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Data: 15/12/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Lolli: «Vengo a prendermi tutte le mie responsabilità». Il presidente della Regione si confronta con i consiglieri: «È chiaro che le cose non vanno». Poi difende il responsabile dell'ufficio: «Persona per bene, non accetto venga processato». Il direttore dell'Usr: «La mia parte l'ho fatta». Marcello D'Alberto spiega i ritardi con la carenza di personale: «Siamo 28, ma dovremmo essere 80»

TERAMO «Sono qui per assumermi le mie responsabilità». Il presidente vicario della Regione Giovanni Lolli, ascolta attentamente la relazione del sindaco che illustra la mozione inviata a Mattarella e Conte, ascolta alcuni interventi dei consiglieri che chiedono conto dei quanto fattto, o non fatto, dalla Regine sulla ricostruzione del cratere teramano, poi saluta tutti perché deve andare ad occuparsi di un'altra emergenza, quella delle settantamila tonnellate di rifiuti che Roma vuole sbolognare in Abruzzo. Una decisione che alcuni consiglieri gli rimproverano, ritenendola uno sgarbo istituzionale, ma comunque tutti hanno apprezzano il fatto che si sia presentato in aula, ben sapendo di essere bersaglio delle critiche, per ascoltare cosa aveva da dirgli la città.E lui non si è sottratto al confronto, non ha accampato scuse. «Le cose non vanno, punto. È inutile negarlo», ha detto Lolli aprendo il suo intervento, dopo avere osservato che «se non corriamo si accelera lo spopolamento». Ha fatto anche presente, forse per prevenire qualche critica supplementare, di conoscere bene il problema perché è lui stesso uno sfollato, uno che da nove anni non può ancora tornare nella sua casa del centro dell'Aquila. Poi ha snocciolato qualche numero. «In tutto il cratere ci sono 75mila unità abitative sfollate e solo 1600 pratiche evase in due anni. All'Aquila, dopo due anni 45mila persone erano già tornate a casa. La cosa che ha funzionato nel sisma dell'Aquila è che molto è stato demandato ai sindaci. Ora c'è un problema che riguarda la responsabilità parlamentare, ma ci sono anche le responsabilità della Regione». Delle 13mila schede Aedes compilate per altrettante unità abitative lesionate nel cratere abruzzese, ha aggiunto Lolli, «sono state depositate 1200 domande e di queste solo 52 sono state processate ed evase: c'è un problema, è evidente». Per quanto riguarda il caso specifico di Teramo città, la prima cosa da osservare, ha sostenuto il presidente vicario, così come poco prima aveva fatto il sindaco, è che «dei quattromila sfollati, oltre la metà risiede negli alloggi Ater», case che vanno con la ricostruzione pubblica «che ha tempi più lunghi: stiamo studiano come intervenire specificamente sugli alloggi Ater». Lolli non ha lesinato qualche critica alla gestione dell'Usr - «le pratiche delle case B dovrebbero volare» -, ma ha difeso il direttore Marcello D'Alberto, bersaglio di tante critiche: «È una persona per bene, non permetterò che venga processato». E per quanto riguarda la sua permanenza all'Usr, il presidente della Regione ha detto che non prenderà una decisione «prima di avere interpellato i candidati alla presidenza della Regione, quando si saprà con certezza chi sono», perché la scelta del direttore dell'ufficio speciale della ricostruzione riguarda soprattutto la nuova giunta regionale.

Il direttore dell'Usr: «La mia parte l'ho fatta». Marcello D'Alberto spiega i ritardi con la carenza di personale: «Siamo 28, ma dovremmo essere 80»


TERAMOLa sua presenza è stata incerta fino all'ultimo, nessuno era sicuro che avrebbe accettato l'invito, ma ieri mattina si è presentato puntuale nell'aula del consiglio comunale di Teramo insieme a Lolli a prendersi al sua razione di critiche. Alle quali - peraltro nemmeno tanto accese come ci si poteva aspettare - il direttore dell'Usr Marcello D'Alberto ha risposto prima di tutto con i numeri del personale a sua disposizione nell'Ufficio speciale per la ricostruzione Abruzzo: 28 persone su 50 previste (in realtà sono 29, ma due, ha spiegato il direttore, sono part-time quindi valgono per uno) e fino a qualche mese fa erano molte di meno. Con qualche squilibrio tra personale tecnico e amministrativo che non giova al buon andamento dell'ufficio. E il confronto con gli altri Usr, pur nelle diverse dimensioni dei danni del sisma, è quanto mai esplicativo: l'ufficio delle Marche ne ha 186, l'Umbria 69, il Lazio 71. E il problema non è solo di quantità perché, ha spiegato D'Alberto, «fino a luglio scorso ero l'unico con potere di firma», cosa che ha rallentato ulteriormente l'esame delle pratiche della ricostruzione. Inoltre, ha osservato ancora, la sua nomina è arrivata in ritardo rispetto a quella dei suoi omologhi delle altre regioni terremotate «e anche da questo», ha detto, «dipende il loro vantaggio». E pensare che l'Usr Abruzzo non sarebbe a posto nemmeno con i 50 dipendenti previsti nell'ordinanza perché questo numero è commisurato al "peso" (cioè alla ripartizione delle risorse) del cratere abruzzese che è valutato del 10% rispetto a tutto il centro Italia: se otterrà il peso che gli spetta, cioè il 18%, gli addetti dovrebbero essere 80, più del Lazio e dell'Umbria. Per una parte del mondo politico D'Alberto deve anche scontare la sua matrice dalfonsiana, cioè il fatto che è stato nominato dall'ex presidente della Regione, ma su questo ha volto ribattere: «Io non sono l'uomo di fiducia della politica, di questa o di quella parte. Io ho partecipato a un concorso e l'ho vinto, sono stato esaminato da un organo tecnico della Regione». Poi, mostrando alcune slide, ha tirato fuori un dato forse sorprendente: pur nell'esiguo numero delle pratiche evase finora l'Usr Abruzzo ha trattato più pratiche di Marche e Lazio in rapporto al personale disponibile. E poi l'Abruzzo ha più pratiche sul Mude (la piattaforma digitale dove transitano le richieste di ricostruzione) di quante ne abbiano, in proporzione, Lazio e Marche e di conseguenza la percentuale di quelle che si riescono a evadere è inferiore visto che il personale è molto più ridotto. «La mia parte l'ho fatta», ha concluso. Chissà se agli sfollati può bastare

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