ROMA Alla fine anche il reddito di cittadinanza viene tagliato come Quota100. Il complicato summit notturno a palazzo Chigi del presidente del Consiglio con i ministri Tria e Fraccaro, i vicepremier e i sottosegretari Garavaglia e Castelli, comincia con l'annuncio di quel taglio che i grillini speravano di scaricare altrove e che invece pareggia quello sopportato dalla Lega. Ai 6,5 miliardi già tagliati dal governo, ieri sera ne hanno dovuti aggiungere altri 3,5. Tutto per evitare la procedura d'infrazione che la Commissione potrebbe chiedere di avviare all'Ecofin di mercoledì.
I GUAI
La tregua tra i due vicepremier, dopo le schermaglie degli ultimi giorni, ha retto anche ieri sera quando Conte si è visto con i due prima di affrontare la parte tecnica con ministri e sottosegretari. Un vertice ristretto durante il quale Conte ha ragguagliato Di Maio e Salvini sulle intenzioni della Commissione spiegandogli in sostanza che «il tempo stringe» e che «non possiamo rischiare di finire sotto procedura» e lasciare il Paese per sette anni sotto la scure della troika. Una sorta di preambolo necessario visto che nè di Maio nè Salvini, ma solo Conte, Tria e Moavero, hanno trattato in queste settimane con Bruxelles e sembrano non avere piena consapevolezza dei rischi e dei tempi. Un peso, quello dell'intesa con la Commissione, che Conte sopporta da solo dal giorno in cui i due vice gli hanno dato l'incarico di recuperare il rapporto con Juncker. Lavoro difficile con il premier che nei scorsi giorni i pugni li ha dovuti sbattere sul tavolo più volte mettendo anche in gioco il governo e la sua permanenza a palazzo Chigi.
Ieri sera non ce ne è stato però bisogno e se mezzo miliardo in più è stato tirato fuori dal Reddito, all'appello ne mancavano altri tre che nella notte - sostengono a palazzo Chigi - sarebbero stati trovati «nelle pieghe del bilancio dello Stato». Molto ha anche fatto il taglio della previsione di crescita inizialmente all'1,5% che risulterebbe ora ad un più realistico un per cento. Ma indorare la pillola non è stato facile così come trovare un'intesa sui tagli all'editoria che vuole il M5S per finanziare le edicole, e sul rinvio della direttiva Bolkestein che il Carroccio vorrebbe.
L'INCENTIVO
Ma tra veti e subordinate nella riunione è stato anche affrontato il problema della ecotassa e del taglio alle cosiddette pensioni d'ora. La prima sarebbe stata limitata a suv e auto di lusso più un possibile incentivo da dare a chi compra le costosissime auto elettriche. Il taglio alle pensioni più alte, dal quale si spera di ricavare 100-150 milioni di euro, è invece una delle bandiere del Movimento e che dovrebbe però limitarsi al taglio solo della parte non coperta da contributi.
In attesa di leggere il testo completo della manovra, che probabilmente si conoscerà solo domani quando verrà tradotto in emendamento e presentato al Senato per il voto, sarà importante conoscere il giudizio dell'Europa che potrebbe arrivare già in giornata. Resta il fatto che all'appuntamento il governo è arrivato non solo in ritardo ma in pieno caos e dimostrando un'alta dose di improvvisazione.
LE TASSE
A Bruxelles Conte ha promesso al presidente della Commissione Jean Claude Juncker che avrebbe convinto i due leader di maggioranza ad un effettivo 2,04%. Ovvero senza trucchi contabili e stravaganti previsioni. Il lavoro fatto venerdì e sabato dai tecnici del Mef con la struttura della Commissione ha di fatto rimesso in ordine cifre e coperture lasciando all'Italia spazio congruo anche per la flessibilità che Bruxelles concede per riforme strutturali. Tirate però le somme mancavano ancora tre miliardi e mezzo che ieri mattina sono stati coperti per mezzo miliardo dal Reddito e tre dal bilancio dello Stato, quindi, senza nuove tasse o aumenti settoriali dell'Iva. Ulteriori dismissioni, oltre a quelle già inserite, rientravano tra le proposte avanzate ieri sera da due partiti, ma l'idea è stata bocciata per le difficoltà che una tale misura incontrerebbe a Bruxelles. Juncker ha promesso ai paesi del nord Europa, Olanda in testa, che la valutazione sulla manovra italiana «sarà collegiale». Ovvero che ulteriori possibili sconti, dopo il 2,04%, non sono possibili.