Claudio Durigon, lei è il sottosegretario al lavoro che ha in mano il dossier sulla riforma «Quota 100» delle pensioni, il provvedimento è pronto?
«Sostanzialmente sì».
Possiamo fare chiarezza, allora, sui requisiti per l'uscita?
«Sono quelli che abbiamo sempre detto».
Ripetiamoli.
«Il prossimo anno potrà lasciare il lavoro chi ha compiuto 62 anni di età e versato contributi per almeno 38 anni. La «Quota 100», appunto».
Quando andrà concretamente in pensione il primo lavoratore?
«Dipende se è un dipendente pubblico o privato».
Partiamo dai privati.
«Chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre del 2018, riceverà la prima pensione ad aprile del prossimo anno. Per i dipendenti privati abbiamo previsto infatti delle finestre trimestrali di uscita».
Quando riceverà la prima pensione un dipendente pubblico invece?
«A ottobre. Per i dipendenti pubblici, oltre alla finestra trimestrale, stiamo ragionando su un preavviso di sei mesi per consentire al ministro della Funzione pubblica, Giulia Bongiorno, di svolgere i concorsi pubblici necessari a sostituire il personale che lascerà il lavoro. Vanno evitate carenze di lavoratori nella Pubblica amministrazione».
Qual è la platea degli aventi diritto al ritiro con «Quota 100» il prossimo anno?
«Circa 350 mila persone».
Quanto costerà esattamente mandarli in pensione anticipata?
«I 16 miliardi del fondo stanziato per tre anni coprono abbondantemente sia la riforma delle pensioni che il reddito di cittadinanza».
Abbondantemente significa che i soldi sono anche più del necessario. Il governo sta trattando con l'Europa l'uso di questi risparmi. Quanto prevedete di spendere in meno sulle pensioni rispetto ai 6,7 miliardi stanziati per il 2019?
«Nel primo anno per il meccanismo delle finestre ci sarà un minore aggravio che stimiamo attorno ai 2 miliardi di euro».
La misura resterà in vigore solo per tre anni?
«Sì, poi si passerà a quota 41».
Ma la possibilità, a partire dal 2022 di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi sarà inserita nel provvedimento?
«No, sarà un provvedimento successivo. In questo modo avremo l'opportunità anche di vedere come si sono scaricate le platee di «Quota 100» per decidere se le due modalità di uscita possano coesistere. O magari limitare in futuro «Quota 100» solo alle categorie speciali».
Vi aspettate che non tutti gli aventi diritto aderiscano allo scivolo ?
«Abbiamo sempre detto che è una opzione. Ricordo che tra le regole ci sarà anche il divieto di cumulo da uno a cinque anni per chi anticipa l'uscita. Un divieto che favorirà il ricambio generazionale, ma che inciderà anche sulla scelta di lasciare in anticipo il lavoro».
Il taglio delle pensioni alte sarà nel pacchetto di Quota 100?
«Non credo, andrà per altra strada».
Ma si è deciso come agirà il taglio? Sarà un contributo di solidarietà?
«La soluzione potrebbe essere questa».
Colpirà anche le pensioni interamente contributive?
«Stiamo ragionando su quelle retributive e miste».
L'Ocse dice che le pensioni di reversibilità pesano troppo e che negli altri Paesi, a differenza dell'Italia, vengono versate al superstite solo quando raggiunge l'età di vecchiaia. È un'ipoetsi che avete preso in considerazione?
«Non l'abbiamo contemplata. Stiamo invece valutando se sulle pensioni sociali è possibile cambiare il criterio di scelta e introdurre l'Isee».
Con la prova dei mezzi qualcuno perderà la pensione sociale?
«Va bene, ma se per esempio hai un marito che guadagna 500 mila euro non vedo perché dovresti ricevere anche la pensione sociale. È un criterio di equità».
L'Isee verrebbe inserito soltanto per le pensioni sociali o per tutte le prestazioni assistenziali?
«No, per le invalidità sicuramente no. Sono persone già svantaggiate, non metteremo vincoli su questo».
La pace contributiva ci sarà?
«Sì, permetteremo di sanare periodi di buco. Daremo poi la possibilità alle imprese di allungare i termini di pagamento delle cartelle contributive».
Di quanto?
«Da 5 a 10 anni per le società pubbliche e da 3 a 5 anni per le aziende private. Non ci sarà però nessuno sconto, andranno pagate anche le sanzioni e gli interessi».