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Data: 21/11/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Arrestato il sindaco Ciciotti. Appalti truccati: accusato di corruzione e concussione. Altri sedici indagati. «Sono innocente, ho fatto del bene». Il primo cittadino non vuole dimettersi e si difende, dubbi sulle dichiarazioni dell'accusatore

CAPISTRELLO «Male non fare, paura non avere». Francesco Ciciotti si affida alla saggezza popolare in una delle tante intercettazioni che lo riguardano. È attento all'immagine il sindaco di Capistrello, convinto di agire per il bene comune dopo aver vinto le elezioni del maggio 2015 al motto "Un nuovo modo onesto e pulito di fare politica" con una lista civica di centro. Bene comune che per il sindaco sta a significare fare molto per il paese e per i suoi abitanti. Un modo di fare troppe volte illecito secondo il gip del tribunale di Avezzano, Maria Proia, che ha firmato le misure cautelari richieste dal pm Roberto Savelli dopo dodici mesi di indagini dei carabinieri guidati dal maggiore Edoardo Commandè. Accuse che hanno portato all'arresto di Ciciotti, 66 anni, per il quale si ipotizzano i reati di concussione, corruzione e turbata libertà degli incanti. Il sindaco è ai domiciliari nella sua casa di via Guidoni. Il Comune è alle prese con una bufera senza precedenti, anche se al momento Ciciotti non intende lasciare.
GLI ALTRI PROVVEDIMENTI. Ai domiciliari, oltre al sindaco, Corrado Di Giacomo, 50 anni, ex consigliere comunale con delega ai Lavori pubblici, dimessosi nell'agosto scorso, e Romeo Di Felice, 59 anni, responsabile del servizio tecnico. Per alcuni architetti, geometri, ingegneri, imprenditori e una giornalista, invece, è stata disposta la misura cautelare di un anno di interdizione dai rispettivi ordini o associazioni professionali. Si tratta di Francesca Stati, Concezio Fantozzi, Annalisa De Meis, Angela Pollicelli, tutti di Capistrello, Alfredo Benedetti di Roma, Mattia Coviello di Avezzano, Antonio Basilico di Melfi (Potenza). Risultano indagati, inoltre, Maurizio Moscato, Franco Spadafora, Luca Persia, Francesco Ruscitti, Renza Di Domenico, Danilo Santirocco e Francesco Vaccaro. Ruscitti, Di Domenico e Santirocco hanno ricevuto un invito del gip a comparire (oggi) per un interrogatorio di garanzia. Per i tre indagati (responsabile dell'Ufficio amministrativo, responsabile dell'Area tecnica e impiegato dell'Ufficio tecnico) sono state ravvisate «concorrenti responsabilità penali» che potrebbero richiedere, come sollecitato dal pm, la misura della sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio.
«MALA GESTIONE». Le indagini sono state portate avanti dai carabinieri della compagnia di Tagliacozzo. Stando alle accuse, ovviamente da dimostrare, sono emerse gravi irregolarità correlate a una mala gestio della res publica nell'affidamento di incarichi e servizi pubblici, in quanto venivano sistematicamente violate le norme di trasparenza e imparzialità per soddisfare interessi privati, col risultato di realizzare un vero e proprio mercimonio della funzione pubblica.
IL PRESIDENTE RIBELLE. L'inizio della vicenda ha una data precisa: 18 marzo 2017. Con una lettera, Francesco Bisegna si dimise da presidente del consiglio comunale di Capistrello. Denunciando pubblicamente il presunto malaffare e parlando di «interventi spregiudicati che assumono un'importanza destabilizzatrice negli animi di chi vede offese le istituzioni e, con esse, le norme regolamentari morali e giuridiche che regolano la nostra vita, di amministratori e di cittadini. I comportamenti avuti sono frutto di cosciente volontà a superare il limite che l'etica impone e sono in contrasto con la morale corrente e con la dialettica politica... Esiste una differenza tra il bene e il male...». Quindi le indagini dei carabinieri attraverso intercettazioni ambientali (una microspia nell'auto di Ciciotti) e telefoniche. A sollevare dubbi sull'operato dell'amministrazione anche D.B., geometra del settore tecnico del Comune, in contrasto con le linee operative dettate dal suo responsabile, Di Felice. Così si è arrivati a scoprire «plurimi e gravi reati contro la pubblica amministrazione».
CHE COS'È EMERSO. L'attività investigativa, sottolinea il gip, ha dato modo di svelare un quadro d'insieme in cui amministratori pubblici, nominati a garanzia e tutela degli interessi della collettività, hanno piegato la funzione pubblica a meri interessi privati. In particolare, è stato accertato come il sindaco e i responsabili delle aree tecnica e amministrativa, abbiano agevolato e indirizzato, in favore di imprenditori e professionisti compiacenti, l'affidamento di diversi lavori pubblici per la progettazione, ristrutturazione e riqualificazione di beni comunali (municipio, scuole, riqualificazione strade e cimitero nuovo).
PARENTE AGEVOLATO? A Ciciotti viene contestato anche un episodio di concussione. Per il gip ha costretto Romeo Di Felice, mediante minaccia implicita, ad affidare la gestione dei servizi di pulizia delle strade e del verde pubblico alla cooperativa Lybra presieduta da un suo parente (non indagato) per un importo di 34mila 885,78 euro.
IL BANDO SOSPETTO. Altro incarico anomalo, per gli inquirenti, è quello per il responsabile del settore lavori pubblici. Secondo l'accusa, Vaccaro, dopo aver ricevuto gli atti dalla Di Domenico, compilava e spediva la domanda di partecipazione alla selezione prima ancora della pubblicazione del relativo avviso pubblico. Dopo l'acquisizione dei documenti in municipio da parte dei carabinieri, il 14 settembre dell'anno scorso, la procedura amministrativa era stata sospesa. Tale evento, sottolinea il gip, aveva suscitato fondate preoccupazioni da parte di Ciciotti, il quale, tuttavia, irremovibile nella sua posizione, nel corso della conversazione con il consigliere Orazio De Meis (non indagato) aveva dichiarato: «... Io da solo posso scegliere quello che voglio, mi prendo chi c... voglio».


«Sono innocente, ho fatto del bene». Il primo cittadino non vuole dimettersi e si difende, dubbi sulle dichiarazioni dell'accusatore

CAPISTRELLO Non sembra intenzionato a dimettersi il sindaco Francesco Ciciotti arrestato per corruzione, concussione e turbativa nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Avezzano su presunti illeciti negli appalti comunali. «Non ha espresso nessun intento riguardo a eventuali dimissioni», ha sottolineato il difensore del primo cittadino di Capistrello, l'avvocato Antonio Milo, «ma ha ribadito di aver agito sempre per il raggiungimento del bene della collettività di Capistrello e per fini pubblici, mai di tipo privatistico». Se non ci saranno provvedimenti interdittivi per quanto riguarda la sua carica amministrativa, il sindaco Ciciotti potrebbe restare in carica. In caso contrario, o in caso di dimissioni, la guida del Comune potrebbe essere affidata al vicesindaco Geltrude Scatena. Intanto, dalla sua abitazione, dove si trova agli arresti domiciliari, il sindaco si proclama innocente. Tramite il suo legale «ha contestato fermamente le accuse ed è certo di poter chiarire la sua posizione in sede di interrogatorio di garanzia». «Sarà necessario verificare con estrema attenzione», ha sottolineato l'avvocato Milo, «la genesi delle dichiarazioni accusatorie del tecnico, teste principale della Procura, essendo stato in precedenza denunciato dal sindaco Ciciotti, persona di estremo rigore morale che ha anche rinunciato alle indennità da sindaco». Proprio tramite il suo legale, Ciciotti, nel corso dell'indagine che ha portato a diverse perquisizioni in Comune, ha chiesto più volte di essere ascoltato per i fatti su cui si procedeva. «Ma la Procura», ha dichiarato Milo, «non ha mai inteso ascoltarlo, nonostante il codice di procedura penale preveda espressamente che il pubblico ministero svolga indagini anche a favore degli indagati. Ma questa è una norma che raramente trova applicazione e ciò francamente non è giusto e non è legittimo». L'altro principale indagato, l'ex consigliere dimissionario Corrado Di Giacomo, assistito dall'avvocato Roberto Verdecchia, si dice pronto a fornire elementi che sarebbero in grado di provare la sua estraneità ai fatti contestati. «Solo dopo una attenta lettura del carteggio processuale», ha affermato Verdecchia, «e solo a seguito dell'interrogatorio di garanzia dei maggiori indagati, valuterò se ricorrere al tribunale del Riesame, se sarà necessario». Si pensa quindi già a una impugnazione dei provvedimenti cautelari emessi dal giudice per le indagini preliminari. «Sono certo», ha precisato Verdecchia, «che il mio assistito saprà fornire al giudice gli ampi chiarimenti che saranno a lui richiesti, dimostrando la sua estraneità ai fatti».

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