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Data: 16/12/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Lo scuolabus non è ancora attivo famiglie nel caos, bimbi in strada

Famiglie costrette a pagare il servizio di pre e dopo scuola per non lasciare i bambini in mezzo alla strada prima del suono della campanella, mamme obbligate a rinunciare al posto di lavoro perché proprio non sanno a chi affidare i figli tra l'inizio del turno e l'ingresso a scuola, traffico infernale davanti agli istituti nelle ore di punta, perché per ogni bambino c'è un'auto che deve accompagnarlo a casa. Sono le conseguenze più evidenti del taglio del trasporto scolastico comunale, i classici scuolabus gialli del Comune di Chieti. Sebbene l'anno scolastico sia iniziato ormai da tre mesi, il servizio non è ancora stato riattivato, generando un malcontento crescente fra i genitori, specialmente quelli delle zone periferiche, dove magari le corse degli autobus di linea non sono frequenti al punto da garantire l'arrivo dei bambini in orario per la campanella. E, per chi non ha nonni o parenti che possano fare da autisti, diventa difficile gestire la quotidianità familiare. Nel mese di ottobre, il Comune ha avviato un sondaggio conoscitivo tra le famiglie, per avere una stima delle famiglie interessate al servizio scuolabus. «Abbiamo dovuto consegnare anche le fototessere dei bambini per il tesserino - raccontano alcuni genitori - e pensavamo che sarebbe stata questione di poco tempo, ma da allora non ci hanno fatto sapere più nulla: i nostri figli non hanno più questo servizio e per le famiglie è un grosso disagio».
IL PIANO DI CONTENIMENTO
Certo è che, dalla scorsa primavera, gli scuolabus comunali sono rientrati fra le misure del piano di contenimento delle spese dell'amministrazione Di Primio. All'epoca, il sindaco aveva spiegato che il trasporto scolastico e la refezione avevano fatto maturare all'ente circa 21 milioni di crediti, perché molte famiglie non pagavano i servizi, che comunque venivano garantiti ai piccoli alunni. Così, la giunta aveva ipotizzato un'esternalizzazione del servizio, che non pesasse sulle casse pubbliche. Secondo i dati ufficiali, infatti, sono nell'anno scolastico scorso, il Comune ha speso 117mila euro per i mezzi, compresi carburanti, bolli e supplenze del personale, 136mila per autisti e assistenti fissi, cioè assunti dall'ente, per un totale di 260mila euro. Una spesa esagerata, vista la situazione finanziaria attuale. E, dopo la bocciatura della vendita della farmacia comunale di Filippone, poche settimane fa, che avrebbe fatto incassare almeno 1 milione e 300mila euro alle casse comunali, il sindaco Umberto Di Primio aveva annunciato una stagione amara, di tagli ai servizi. Tuttavia, le famiglie rivendicano quello che ritengono essere un diritto dei loro bambini e ipotizzano anche proteste eclatanti, per garantire ai piccoli di frequentare serenamente la scuola dell'obbligo.
A seguito di un'interrogazione dei consiglieri del Movimento 5 stelle, Ottavio Argenio e Manuela D'Arcangelo, che da tempo sollevano l'attenzione sui problemi degli scuolabus teatini e continuano a tenerla alta, era stato ipotizzato dal sindaco l'affidamento a Chieti Solidale, la società municipalizzata, in fase di trasformazione in società a responsabilità limitata. Ad oggi, però, i bambini di Chieti sono ancora a piedi. Né è stata presa in considerazione la proposta avanza da Giustizia Sociale una settimana prima dell'inizio della scuola, di affidare il servizio a una società esterna specializzata, con un parco mezzi nuovo ed efficiente, che eviterebbe i numerosi guasti del passato.

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