CHIETI La farmacia non si vende. L'opposizione con l'aiuto dei "ribelli" boccia l'affare da 1 milione e 300mila euro davanti a un'aula consiliare piena di cittadini, per lo più residenti di Filippone, contrari alla vendita. Tra di loro anche sindacati e dipendenti di Chieti Solidale, l'azienda pubblica che gestisce le farmacie comunali, nonostante il tentativo di impedire loro di partecipare al consiglio, non rilasciando il permesso per assentarsi dal lavoro. I voti favorevoli si sono fermati a 15, i contrari a 16, proprio come nel consiglio del 7 novembre scorso che aveva già bocciato la vendita. Decisivo il no del capogruppo Udc Mario De Lio che per votare «secondo scienza e coscienza» si autosospende a sorpresa dall'Udc. Il partito gli aveva fatto più di una pressione affinché rispettasse gli obblighi di coalizione. Un pressing dei vertici nazionali a cui De Lio si è sottratto autosospendendosi (a questo punto l'Udc sarebbe rimasto in mano ai due consiglieri pro-Di Primio, Marco Russo e Clara Ricciardi, ormai lontanissimi dal segretario Andrea Buracchio). Confermati i no dei ribelli Stefano Rispoli, Mario Troiano e Roberto Melideo, e l'astensione di Diego Costantini. Presente, ma non partecipante al voto, la forzista Betta Fusilli, che ha rapporti di lavoro con Chieti Solidali. Prima del voto hanno parlato l'assessore alle finanze Valentina Luise e il sindaco Umberto Di Primio. Ma né il discorso tecnico della Luise né l'aut aut del sindaco, «o si vende o si va in disequilibrio», hanno convinto il folto pubblico. Che invece ha iniziato ad applaudire gli interventi di De Lio e dell'opposizione, fin quando il presidente del consiglio comunale Liberato Aceto ha stoppato gli applausi in aula. L'ultimo applauso è però scoppiato irrefrenabile all'esito della votazione finale. Hanno preso la parola nell'ordine i capigruppo d'opposizione Enrico Raimondi (L'Altra Chieti), Ottavio Argenio (M5S), Bruno Di Paolo (Giustizia sociale), Luigi Febo (Chieti per Chieti) e Chiara Zappalorto (Pd), tutti per annunciare il loro no, e il capogruppo di Forza Italia Marco D'Ingiullo per annunciare il suo sì e difendere il provvedimento. A lui ha replicato il consigliere Pd Alessandro Marzoli. Poi il consigliere di maggioranza Graziano Marino ha chiesto una sospensione del consiglio, la minoranza si è opposta e la sospensione è stata messa ai voti. Maggioranza e opposizione si sono così pesate: la sospensione non è passata e da lì si è capito che non ci sarebbero stati i voti per approvare la vendita. Insomma, la maggioranza non aveva più i numeri. Non c'era più niente da fare. E infatti si è votato e la coalizione a sostegno del sindaco è andata sotto. Si apre ora uno scenario di disequilibrio economico che potrebbe portare al dissesto. L'opposizione, però, pensa che ci siano altre strade e, soprattutto, non ci sta a prendersi la colpa di un eventuale dissesto, visto che, ha sottolineato, Di Primio governa il Comune dal 2010.
«Non mi dimetto ma adesso aumento le tasse a tutti». le reazioni. il primo cittadino annuncia tagli
CHIETI«Non mi dimetto». Chi si aspettava la resa del sindaco Umberto Di Primio, resterà deluso. La vendita della farmacia non passa, ma lui non molla. In aula il consigliere Enrico Raimondi gli ricorda gli annunci di dimissioni, ma lui replica dicendo di non averli fatti «mai in maniera ufficiale». I 15 consiglieri fanno quadrato attorno a lui e gli chiedono di restare. E lui accetta. Perché, dice, «non abbandono la nave come Schettino». Ma annuncia «aumenti delle tasse, tagli al sociale e anche alle spese delle società partecipate». A iniziare da Chieti Solidale. «Pur di abbattere il centrodestra, l'opposizione, con i quattro "ribelli", ha messo a repentaglio la tenuta dei conti del Comune: ciò vorrà dire maggiori sacrifici per i cittadini», dicono i 15 consiglieri di maggioranza dopo il consiglio. Tale atteggiamento è inaccettabile e determinerà conseguenze sulle scelte politiche alle imminenti elezioni regionali in considerazione del fatto che due dei quattro consiglieri eletti nel centrodestra si richiamano all'Udc». Il sindaco ora dovrà in qualche modo rimediare sia a livello economico-finanziario che politico. Cercherà di fare di tutto per non andare in disequilibrio e tenterà di ricucire con i consiglieri che si sono allontanati dalla maggioranza, ora definiti «traditori e irresponsabili». Definizione che, però, è rivolta solo ai quattro che hanno votato no. E dunque già si capisce che Diego Costantini sarà interlocutore privilegiato per provare a ricostruire una maggioranza. E poi c'è l'Udc di Andrea Buracchio con cui, comunque, nel bene e nel male Di Primio dovrà fare i conti.