ROMA La parola fine sarà scritta dal tribunale il 9 gennaio. Ma negli ultimi giorni Paola Taverna, vicepresidente del Senato del M5S, sta pensando di risolvere in maniera bonaria la vicenda dalla casa popolare occupata della madre, secondo il Comune di Roma e l'Ater del Lazio, in maniera abusiva.
La signora, ormai ottantenne, sarebbe comunque disponibile a lasciare l'appartamento al Quarticciolo, periferia della Capitale. Una scelta dolorosa, ma che eviterebbe l'effetto mediatico in caso di ricorso respinto con i vigili costretti a intervenire per eseguire l'ordinanza di sgombero. Interpellato da Il Messaggero lo staff di Taverna si limita a commentare: «Non confermiamo né smentiamo questa notizia: quando ci saranno sviluppi sarà nostra premura renderli pubblici».
LA STORIA
Il 3 dicembre 2017, dopo tre anni di istruttoria, l'Ater stabilisce che l'immobile debba essere liberato perché in base a un accertamento patrimoniale la mamma di Paola Taverna ha perso il diritto di occupare la casa. Perché? Secondo l'Ater, la signora è proprietaria di 4/6 di un immobile a Olbia, partecipato anche dalla stessa madre, nonché di un locale commerciale e, soprattutto, un appartamento a Torre Angela (altra borgata romana) dove, secondo gli ispettori Ater, potrebbe tranquillamente portare sua madre. All'inizio dell'anno il Campidoglio comunica la decadenza del diritto a occupare la casa al Quarticciolo. Partono i ricorsi al Tar e al tribunale civile contro il decreto del Comune. Il 9 gennaio si deciderà nel merito della sospensiva richiesta dalla famiglia di Taverna. La big del M5S, appena scoppiato il caso, si è difesa: «Questo è un accanimento, mia madre ha diritto di morire dove ha vissuto». Da quando la polemica politica si è placata, dietro la quinte è partita un'interlocuzione sotterranea. Si valuta appunto un'uscita di scena. E dalla casa. Ma l'ultima parola non è stata ancora scritta.
S. Can.