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Pescara, 23/11/2024
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17/12/2018
Il Messaggero
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Verso la manovra di bilancio - Salvini-Di Maio, è tregua: la manovra si adegua alla Ue. Reddito di cittadinanza, il taglio sale a 2 miliardi. Tre miliardi trovati nelle «pieghe del bilancio». Il vertice nella notte con Conte: «Ci sono le coperture per arrivare al deficit al 2,04%» |
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ROMA Ogni giorno che passa la manovra del governo giallo-verde si avvicina alle asticelle poste da Bruxelles. Dall'ennesimo vertice a palazzo Chigi, ieri è emerso ufficialmente che il governo di Roma troverà 3 miliardi «fra le pieghe del bilancio». In realtà i vertici sono stati due, uno a tre fra il premier Conte e i due vice-premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Seguito da quello allargato al ministro dell'Economia Giovanni Tria e ai vari responsabili del dossier conti pubblici. Tutti hanno parlato di clima disteso. FORMULA MAGICA Formula impalpabile e rocambolesca, quella delle pieghe di bilancio a 15 giorni dall'entrata in vigore di una Finanziaria destinata a spostare la bellezza di 30/32 miliardi. I dettagli concreti affiorati ieri sono i seguenti. Primo: il taglio ai fondi del reddito di cittadinanza è salito a 2 miliardi, aumentando la sforbiciata di altri 500 milioni. Secondo: è ridotta la tassa del 40% sulle 30 (trenta) pensioni superiori ai 500.000 euro perché il prelievo sarà limitato alla parte di pensione non legata al versamento di contributi. Quarto: sarà bloccato l'aumento in base all'inflazione per le pensioni che superano i 1.200/1.300 euro netti mensili e così si guadagneranno altri 500 milioni. Quinto: la tassa sulle auto in base all'emissione di C02 sarà limitata a generici Suv mentre resta l'incentivo fino a 6.000 euro per le elettriche. Sesto: si riduce la concorrenza perché i sindaci potranno affidare direttamente appalti fino a 200.000 euro e non più a 40.000. Settimo: il bonus cultura varrà solo per i libri e non più per il cinema. Ottavo: ci sono fondi per Roma sia per le buche che per la costruzione della metro. Nono: viene confermato il taglio da 600 milioni dei contributi Inail a carico delle imprese anche se questa misura farà aumentare l'Ires, la tassa sugli utili. La riunione si è prolungata anche su altri dossier come quello dell'applicazione della direttiva Bolkestein per la concorrenza fra gli ambulanti e le concessioni balneari. Comunque per capire come stanno davvero le cose sulla manovra e il profilo vero delle varie misure bisognerà aspettare il testo definitivo della legge perché lo scenario, nel quadro contorto della doppia trattativa fra la Lega e i 5Stelle e poi dell'esecutivo con Bruxelles, somiglia ad una cortina nebbiogena. L'esecutivo continua a fornire elementi l'uno in contrasto con l'altro: da una parte la disponibilità a ulteriori tagli, dall'altra la conferma del deficit nominale al 2,04%, lo stesso che a Bruxelles danno al 2%. Il tutto in un clima con aspetti surreali perché siamo ad appena 15 giorni dall'entrata in vigore della legge mentre la manovra dovrebbe essere esaminata dal Senato e poi dalla Camera. Senza contare l'occhiuto e delicatissimo passaggio dal filtro di Bruxelles che continua a ribadire che il deficit strutturale (diverso da quello nominale del 2%) deve migliorare anche solo dello 0,1% rispetto a quello del 2017. A questo punto l'unica cosa certa è che siamo alla vigilia di una settimana chiave per gli equilibri di governo e per quelli finanziari del Paese, lo ha detto chiaro e tondo Luigi Di Maio: «Sono le ore più importanti che stiamo vivendo dal 4 marzo a questa parte. È il momento quindi di non cedere alle strumentalizzazioni». A partire dal reddito di cittadinanza. Arriva infatti direttamente da Palazzo Chigi una lunga spiegazione informale sulla consistenza dell'operazione. La platea, così fa sapere il governo, resta invariata (5 milioni) e il taglio c'è - è la spiegazione offerta - ma solo perché rispetto al progetto iniziale l'avvio sarà posticipato a fine marzo. Il risultato comunque è un risparmio di quasi due miliardi: il costo sarà di 7,1 miliardi contro i 9 iniziali. Centri dell'impiego inclusi. Trovato il punto di caduta dentro l'Esecutivo, la palla ripasserà poi a Bruxelles dove non è poi escluso tornino anche il ministro dell'Economia Giovanni Tria e il premier Giuseppe Conte.
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