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Data: 15/12/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Ricostruzione, tutti d'accordo «Questo sistema è sbagliato». Approvata all'unanimità la mozione inviata a Mattarella e Conte sui disagi che vive la città. In aula tanti sfollati, ma politici assenti. Il sindaco: «La ripartizione delle risorse ci ha penalizzato». Pezzopane (Pd): «Capisco l'imbarazzo dei colleghi, sul sisma hanno bocciato tutto» Era l'unica parlamentare presente in aula

TERAMO Questa è una città che a due anni dal sisma ancora non riparte. Una città che soffre, dove la ricostruzione è ferma. Una città che leva un grido di dolore alle più alte istituzioni dello Stato e che vuole farsi capitale di un cratere che non ha avuto ancora la giusta considerazione. È il messaggio del sindaco Gianguido D'Alberto nel consiglio comunale straordinario sul terremoto chiamato a votare una mozione - e lo farà all'unanimità - da inviare al Capo dello Stato, al presidente dl Consiglio, al presidente della Regione e ad altre figure istituzionali per mettere a fuoco il disagio che vivono la città e l'intero territorio. Il primo cittadino indossa, irritualmente, la fascia tricolore perché, spiega, «questa fascia rappresenta non solo la città di Teramo, ma la Repubblica Italiana e nessuna istituzione della Repubblica può tirarsi indietro di fronte alle difficoltà di questo territorio». ASSENZE PESANTI. Il consiglio comunale è al gran completo (manca solo Maurizio Verna che arriverà dopo la votazione); sul banco della giunta siedono anche il presidente vicario della Regione Giovanni Lolli e il direttore dell'Ufficio speciale per la ricostruzione Marcello D'Alberto, ai quali tocca lo scomodo ruolo di bersagli designati delle critiche per la mancata ricostruzione; nello spazio destinato al pubblico siedono decine di sfollati, venuti a sentire se da questa seduta straordinaria del consiglio comunale può venire una svolta per la loro condizione. Però ci sono assenze pesanti, molto pesanti: nessun consigliere regionale si è fatto vedere in aula e l'unica parlamentare abruzzese che ha accolto l'invito a partecipare a questo importante appuntamento è la deputata aquilana del Pd Stefania Pezzopane. Non ci sono i deputati eletti a Teramo - i grillini Fabio Berardini, Antonio Zennaro e Valentina Corneli, e il leghista Giuseppe Bellachioma -non c'è nessuno degli altri parlamentari eletti in Abruzzo, a cominciare dal senatore Luciano D'Alfonso, più volte bersagliato durante il dibattito e atteso soprattutto come ex presidente della Regione e per questo chiamato a prendersi le sue responsabilità. REQUISITORIA DEL SINDACO. Ci sono le colpe della Regione, prima di tutto, quelle dell'Usr, e anche quelle dell'Ater «inspiegabilmente rimasta ferma per un anno» e di tutta la politica. E le drammatiche cifre della ricostruzione, dice D'Alberto, «non sono equivocabili né interpretabili», visto che finora «è stato evaso solo il 2,7 per cento delle richieste di intervento». C'è tutto questo, certo, ma per il sindaco è soprattutto «il sistema che non ha funzionato», per cui bisogna adottare un nuovo modello di ricostruzione. E la prima cosa da fare è la rimodulazione del "peso", cioè della ripartizione del risorse, del cratere teramano in confronto al resto del centro Italia: era il 6%, poi è salito al 10%, ma il peso reale, spiega il sindaco, è il 18% e quindi Teramo avrebbe diritto a molti più soldi. Ma il problema principale della ricostruzione bloccata è quello delle case lesionate con esito B, quelle che potrebbero essere riparate con poca spesa e in poco tempo, metà delle quali sono case Ater. Una soluzione, osserva il sindaco, sarebbe quella di assegnare la gestione delle pratiche delle case B ai Comuni, a patto però di dargli la possibilità di assumere il personale necessario. Intanto bisogna aumentare quello dell'Usr perché «chi doveva metterlo in condizione di lavorare non lo ha fatto». Poi ha ringraziato gli oltre quattromila sfollati teramani «per la grande dignità che hanno dimostrato, ma faccio a me e a tutte le istituzioni un monito: l'abuso della dignità delle persone è il più grave abuso che le istituzioni possono fare».IL GILET GIALLO. Parole appassionate quelle di D'Alberto, che strappano a Giandonato Morra una battuta ad effetto: «Sindaco, devi diventare il nostro gilet giallo», cioè devi rappresentarci tutti in questa battaglia nei confronti della istituzioni. Una frase che testimonia del clima unitario che si è respirato ieri nell'aula consiliare, al di là delle asprezze e delle polemiche politiche che pure ci sono state. Soprattutto all'indirizzo di D'Alfonso, ritenuto dall'opposizione, ma anche da qualche esponente di maggioranza, il principale responsabile della mancata ricostruzione «un capitano che abbandona la nave», come lo ha definito Franco Fracassa. Molti consiglieri, a cominciare dallo stesso Fracassa, hanno posto l'accento sulla paradossale situazione di costi per i Cas, i contributi di autonoma sistemazione, per cui a fronte di danni lievi, riparabili con poche migliaia di euro in un paio di settimane - e quasi tutte le case B sono in queste condizioni lo stato spende centinaia di migliaia di euro per i Cas o per ospitare gli sfollati negli alberghi. I soldi ci sono, dunque - hanno osservato in molti - ma vengono spesi in maniera irrazionale. Il consigliere Mauro Di Dalmazio ha esortato a pensare anche al dopo emergenza, a come far ripartire economicamente un territorio così colpito, mentre una nota pessimistica è venuta da Giovani Cavallari quando ha detto: «Non illudiamoci che questo consiglio comunale possa invertire la rotta».

Pezzopane (Pd): «Capisco l'imbarazzo dei colleghi, sul sisma hanno bocciato tutto» Era l'unica parlamentare presente in aula

Era l'unica parlamentare presente e - a suo giudizio - non è stato un caso che fosse un' esponente dell'opposizione. La deputata del Pd Stefania Pezzopane (nella foto col capogruppo Pd Stefano Speca) commenta così l'assenza dal consiglio dei sui colleghi abruzzesi della maggioranza giallo-verde: «Forse le assenze», ha detto, «sono motivate anche dal fatto che chi rappresenta il governo non avrebbe avuto granché da dire sul sisma. Soprattutto mi riferisco alla legge di bilancio che aveva promesso di risolvere molte questioni, ma purtroppo è stato bocciato tutto. I miei emendamenti stati tutti bocciati, anche quelli che apparivano scontati come l'abbattimento del 40 per cento di tasse, tributi e contributi come è stato per l'Aquila, oppure spalmare la restituzione delle tasse in 120 rate, o per la proroga per la zona franca, perché adesso è il momento di farla. Quindi credo che ci sia stato dell'imbarazzo a dover venire qui a dire: guardate, abbiamo bocciato tutto. Però ora, al di là di come sono andate le cose, c'è un percorso da fare. Io venendo qui prendo l'impegno di portare avanti le cose richieste dal Comune di Teramo nell'ambito parlamentare. Mi sento molto vicina alle persone che stanno vivendo questa fase difficile e so che la coesione delle parti istituzionali è una carta vincente», osserva ancora Pezzopane riferendosi al fatto che la mozione sul terremoto è stata votata all'unanimità da tutto il consiglio comunale. «Quando la comunità è unita», riprende la parlamentare abruzzese del Pd, «e quando tutti, a prescindere dalle appartenenze, ma solo con i colori della città, si muovno inseime si possono ottenere dei risultati». Quanto all'assenza degli altri parlamentari, anche della sua parte politica dice: «È un fatto di cui mi rammarico. Oggi non c'erano impegni parlamentari».

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