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Data: 17/12/2018
Testata giornalistica: Mapero'
Elezioni, veti e silenzi

In alto mare. Il centrodestra non ha ancora un candidato alla presidenza della Regione, nonostante la fuga in avanti di Marco Marsilio che per convincere tutti (e forse anche Giorgia Meloni) a puntare ufficialmente su di lui, ieri durante la convention di Fratelli d’Italia, ha annunciato le sue dimissioni da senatore. Ma nessuno da Roma lo ha ancora incoronato.

Il tavolo a tre (Berlusconi, Savini e Meloni) non si fa, e forse non si fa proprio perché il ministro dell’Interno vuole evitare di decidere: al momento deve portare a casa a tutti i costi la manovra di bilancio e prima di mercoledì non se ne parla. Quindi gli servono voti, persino il voto di Marsilio: la parola d’ordine quindi è aspettare e tenere tutti buoni, ancora per un po’.

Non decide Salvini, che diserta anche il tavolo per indicare il candidato alle elezioni suppletive della Sardegna, sulle quali la Meloni ha alzato la voce e lanciato un avvertimento: Fratelli d’Italia è pronta a rompere col centrodestra. Insomma, alle Suppletive del 20 gennaio, con le quali il collegio di Cagliari sceglierà il sostituto di Andrea Mura alla Camera (e la scelta del centrodestra è ricaduta su Forza Italia), la triade non ha ancora preso una decisione ufficiale. Di fatto la Meloni vuole prima la decisione sulle Regionali e il sì a Marsilio e dopo, soltanto dopo, parlerà di Sardegna. Ma Salvini glissa, e in fondo a lui starebbe bene che nell’isola vincessero i Cinquestelle, che sono pur sempre alleati di governo mentre un parlamentare di Forza Italia significherebbe opposizione certa e un voto contrario. Quindi nessuna fretta.

L’Abruzzo naturalmente ne fa le spese. E d’altronde il motivo per cui il centrodestra non si mette ancora d’accordo sul nome del candidato presidente in Abruzzo, potrebbe essere lo stesso: la Lega non vuole pestare i piedi ai Cinquestelle e proprio sabato, nella riunione organizzativa che si è tenuta a Dragonara con tutti i candidati alle Regionali, la raccomandazione fatta a tutti è stata quella di non parlare, di mantenere un profilo basso, di non cominciare la campagna elettorale. Silenzio insomma. Una consegna che sembra avvalorare la notizia che è corsa nelle ultime ore, e cioè che la Lega sarebbe pronta a correre da sola in Abruzzo, proprio per non intralciare la candidata pentastellata Sara Marcozzi.

In questo scenario la soluzione più probabile e che toglierebbe d’impaccio Salvini, sarebbe lo slittamento delle elezioni a maggio, come chiedono i sindaci abruzzesi. E questo darebbe modo al leader della Lega anche di verificare se ci sono le condizioni, così come si dice da qualche giorno, di rompere l’alleanza di governo e andare a votare a marzo, come ha ipotizzato Repubblica.

Uno schema di totale incertezza che potrebbe avvantaggiare il candidato del centrosinistra Giovanni Legnini, che in queste ore sta continuando a tessere la tela per le prossime Regionali: con lui, e con la lista del presidente composta da esponenti del mondo delle professioni, della sanità, della società civile, delle categorie produttive (e che strizza l’occhio ad ampi settori liberal), dovrebbero correre varie liste civiche tra le quali una, chiamata “Cattolici e popolari” nella quale saranno candidati l’ex sindaco di Montesilvano Renzo Gallerati (che si è riservato la risposta), Licio Di Biase e l’ex parlamentare pd Vittoria D’Incecco (uno schieramento che avrebbe il sostegno della Conferenza episcopale, a condizione che ci siano nomi autorevoli), una lista dei sindaci (espressione dei vari territori), una lista di Sinistra (nella quale, con Leu, correrebbero ex assessori della giunta uscente di Luciano D’Alfonso come Marinella Sclocco e Mario Mazzocca, nomi che fanno storcere il naso a molti elettori di sinistra), una lista del Pd (candidati certi i teramani Dino Pepe, Sandro Mariani, Luciano Monticelli, il teatino Silvio Paolucci), la lista civica di Daniele Toto nella quale potrebbe confluire Donato Di Matteo che nel frattempo ha rotto con Andrea Gerosolimo andato con l’Udc e quindi col centrodestra.

Nella lista Di Matteo-Toto dovrebbe essere candidato anche l’ex assessore comunale Giuliano Diodati, fino all’ultimo indeciso se candidarsi con Forza Italia e che correrebbe in una lista diversa da quella della cognata Vittoria D’Incecco. In ogni lista, Legnini si sarebbe riservato un posto per un suo candidato “non politico” e anche il diritto di porre veti di ordine etico.

ps: Un veto che dovrebbe valere per la candidatura nella lista Pd di Antonio Di Marco, ex presidente della Provincia di Pescara indagato per la tragedia di Rigopiano, fortemente sponsorizzato da Luciano D’Alfonso.

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