BRUXELLES C'è aria tesa ai piani alti della Commissione europea. Ora che è arrivata la risposta del governo italiano si avvicina il momento delle scelte. La valutazione definitiva della legge di bilancio italiana 2019 è sempre prevista per il 21 novembre quando l'esecutivo Ue presenterà anche il rapporto sul debito. Bastano a Bruxelles le correzioni al ribasso del debito/Pil sostenuto da maggiori entrate da privatizzazioni e l'eventuale riconoscimento di qualche decimale di flessibilità per eventi eccezionali legati al dissesto idrogeologico? La cosa certa è che il saldo di bilancio resta inchiodato a quota 2,4% con il netto peggioramento del deficit in termini strutturali invece di un miglioramento. Resta una stima di crescita giudicata irrealistica. Di conseguenza, l'attesa è che l'esecutivo Ue non possa fare altro che preparare la procedura per deficit eccessivo relativamente alla violazione della regola di riduzione del debito nel 2017.
NESSUN COMMENTO
Mentre la Commissione non fornisce alcun commento, intervengono due ministri dell'area euro. Il primo è il responsabile delle finanze olandesi Wopke Hoekstra: «È poco sorprendente e molto deludente che l'Italia non abbia rivisto il piano di bilancio. Le finanze pubbliche italiane sono sbilanciate e i piani del governo non porteranno a una robusta crescita economica, sono molto preoccupato». Poi il suo collega austriaco Hartwig Löger, secondo il quale il governo italiano «tiene in ostaggio il suo stesso popolo». Löger ribadisce l'Austria insisterà nell'Eurogruppo affinchè sia rafforzato il rispetto della disciplina fiscale, sosterrà la procedura di deficit se l'Italia non si avvicina alle richieste Ue. E polemizza direttamente con il ministro Tria: «Contrariamente a quanto sostiene il mio collega non si tratta di un affare italiano interno, ma di un affare europeo». L'Eurogruppo continua a fare quadrato sulla Commissione.
Delicato è il capitolo privatizzazioni. Passeranno dallo 0,3% del pil all'1% (18,16 miliardi di euro) per «accelerare la riduzione» del debito, ha scritto il ministro Tria. Che ha annunciato un calo del rapporto debito/pil più marcato e pari a 0,3 punti quest'anno, 1,7 punti nel 2019, 1,9 nel 2020 e 1,4% nel 2021. Il rapporto scenderebbe dal 131,2% nel 2017 al 126% nel 2021. Questa è la novità del nuovo bilancio. Il debito/pil nel 2018 sarebbe al 130,9%, nel 2019 al 129,2%, nel 2020 al 127,3%. La prima versione indicava r130,9%, 130% e 128,1%. Il problema è che su questo tipo di entrate l'Italia ha collezionato nel tempo più scetticismo che aperture. Infatti, negli ultimi anni Bruxelles h accettato solo parzialmente le previsioni/obiettivo indicate dall'Italia nei progetti di bilancio trattandosi di entrate ad alto tasso di incertezza. Nell'ultimo rapporto 2018, la Commissione scriveva: «L'inflazione ancora bassa ma in rialzo, l'incremento modesto dell'avanzo primario e le privatizzazioni non in linea con i piani del governo continuano a ostacolare lo sforzo di riduzione del debito». Nel 2016 e 2017 il governo «non è riuscito a conseguire i suoi obiettivi», che sono stati «sistematicamente disattesi». E nell'opinione sul bilancio 2019, la Commissione indicava che avrebbe preso in considerazione solo metà delle entrate da privatizzazioni indicate dal governo, pari allo 0,3% del Pil.
INCERTEZZA
Incertezza anche sulle due misure chiave della manovra: reddito di cittadinanza e pensioni. Di Maio indica che «entreranno in un decreto legge subito dopo l'approvazione del bilancio: penso che marzo sarà il mese in cui partirà il reddito di cittadinanza e un mese prima partirà quota 100, non ci si appigli alla lettera di Tria: nessuno slittamento, il reddito sarà legge a fine 2018». Nel documento inviato a Bruxelles si dice che le due misure «saranno definite con legge collegata». Si vedrà.