Quindici anni di mala gestione, una procedura di concordato appena approvata, un'inchiesta per bancarotta e, ora, anche un'indagine della Corte dei conti. Tra gli atti acquisiti dai magistrati di viale Mazzini - dove il pm Massimiliano Minerva ha già aperto un fascicolo sul costo della procedura di concordato - c'è anche la relazione fatta dai commissari del tribunale fallimentare, che hanno analizzato le carte della municipalizzata a partire dal 2003, per capire come l'Atac sia arrivata a un passo dal fallimento. La cifra è da capogiro: secondo la stima calcolata dall'advisor legale Calo Felice Giampaolino, che ha elencato tutte le procedure e le scelte sospette fatte dai manager che si sono susseguiti negli ultimi 15 anni, il danno per le casse dell'azienda dei trasporti arriverebbe a 70 milioni di euro. I manager che avrebbero gestito male il patrimonio della municipalizzata sono in tutto 37, mentre si indicano anche possibili responsabilità di 7 tra sindaci e revisori dei conti che non avrebbero vigilato sulle spese aziendali. Lo stesso dossier è anche agli atti dell'inchiesta della pm Alessia Miele, che procede per bancarotta.
LE CIFRE
Tra le spese più recenti citate nella relazione, c'è quella del dicembre 2016, quando l'amministratore Manuel Fantasia aveva sottoscritto l'impegno a erogare premi per i dirigenti aziendali. Una manovra che si sarebbe poi risolta in un danno patrimoniale da circa 2 milioni di euro. L'ex amministratore delegato Danilo Broggi un anno prima avrebbe ricevuto rimborsi eccedenti - di oltre 50mila euro - il tetto fissato per gli amministratori di società pubbliche. C'è poi la questione forniture. Nel 2013, per esempio, era stato rinnovato il contratto per il sevizio di «fornitura full service» di pneumatici con la ditta Gommeur, nonostante un audit aziendale avesse sollevato alcune perplessità. Per questa vicenda - il danno stimato è di 3 milioni e 895mila euro - un ex manager di Atac è finito sotto processo a Teramo per abuso d'ufficio. Tra le possibili anomalie viene citata anche la transazione con la Bnp Paribas e il gruppo Parnasi (dell'imprenditore Luca Parnasi, indagato per corruzione in relazione allo stadio di Tor di Valle) con la quale, nel gennaio 2012, i vertici dell'azienda hanno rinunciato alla risoluzione del contratto che avrebbe consentito ad Atac di recuperare l'anticipo di 20 milioni di euro versati per una nuova sede, mai consegnata, e di estinguere un'obbligazione futura. Poi ci sono appalti irregolari per i servizi di pulizia, parcelle spropositate, acquisti di mezzi difettosi e consulenze sospette. Accertamenti che vanno indietro fino al 2003, quando venne stipulato con New York un contratto per cedere in leasing alcuni mezzi. Un'alta operazione di finanza creativa che, secondo le previsioni, avrebbe dovuto portare in cassa 13 milioni di euro, ma che si era invece conclusa con un passivo da 23 milioni.
I REVISORI
Nel dossier si parla anche della questione del trasporto notturno, affidato da Atac in regime di subappalto. Dal 2012 al 25 aprile 2015 il contratto sarebbe stato oggetto di proroghe «illegittime» in favore della Roma Tpl. In questo caso, eventuali responsabilità - si legge nelle carte - potrebbero essere imputate «agli amministratori e ai sindaci in carica tra il 2013 e il 2015». Inoltre «tutti gli ex sindaci che sono stati in carica prima del 22 dicembre 2015 e sono cessati dalla carica da meno di cinque anni (o anche da più di cinque anni), potrebbero essere chiamati a dare spiegazioni per l'affidamento al Dopolavoro della gestione del servizio mensa dei dipendenti sulla base di un accordo sindacale risalente al 1974».