ROMA Per due ore, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Danilo Toninelli hanno tentato di rassicurare e di calmare il fronte Sì-Tav. Il premier ha promesso di andare a far visita al cantiere della Torino-Lione. Ha offerto un posto ai sostenitori dell'Alta velocità nella commissione incaricata di valutare i costi-benefici dell'opera per «un'analisi puntuale e non ideologizzata». E insieme al vicepremier ha promesso «il rilancio economico di tutto il territorio, con investimenti e sostegno alle imprese».
Ma, di fatto, l'ala pentastellata del governo (c'era anche la viceministra no-Tav Laura Castelli) ha annunciato un nuovo rinvio della decisione sull'Alta velocità: «Agiremo in tempi congrui ma celeri». Frase tradotta da Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Torino, così: «Ci hanno garantito che la lettera firmata con la Francia, che rinvia al 2019 il bando delle gare d'appalto, non è un modo per far slittare i tempi. La risposta arriverà però soltanto prima delle elezioni europee di maggio». Versione edulcorata in serata da Conte: «Il responso a inizio anno? Potremmo farcela».
Quel che è certo, è che evapora la sentenza definitiva attesa per la fine di questo mese. Entro dicembre la commissione insediata da Toninelli dovrebbe fornire il suo responso, ma poi si passerà a un'analisi congiunta con la Francia e successivamente con la Commissione europea. Va da sé che gli imprenditori torinesi non l'hanno presa bene: «Il risultato dell'incontro è una concreta dilazione dei bandi di gara per 3,5 miliardi e ciò non è positivo», ha detto Dario Gallina, presidente degli industriali di Torino, «si perdono 75 milioni al mese di cofinanziamento europeo e sono a rischio migliaia di posti di lavoro».
Una ribellione messa nero su bianco in un comunicato congiunto delle 33 associazioni d'impresa piemontesi: «Il governo dimostra di voler dilazionare i lavori. E questo temporeggiare appare strumentale e finalizzato a non decidere e a non fare». Ancora: «Temiamo che non solo vi sia la volontà di allungare i tempi di ripartenza degli appalti, ma che si voglia arrivare fino alle elezioni europee. Si tratta di un orizzonte inaccettabile per un'opera che ha già superato innumerevoli analisi e verifiche e che serve per collegare non solo Torino, ma l'Italia al resto delle reti di comunicazione europee. Se non decide, questo governo si assumerà la responsabilità gravissima di aver escluso il Paese e le sue future generazioni dal principale asse di sviluppo economico e di integrazione sociale».
LA MOSSA DI SALVINI
Non è tardata la replica di Toninelli: «Non è vero che si perderanno posti di lavoro e 75 milioni al mese. Io un no-Tav? Non è assolutamente vero, ma non accetto di sprecare soldi pubblici». Commento del capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari: «Capisco che l'atteggiamento ambiguo di Toninelli possa ingenerare qualche preoccupazione». E Matteo Salvini, in un copione da separati in casa, ha ricevuto al Viminale Mino Ghiachino, il promotore della petizione Sì-Tav che ha raccolto 106 mila firme e promosso la manifestazione dei 30 mila a Torino