PESCARA Il peggio è passato, e gli anni bui della crisi provocata nel 2008 dai mutui statunitensi sub prime, sono alle spalle, anche se gli effetti provocati sulle famiglie sono ancora ben visibili. E sono ancora molte le fragilità che il sistema imprenditoriale abruzzese si trova a fronteggiare. Un sistema che in Abruzzo, a fine 2017, vede un leggero calo delle imprese iscritte (meno 0,2%), e una profonda trasformazione del tessuto imprenditoriale che evolve verso forme più strutturate, grazie all'incremento delle società di capitali (+5,2%) e la diminuzione delle società di persone (-3,1%) e delle imprese individuali (-1,0%).
L'ANALISI. A confermare che il clima è quello delle ripresa, seppur modesta, è il report "Economia e società in Abruzzo", presentato ieri dal Cresa, che analizza dati Istat e stime di Prometeia. Il Pil abruzzese (Prodotto interno lordo) ammonta a 29,6 miliardi (più 0,2%); quello pro-capite si attesta su 23.903 euro, contro o 17mila del Mezzogiorno e la media italiana di 27.719 euro. Il divario si amplia con riferimento al Centro-Nord, che raggiunge i 32.653 euro per abitante. L'aumento del Pil, spiega il presidente del Cresa, Lorenzo Santilli, «è rappresentato prevalentemente dall'export del settore farmaceutico, che mostrato maggiore incisività».
I CONSUMI. Nel 2017 le famiglie abruzzesi hanno consumato beni per 19,8 miliardi di euro, per una spesa pro-capite di quasi 15mila euro. Alla fine del 2017 in Abruzzo risultavano registrate 148.298 imprese (più 0,1%), a fronte di 8.144 nuove iscrizioni e 8.057 cancellazioni. In lieve calo, dello 0,2%, invece, le imprese attive, pari a 126.866 (di cui 12.363 imprese straniere e 34.023 quelle femminili). «Al rallentamento», spiegano Santilli, e il direttore del Cresa, Fausta Emilia Clementi, «si accompagna il calo delle cancellazioni (-4,2%), elementi che fanno ipotizzare il futuro miglioramento della dinamica imprenditoriale».
Il CALO. Il calo delle imprese attive continua a interessare soprattutto agricoltura, costruzioni, attività manifatturiere, commercio e trasporto. La diminuzione nelle attività agricole (-0,4%) ha coinvolto soprattutto Chieti (-0,9%) assorbendo l'unico incremento dell'Aquila (1%). La flessione nelle costruzioni (-1,9%) e delle attività manifatturiere (-1,1%) si è verificata in tutte le province e per entrambi i settori . Risultano in calo anche le imprese del commercio (-0,4%) e del trasporto (-0,8%).
FORME GIURIDICHE. La maggior parte delle attività è ancora quella dell'impresa individuale (65,7%), ma avanzano le società di capitali (il 19,3%) , soprattutto a Chieti e Pescara. Le società di persone sono il 12,9% del totale. Solo il 2,1% delle imprese presenti preferisce altre forme giuridiche.
L'EXPORT. «I dati Istat relativi al 2017», si legge nel rapporto, «riguardanti le esportazioni confermano che la regione sta attraversando una fase particolarmente positiva. Nel corso dell'anno il commercio estero dell'Abruzzo ha visto attestarsi intorno ai 9 miliardi di euro il valore delle esportazioni, con un incremento del 10,2% rispetto all'anno precedente (in Italia +7,4%) che posiziona l'Abruzzo al settimo posto delle regioni più virtuose».
IL LAVORO. Sempre nel corso del 2017 è proseguita la graduale ripresa dei livelli occupazionali, spinta dall'espansione registrata nei servizi (11mila posti in più) e nell'industria (8mila addetti in più). Complessivamente, a fine 2017 risultavano occupate 491 mila unità. Il numero di addetti si è invece ridotto nell'edilizia e nell'agricoltura. Il tasso di disoccupazione è sceso, attestandosi ad un livello di poco superiore a quello medio nazionale.
LA POPOLAZIONE. In Abruzzo al 31 dicembre 2017 vivevano 1.315.196 residenti, 7.051 in meno rispetto all'anno precedente. Gli stranieri rappresentano il 6,6% del totale dei residenti (in Italia l'8,6%). Mentre aumenta la popolazione anziana, diminuisce quella giovane, e nonostante il buon livello di istruzione i ragazzi abruzzesi, avverte il Cresa, incontrano evidenti difficoltà nell'inserimento nel mondo del lavoro.