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Pescara, 24/11/2024
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16/11/2018
Il Messaggero
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Rimborsopoli cancellata. «Tutte lecite le spese di Chiodi», compresa la notte all'hotel Sole. ~ L'ex governatore assolto, con Gatti |
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PESCARA Si scioglie come neve al sole, nelle 21 pagine delle motivazioni della sentenza, l'impianto accusatorio della cosiddetta Rimborsopoli abruzzese. Al termine di un processo durato otto anni, il 12 giugno scorso sono stati assolti, «perché il fatto non sussiste», l'ex governatore Gianni Chiodi, l'ex vice presidente Alfredo Castiglione e l'ex assessore all'Istruzione Paolo Gatti. I tre esponenti della vecchia giunta di centrodestra, difesi dagli avvocati Pietro Referza, Enrico Mazzarelli, Dante Angiolelli e Gennaro Lettieri, erano accusati a vario titolo di peculato e truffa aggravata per fatti commessi tra il 2009 e il 2012. Sotto la lente della Procura erano finiti i rimborsi per le spese effettuate tramite le carte di credito in dotazione ai membri della giunta regionale. Rimborsi che invece, a giudizio del gup del tribunale di Roma, Bernadette Nicotra, non configurano alcun tipo di illecito. «La prospettazione dell'accusa è carente quanto alla prova, al di là di ogni ragionevole dubbio - si legge nelle motivazioni - di un utilizzo per fini personali, e quindi illecito, dei fondi regionali nella disponibilità dei singoli componenti». Il gup accoglie in pieno la tesi delle difese, che «hanno dedotto come le spese per alloggio, pranzi e cene, coperte con i fondi erogati dall'ente e poi rimborsati - si legge nelle motivazioni - rientravano tutte nel budget annuo di spesa ed erano tutte autorizzate previamente». A generare confusione sarebbe stata, almeno in parte, la normativa regionale di riferimento, risalente al 2010 e aggiornata soltanto due anni dopo, bollata dal gup come «colpevolmente fumosa e che si prestava da un lato ad un'interpretazione oltremodo estensiva e dall'altro a carente di una seria e tempestiva attività di controllo». IL TESTE CHIAVE Decisiva la testimonianza di Carmine Cipollone, dirigente della Ragioneria regionale. Le sue argomentazioni inducono infatti il giudice Nicotra a definire «difficilmente eludibile il duplice e rigoroso livello di controllo della legittimità delle spese». Quanto alla condotta di Chiodi, per il gup «nessuna delle singole spese sostenute rientra nella categoria delle spese abnormi e come tali illecite» e «non sussiste alcuna prova di spese estranee all'interesse pubblico perseguito nella sua attività istituzionale». Alcuni pasti contestati all'ex governatore e costati tra i 68 e i 143 euro, molto probabilmente, stando anche alle deposizioni dei ristoratori, furono consumati in presenza di altre persone, ma il giudice rileva come «non si sia in presenza di una mancata giustificazione della spesa», in quanto la normativa ammetteva come giustificativo anche una semplice ricevuta, senza ulteriori specificazioni. IL CASO EMBLEMATICO Il gup poi si sofferma sul famoso caso del pernotto, in compagnia, nella stanza 114 dell'Hotel del Sole a Roma, precisando che «da parte dell'imputato non vi è stata alcuna condotta truffaldina diretta a lucrare un guadagno indebito». Nelle motivazioni viene spiegato che «per tutte le missioni del presidente le prenotazioni alberghiere venivano effettuate direttamente dalla sua segretaria senza che lui fosse interpellato» e che «la scelta fu certamente determinata dall'impossibilità di reperire, in occasione di quella missione, un posto presso strutture alberghiere convenzionate con la Regione». Inoltre si evidenzia che, in riferimento «alla circostanza che insieme a lui avesse alloggiato nella camera una seconda persona, si è visto che la differenza tra la camera singola e la doppia era di circa 20-30 euro in tutte le strutture utilizzate, quindi una differenza del tutto irrisoria che porta ad escludere la rilevanza penale del fatto». Anche per Castiglione «non risulta provato che le spese sostenute siano state effettuate per fini estranei alle attività istituzionali» e i suoi soggiorni negli hotel di Tivoli e Ischia «si spiegano con la delega che gli era stata conferita come assessore allo Sviluppo del termalismo». Quanto a Gatti, infine, «è documentato che i costi sostenuti per le trasferte sono stati sempre contenuti nei limiti del budget annuale in dotazione di 5.000 euro» e anzi l'ex assessore, che nel corso del suo mandato ha compiuto 110 missioni, «ha chiesto rimborsi solo per 43 missioni - scrive il gup - ottenendo rimborsi ampiamente inferiori rispetto alle spese da lui sostenute e connesse alle funzioni istituzionali svolte».
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