglio», spiegavano ieri dalla Prefettura, nel giorno in cui Il Messaggero ha rivelato che centinaia di autisti dell'Atac parteciperanno come rappresentanti di lista e soprattutto come scrutatori al referendum di domenica prossima dove si decide proprio il futuro del gigante malato dei trasporti romani. Insomma, dovrebbero fare da arbitri della consultazione, contando le schede e vegliando sulle urne, pur essendo parte in causa della vicenda. Con qualcosa da perdere. Perché se è vero che non rischiano il posto (anche se il servizio venisse messo a gara, come vogliono i promotori del Sì, verrebbero assunti dal nuovo gestore), potrebbero vedersi sforbiciati benefit e bonus garantiti dal contratto attuale dell'Atac. Insomma, i dipendenti della partecipata non sembrano vivere proprio con terzietà l'appuntamento dell'11 novembre, tanto che tutti-i-sindacati-tutti invitano da mesi a scegliere il No oppure a disertare le urne per non far centrare il quorum (l'asticella è fissata al 33% degli aventi diritto).
IL RICORSO
Ecco perché l'idea che ci siano anche gli autisti dei bus a sorvegliare sulle urne e a compilare i verbali allarma il comitato del Sì. Che ieri ha spedito una diffida alla Commissione per i Referendum di Roma Capitale, scrivendo che «risulterebbe del tutto irragionevole» l'ingaggio dei conducenti come scrutatori perché sarebbe «compromessa la terzietà e la serenità circa l'esito dello spoglio, vulnerando irrimediabilmente la regolarità delle operazioni elettorali». A scegliere gli scrutatori è stata la Commissione elettorale del Comune, «tramite sorteggio», si legge nel verbale. Durante la seduta era assente l'unico componente di opposizione dell'organismo.
I POSIZIONAMENTI
Intanto, a cinque giorni dalle urne, i partiti hanno finito di posizionarsi sulla consultazione che punta ad assegnare al miglior offerente i malandati trasporti capitolini, oggi in mano all'Atac. Dopo un referendum tra gli iscritti romani, il Pd si è schierato per il Sì. «Sarà una spallata giusta e costruttiva per sbloccare Roma», dice l'ex ministro Carlo Calenda, una «scossa» per la Capitale «ma anche per l'intero Paese», sostiene Luigi Zanda. Anche Matteo Renzi se fosse a Roma, voterebbe sì. Spiega il luogotenente dei renziani nella Capitale, Luciano Nobili: «Con una vittoria del Sì, per Raggi sarebbe una vera sentenza politica di condanna». Come a dire, conta più la gestione travagliata dei trasporti rispetto a un'eventuale condanna giudiziaria per il caso Marra. Anche se diversi dem hanno fatto campagna per il No, giovedì al Nazareno è in programma un'assemblea pubblica, ci saranno diversi big, da Graziano Del Rio all'ex premier Paolo Gentiloni.
Anche Forza Italia si schiera per il Sì, come hanno spiegato ieri esponenti locali e deputati romani in una conferenza stampa. «Farebbe uscire finalmente Atac dal baratro in cui la sindaca Raggi e l'attuale amministrazione l'hanno gettata». Ma per Sestino Giacomoni, deputato e segretario della conferenza dei coordinatori regionali di Forza Italia «il fallimento dell'Atac è il fallimento dei grillini, che guidano il Comune di Roma, e del Pd, che governa la Regione Lazio».
A favore del No si schierano, invece, la Lega, che muove i primi passi nella Capitale dopo il boom di consensi, e Fratelli d'Italia, ma anche la sinistra di Leu. Ovviamente si augurano che tutto resti affidato all'Atac i sindacati, con la speranza che «una realtà pubblica produca utili e li reinvesta per la collettività». Cosa che finora, a vedere i risultati, non è avvenuta.

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