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Pescara, 23/11/2024
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04/12/2018
Il Centro
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Barriere e lavoro, storie di diritti negati. Le richieste alla politica: pensioni dignitose, sostegno ai caregiver e un nuovo modo di concepire gli spazi, a misura di tutti |
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PESCARA In Italia sono 5 milioni, in Abruzzo circa 78mila le persone che ogni giorno affrontano la vita con abilità diverse e difficoltà più grandi. Difficoltà fisiche, quelle per accedere nei luoghi e quelle a vivere gli spazi in autonomia; difficoltà burocratiche, che mettono in discussione il diritto alla salute, all'istruzione, al lavoro. Eppure, nel 2009, l'Italia ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite, sui diritti delle persone diversamente abili. Diritti di cui si è tornati a parlare in occasione della Giornata mondiale sulla diversa abilità. CARROZZINE DETERMINATE. Claudio Ferrante, presidente dell'associazione Carrozzine determinate, di battaglie ne ha combattute molte, ed è pronto a combatterne altre.Come vive, oggi, una persona con diverse abilità?«Ci troviamo di fronte a una vera e propria macelleria sociale, troppe chiacchiere e pochi risultati, quelli che abbiamo visto di questi tempi. Basti pensare che le pensioni di invalidità sono ben al di sotto della soglia di povertà». Quanto percepisce una persona con problemi gravissimi, e un'invalidità pari al 100%, che non possiede dunque alcuna capacità lavorativa che gli consenta di produrre un reddito sufficiente?«La somma è di 290 euro al mese. Altro che reddito cittadinanza o flat tax. Come fa una persona, in queste condizioni, a costruirsi una famiglia, ad avere una casa, accendere un mutuo». Quali priorità, dunque, dovrebbero affrontare il governo e la regione, ciascuno in base al proprio profilo di competenza?«Sicuramente l'aumento delle pensioni di invalidità, potandole a livelli dignitosi, perché ora sono uno scandalo vero e proprio, e la vecchia questione delle barriere architettoniche non ancora risolta. È necessario cambiare la vecchia norma dell'89 che presenta diverse carenze, sia dal punto di vista tecnico che sanzionatorio. C'è la legge 41 del 1986 che obbligava i comuni a predisporre entro 18 mesi il piano per l'eliminazione delle barriere. Sono passati 32 anni, e nessun comune d'Abruzzo ha realizzato il piano». Altra storia di diritti mancati è quella del lavoro. È d'accordo?«Certo, a fronte di un tasso di disoccupazione complessivo dell'11% le persone con diverse abilità al lavoro sono solo il 19%, una cosa pazzesca. Il fallimento totale del collocamento obbligatorio. Ci troviamo di fronte alla violazione costante dei diritti umani, una discriminazione continua, non facciamo altro che denunciarlo, perché così viene meno dignità degli esseri umani». PROGETTO NOEMI. Andrea Sciarretta è il papà della piccola Noemi, la bimba di Guardiagrele affetta da una malattia rarissima, si batte come un leone attraverso l'associazione "Progetto Noemi" per aiutare le famiglie che si trovano a dover fronteggiare situazioni analoghe. Per Natale ci sono degli eventi in programma. Come si può aderire?«Sì, abbiamo promosso "Doni solidali". Con una piccola donazione si possono acquistare panettoni e cioccolatini e contribuire a Progetto Noemi. Si possono ordinare via mail oppure sulla pagina facebook o sul sito dell'associazione, oppure ancora, acquistarli nei mercatini. Il 15 dicembre a Casalbordino si terrà il concerto "Impulsi di musica" e il 16, a Rocca San Giovanni si terrà un'iniziativa solidale di Cantina Frentana. il ricavato degli eventi sarà devoluto in parte al sostegno delle attività dell'associazione» . Che tipo di sostegno chiede alla politica?«Al prossimo governo regionale chiedo di rendere concreta la vicinanza a favore di chi vive patologie gravi e anche disabilità. I diritti delle persone diversamente abili spesso vengono messi da parte. Dobbiamo evitare che la disabilità diventi anche causa di povertà. Alla Regione chiedo di proseguire sul percorso che abbiamo intrapreso in questi anni e istituire dopo il reparto di terapia sub-intensiva pediatrica, anche quello di terapia intensiva. Per fare questo c'è bisogno di personale adeguatamente formato. Chiedo anche di continuare sulla strada della difesa dei caregiver. Molto è stato fatto, ma purtroppo ancora oggi molte famiglie restano escluse dai fondi, bisognerebbe innalzare la quota di finanziamento. Chiedo anche di istituire un organo che si occupi in modo esclusivo delle fragilità, un interlocutore unico che possa intervenire con risorse dedicate». DIRITTI DIRETTI. Simona Petaccia, giornalista, presidente dell'associazione Diritti Diretti onlus, si occupa prevalentemente di turismo accessibile. Con un obiettivo importante, una battaglia culturale «per aprire le menti verso un progetto trasversale di accessibilità». Cosa vuol dire un progetto trasversale di accessibilità?«Vuol dire che bisogna pensare a disegnare le città in base a come le persone sono realmente, e non in base agli stereotipi che dipingono il turista sempre e solo come un giovane di 25 anni in buona salute. Le statistiche dicono ben altro, dicono che nel 2050 la maggior parte della popolazione sarà perlopiù anziana, e di conseguenza le necessità saranno ben altre. Bisogna iniziare a pensare a città che possono rispondere alle esigenze delle persone anziane, dei bambini nei passeggini, e anche per chi trasporta un trolley carico con la spesa potrebbe essere utile disegnare un altro tipo di città». Una sfida culturale dunque...«La vera sfida, direi, è quella di staccare la frase "turismo accessibile" alla parola "disabili". In questo modo si potrebbe fare del bene a tutti, con un progetto accessibile e trasversale dove lavorano tanti professionisti con competenze diverse. Non è detto che una persona diversamente abile sia esperta di accessibilità. Ci sono persone che portano occhiali da vista, ma non sono oculisti».
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