PESCARA Le regole sono regole, e vanno rispettate. Da tutti. A suonare la sveglia agli alleati di centrodestra è Gianfranco Giuliante, commissario provinciale della Lega di Pescara. A 78 giorni dalle elezioni regionali due delle anime della coalizione, Fratelli d'Italia e Forza Italia, sono ancora impegnate nella disputa interna per rivendicare la candidatura alla presidenza, senza risparmiarsi alcun affondo. Ed ecco Giuliante, che interviene tra i due "litiganti" per ricordare che «se tutti, e sottolineo tutti», dice, «sono utili per una vittoria possibile, certe spigolosità andrebbero mitigate. Intanto siamo al fermo politico, e all'ipercinesi partitica che rischia di rovinare una vittoria annunciata». Un ragionamento che non fa una grinza, quello del commissario della Lega, che insiste sulla questione delle regole e riparte dall'inizio. «Se le regole», osserva, «seppur minimali sono state stabilite e accettate, perché vengono considerate sorpassabili da ipotesi politiche che vengono avanzate di giorno in giorno»? E per comodità di ragionamento Giuliante riepiloga i vari passaggi. «C'è stato un pronunciamento a livello nazionale», ricorda, «che ha stabilito il partito che deve esprimere il candidato e il metodo di selezione, una terna da sottoporre al gradimento della coalizione». Il partito scelto dal tavolo nazionale è risultato essere Fratelli d'Italia, che ha ufficializzato i nomi di Giandonato Morra, Marco Marsilio e Massimiliano Foschi. È su quest'ultimo, in particolare, che si concentrano le simpatie della Lega. Anche la rimanente parte della coalizione di centrodestra ha espresso il suo giudizio. «Forza Italia», aggiunge Giuliante, «ha rigettato la terna e la Lega ha espresso perplessità su due dei tre nomi in campo. Se a quanto stabilito come regola si desse un valore, incalza Giuliante, «si avrebbe perlomeno una semplificazione del quadro, perché due dei tre nomi componenti la rosa non dovrebbero essere più in campo. Viceversa continuano a proporsi, e tutto ciò non può non essere foriero di crisi successive».La prima strigliata, a FdI, è servita. E poi è la volta di FI, reduce da una cena con Silvio Berlusconi, a palazzo Grazioli, al termine della quale il leader degli azzurri, dopo aver ascoltato le richieste degli esponenti abruzzesi del suo partito che volevano ampliare con un proprio candidato la terna dei candidati presidente, si è preso una settimana di tempo per decidere. L'indice di Giuliante è puntato anche contro FI, «che dal canto suo tira dritto con una strategia che per negazioni successive si propone di cogliere il risultato, e ribaltare tavoli e regole per proporre un suo candidato, in contraddizione con la regola e il metodo che ci si è dati». Una strategia sulla quale Giuliante non converge, così come non condivide alcuni veti e aperture. «Non si capisce», osserva, «perché da un lato si teorizzano aperture di confine (e il riferimento è all'ex assessore Donato Di Matteo) e contestualmente si fa muro a quelle intra moenia (stavolta, invece, il riferimento è a Fabrizio Di Stefano)». E sullo sfondo, i 78 giorni che separano dalle elezioni.