PESCARA A dettare legge nella Lega è il capo, Matteo Salvini, che all'Ansa dichiara: «A livello locale, per le regionali, se ci saranno candidati giusti e alleanze giuste, si andrà insieme. Entro questa settimana bisogna decidere». E a dettare legge nel centrodestra abruzzese è la Lega. Ma il nome del candidato governatore non dovrà scalfire l'equilibrio nazionale tra Carroccio e Fratelli d'Italia, cioè tra Salvini e Giorgia Meloni. Così la strada di Marco Marsilio sembra essere spianata.Lo dice il vertice romano della Lega che ha adottato la strategia del "doppio forno": al governo con i 5 Stelle e alleato, alle regionali, con Forza Italia e Fdi, sulla base di un patto di compensazione che riguarda Sardegna, Piemonte e Basilicata. Da noi tocca alla Meloni decidere. Il patto delle Regioni inevitabilmente favorisce Marsilio, senatore romano con padre abruzzese, sponsorizzato dalla presidente del suo partito. Lo favorisce perché Salvini non ha intenzione di rompere con Fdi per colpa dell'Abruzzo. La partita sarebbe chiusa: ieri sera la voce girava negli ambienti parlamentari leghisti. Percorso in discesa, per Marsilio, alla riunione che si svolgerà oggi, salvo un rinvio dell'ultim'ora, con i vertici del tripartito, Salvini, Silvio Berlusconi e Meloni, e con la defezione di Ignazio La Russa, che però, venerdì scorso, per primo ha rivelato il nome di Marsilio. Ad accelerare l'epilogo è stata l'intervista del Centro a Gianfranco Giuliante, coordinatore regionale dei dipartimenti della Lega e commissario a Pescara, che ha scatenato la reazione veemente, quasi furibonda, di Giuseppe Bellachioma, ligio, molto ligio, agli ordini del capo Salvini, e che ieri mattina si è affrettato a smentire veti assoluti su Marsilio. Anche se poi un suo post su Facebook ha scatenato un'onda di ritorno della base leghista. A porre il veto sul senatore romano di Fdi, è stato Giuliante, che ha rievocato nientemeno che lo spettro di Teramo quando, al ballottaggio, il candidato del centrodestra, Giandonato Morra, ha clamorosamente perso la sfida con Gianguido D'Alberto, anche grazie a un misero 6 per cento del Carroccio che invece valeva e vale molto di più in Abruzzo. Qualcuno osò parlare di defezione della Lega, ma Bellachioma lo ha sempre smentito. E a Giuliante che, realisticamente, ha rievocato quel "lutto", lui ribatte così: «Innanzitutto il mio vice in Abruzzo non è lui ma Luigi D'Eramo». Come dire: il politico di lungo corso Giuliante, ex amministratore regionale, parla a titolo personale. «Su Marsilio», sottolinea Bellachioma, «esiste solo una valutazione di merito sul fatto che da una parte c'è una grande esperienza, una legittimazione politica del suo partito e una candidatura di bandiera, ma al tempo stesso desta preoccupazione la sua non appartenenza al territorio. Tutto però si può superare». Un peccato solo veniale quindi. Sulla stessa linea è Nazario Pagano, coordinatore regionale di Forza Italia: «La condivisione è un valore importante che serve per vincere», dice, «quindi noi speriamo che all'ultimo minuto ci sia. In ogni caso noi non romperemo il tavolo nazionale, anche se avremmo preferito un candidato più radicato nel territorio. Ma i meccanismi delle coalizioni si basano sui patti, in questo caso Forza Italia indica i candidati in Piemonte e Basilicata, la Lega in Sardegna e Fdi in Abruzzo. Noi dobbiamo fare i conti con questi patto», conclude Pagano. Solo la leader Meloni può fare il passo indietro. Che nessuno prevede.