ROMA La manovra del governo fatica ancora a trovare una sua configurazione definitiva. Ieri non sono bastate due riunioni fiume alle quali hanno partecipato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell'Economia Giovanni Tria, il Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, la viceministra Laura Castelli, il viceministro Massimo Garavaglia e il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon, a sciogliere i nodi. L'accordo raggiunto fino ad ora, prevede che il maxi-fondo da 16 miliardi per finanziare Reddito e riforma delle pensioni «Quota 100», venga tagliato di 3,5 miliardi. Lo 0,2% del Pil. Oltre né Matteo Salvini e neppure Luigi Di Maio, vogliono andare. Anzi. Il leader della Lega ha chiesto ai suoi uomini di non annacquare troppo la riforma delle pensioni. Sugli statali, per esempio, ha imposto che il ritardo massimo nell'uscita anticipata rispetto ai privati fosse di tre mesi. Insomma, il primo dipendente pubblico il prossimo anno potrà andare in pensione «Quota 100», ossia con 62 anni di età e 38 di contributi, il primo luglio e non il primo ottobre come nella proposta arrivata ieri sul tavolo di Palazzo Chigi. Una decisione che ha costretto i tecnici a rifare rapidamente i conti dei risparmi della misura che sarebbero scesi ben al di sotto dei 2 miliardi. Anche sull'allungamento delle finestre in caso di domande di pensionamento superiori a quelle preventivate, si sarebbe deciso un ammorbidimento. La verifica dell'Inps sull'andamento dei prepensionamenti scatterebbe solo il secondo o il terzo anno e se fosse fuori linea la finestra passerebbe da tre a sei mesi. Anche sul reddito di cittadinanza qualche paletto in più sarebbe stato definito. L'assegno sarà di 500 euro, ai quali potranno aggiungersi 280 euro come «quota affitto» per chi non ha una casa di proprietà. Per chi abita in case popolari con canoni agevolati, invece, dovrebbe essere coperto soltanto quanto effettivamente speso per l'affitto. Chi possiede una seconda casa, poi, verrebbe escluso dal Reddito, a prescindere dal valore dell'immobile.
Nelle prime bozze veniva invece data la possibilità di concorrere comunque al sussidio nel caso in cui il valore della seconda abitazione fosse stato inferiore a 30 mila euro. Tra i paletti ci sarebbe anche il possesso di auto, che non potrà essere superiore a 80 cavalli fiscali.
LA RIUNIONE RISTRETTA
In serata si è tenuta anche una riunione ristretta tra Conte e il ministro Tria, mentre quella con i tecnici sugli emendamenti è saltata. Uno dei nodi centrali da sciogliere è la destinazione dei risparmi di Reddito e pensioni. Conte vorrebbe, come chiede la Commissione europea, che i 3,5 miliardi fossero destinati alla riduzione del deficit di bilancio. A sostegno della sua tesi avrebbe anche prodotto uno studio sugli impatti sull'inflazione di una scelta diversa. L'altra strada, quella indicata soprattutto dalla Lega, sarebbe infatti di destinare i soldi non spesi per la riforma «Quota 100» e per il sussidio, agli investimenti fuori dal deficit, come quelli sul dissesto idrogeologico. Intanto ieri il Servizio Bilancio del Senato ha sollevato una serie di dubbi sul testo trasmesso dalla Camera. Sarebbero utili, hanno scritto i tecnici di Palazzo Madama, «delucidazioni» sulle 4.000 assunzioni previste per i centri d'impiego. Inoltre la spesa prevista per i 5 giorni di congedo paternità sembra «sottostimata» e i calcoli relativi agli incentivi e disincentivi dell'auto potrebbero non essere esatti. Le stime relative agli incentivi per le assunzioni di giovani conducenti, hanno aggiunto, sono soggettive e, quindi, non verificabili.