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Data: 10/12/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ora la Lega diventa Partito Pigliatutto allarme di cattolici, 5Stelle e Berlusconi

ROMA Una Balena bianca, anzi blu e non verde, un po' più di destra rispetto all'originale. Senza catto-comunisti, ovvio. Senza alcun tipo di consonanza con la sinistra, che la Dc aveva se non altro perché a quei tempi la sinistra era una super-potenza, e oggi non lo è affatto. E Salvini da questo punto di vista è fortunato. Il nuovo rapporto-ricucitura tra il leader della Lega e gli imprenditori e la piazza moderata del Carroccio nazional-popolare sabato - tutta Wojtyla, piccola impresa, cibo italiano, famiglia e presepe - raccontano la metamorfosi del Capitano. La sua nuova fase in direzione di un Partito Pigliatutto (e l'«andiamo avanti con l'amico Di Maio» può valere come il renziano #enricostaisereno) che dopo le Europee si sentirà in grado di governare da solo. Dal muscolarismo al buonsensismo: questa la svolta di Matteo. Ed è quella che sta preoccupando Berlusconi, il quale ai suoi confida: «Vuole ripetere quello che abbiamo fatto noi nel 94.
IL CONFRONTO
Ormai dialoga con tutti, con i grandi imprenditori e con i piccoli». E l'altra Italia, fondata sui ceti produttivi, che ha in mente di costruire il Cavaliere, Salvini già sta provando a farla sua. Uno dei rappresentanti di questo pezzo di Paese economicamente cruciale - Mino Giachino, ex sottosegretario berlusconiano ma soprattutto allievo di Carlo Donat-Cattin e vero organizzatore della piazza dei 40mila Sì Tav del 10 novembre - sapendo di azzardare un paragone un po' acrobatico osserva: «Vedo in Salvini un imprevisto approccio democristiano nella scelta del dialogo con tutti: dagli operai agli imprenditori, dal Nord al Sud, per non dire degli artigiani che erano l'ossatura della Dc insieme ai commercianti e che oggi sono quelli che più stanno pagando la crisi». Salvini sta creando cioè, con il metodo dell'intermediazione, della tessitura, del più governo e meno lotta, un nuovo blocco antropologico-culturale-sociale (in cui come per il trumpismo l'elemento religioso è fondamentale) nel quale, come la piazza dell'altroieri dimostra, s'incontrano ceto medio e ceto basso, agricoltori, impiegati, disoccupati, giovani. A questo si deve saldare, nei piani del capo del Carroccio, quell'imprenditoria ricevuta ieri e verso la quale (ossia con il presidente confindustriale Boccia) Salvini ha sempre mostrato distacco. Ma ora non più. La loro proposta è detassare e decontribuire per due anni i nuovi occupati a tempo indeterminato e non ne vogliono sapere del reddito assistenzialistico di cittadinanza. Che il vicepremier, per farglielo digerire senza rompere con Di Maio, sta cercando di depotenziare collegandolo maggiormente alle imprese.
Una strategia così espansiva preoccupa, non da oggi, una parte rilevante della Chiesa che Salvini non lo sopporta e i movimenti per la creazione di un partito cattolico anti-leghista si stanno velocizzando. Ma in particolare il salvinista Partito Pigliatutto (PP come il partito popolare?) pur essendo ancora in costruzione (e anche la visita di domani del capo lumbard in Israele, dove incontra Nethanyau, rientra in questa strategia multipolare) già allarma M5S. Di Maio si è sentito scavalcato da Salvini nell'incontro con le associazioni imprenditoriali. Lui le riceverà domani, l'altro con un blitz lo ha anticipato, oltretutto ambientando l'incontro in un luogo irrituale, al Viminale. Come se lui fosse già il premier e come se la sede del governo fosse tornata in quel palazzo (dove stava dal 1925 al 1961). Ora Di Maio deve recuperare il terreno sull'alleato-rivale, ed è pronto a promettere a sua sgravi sulle assunzioni nelle imprese (ma i soldi dove li trovano?). Di fatto, la strategia neo-democristiana di Salvini, come tutto il resto del protagonismo del Capitano, sta così impensierendo i pentastellati che Grillo, nell'incontro avuto ieri con Di Maio a Roma, avrebbe insistito sull'urgenza anche comunicativa di arginare la Lega. Il che per ora sembra quasi impossibile.

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