L'AQUILA «I bambini che lasceranno andare verso il cielo i palloncini con i colori della speranza e della memoria di quanto accaduto, sono, da oggi, non più figli del terremoto, ma della rinascita». Quando pronuncia queste parole la voce di Pierluigi Biondi si incrina. Fa fatica ad andare avanti, sembra travolto dall'emozione e dalla commozione. Ma il sindaco dell'Aquila non può scoppiare in lacrime in un giorno di festa, resiste e porta a termine il suo intervento mentre le campane, ammutolite a suo tempo dal terremoto, danno l'annuncio che nell'aria c'è qualcosa di nuovo. LA MEMORIA. Gli aquilani sanno che il ricordo di quei momenti di quasi 10 anni fa segna ancora le ore e i giorni mentre l'allegria e il vociare dei bambini nati dopo il terremoto del 2009 tracciano una linea precisa verso il futuro, traccia che va seguita senza tentennamenti. La riapertura, in piazza Duomo all'Aquila, della chiesa di Santa Maria del Suffragio (nota anche come Anime Sante) costruita dopo il terremoto del 1703 e oggi tornata a uno splendore abbagliante, doveva essere un giorno di giubilo e le attese non sono state tradite. La partecipazione all'evento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stata breve (dalle ore 10.18 alle 11.35) e silenziosa (nessun discorso ufficiale o dichiarazioni alla stampa). Ma anche i silenzi e i gesti, a volte, parlano più di mille parole. DOPPIA VISITA. Il primo gesto significativo da parte del Presidente della Repubblica è stato di aver accettato l'invito del cardinale arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Petrocchi a entrare fra le macerie della Cattedrale a due passi dalle Anime Sante. Pochi minuti nel corso dei quali Petrocchi ha informato il Capo dello Stato dei motivi dei ritardi nella ricostruzione del Duomo dedicato a San Massimo. Motivi che hanno a che fare con leggi contraddittorie e iter burocratici contro i quali la ragionevolezza spesso deve abdicare. «Il Presidente ha ascoltato, non ha commentato, ma sono certo che il nostro messaggio è arrivato», ha detto a cerimonia finita l'alto prelato. Insomma è come se Petrocchi avesse voluto dare a Mattarella una notizia cattiva e una buona. Il Presidente ha scelto di vedere prima il lato oscuro di una ricostruzione che sarà ancora lunga e perigliosa e poi si è tuffato nella "festa della rinascita". MILLE BAMBINI. Il primo contatto, appena ha messo piede in piazza Duomo, lo ha avuto con i bambini che lo hanno accolto con palloncini neri (il lutto) e verdi (la speranza). Mentre i piccoli gridavano tutti insieme "Presidente-Presidente", Mattarella si è avvicinato a Gabriella, la bimba nata la notte del terremoto, che ha schiacciato un pulsante e acceso un enorme albero di Natale realizzato a Cesaproba di Montereale su un colle che si trova a cavallo dei territori del Centro Italia colpiti dai terremoti del 2016 e 2017. La giornata fredda ma illuminata dal sole è stata il tocco magico che ha aggiunto fascino a una piazza che è il luogo del cuore degli aquilani. I palloncini neri e verdi, che secondo il cerimoniale dovevano "volare" solo al momento dell'apertura del portale della chiesa, in realtà hanno cominciato a salire verso il cielo azzurro sin da subito, sfuggiti di mano ai piccoli (un migliaio) seduti dietro le autorità. Qualche palloncino è finito contro le gru che svettano sui cantieri della ricostruzione, un segno dei tempi in una città che ha fretta di guardarsi di nuovo allo specchio sperando di essere più bella di prima. LA FRANCIA. Il ministro francese agli Affari esteri, con delega all'Europa, Nathalie Loiseau ha ricordato l'impegno finanziario della Francia nella ricostruzione della Chiesa di Santa Maria del Suffragio. Anche lei, con un gesto, ha segnato una giornata che comunque la si giudichi resterà negli Annali della città: intorno al collo indossava una sciarpa blu che spiccava su un vestito tutto nero. Il blu è il colore dell'Europa vista spesso come matrigna ma che a volte _ come nel caso aquilano _ può diventare il luogo della solidarietà e dell'amicizia fra i popoli. Alle 11.20, in anticipo di mezzora sul programma (il Presidente per motivi istituzionali doveva tornare subito a Roma), Mattarella e Petrocchi sono entrati nella chiesa restaurata, l'architetto Franco De Vitis ha illustrato al Capo dello Stato i lavori e in particolare come è stata recuperata la cupola progettata all'inizio del 1800 da Giuseppe Valadier e crollata in parte il 6 aprile 2009 e un'altra parte il giorno dopo, durante una diretta tv. GLI INNI. I due inni nazionali eseguiti dall'orchestra Sinfonica Abruzzese e dal Coro Giuseppe Verdi di Roma hanno praticamente chiuso la cerimonia ufficiale. Il cardinale Petrocchi ha poi accompagnato Mattarella nella Cappella della Memoria dove su una lapide ci sono i nomi delle 309 vittime del sisma del 6 aprile 2009. Insieme hanno sfogliato il grande libro con le foto di chi quella notte con ce l'ha fatta. «I parenti di queste persone hanno il diritto al dolore» ha detto Petrocchi al Presidente. Mattarella ha annuito. Sul taccuino del cronista è finita una lacrima. Le altre si sono perse altrove. Anche piangere è un diritto.