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Pescara, 23/11/2024
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20/12/2018
Il Messaggero
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Cambio all'Anas, Simonini nuovo ad: dovrà smontare, d'accordo con Battisti, la fusione con le Fs |
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ROMA Cambio della guardia al vertice Anas. La scelta del nuovo amministratore delegato è caduta, come anticipato dal Messaggero del 14 dicembre, su un dirigente interno, Massimo Simonini, mentre alla presidenza andrà Claudio Andrea Gemme, manager di lungo corso che era stata candidato dal ministro delle Infrastrutture Toninelli anche come commissario alla ricostruzione del Ponte di Genova. Il consiglio di amministrazione delle Fs ha ufficializzato ieri la nomina della controllata stradale su proposta dell'amministratore delegato, Gianfranco Battisti, che insieme a Tesoro e Trasporti ha definito il nuovo assetto. Otre a Gemme e Simonini, nel cda sono stati nominati Ivo Roberto Cassetta, Antonella D'Andrea e Vera Fiorani. Simonini, romano classe 1963, laurea in ingegneria civile trasporti, è entrato in Anas nel 1998, e dal 2015 è il dirigente responsabile di «Ponti, Viadotti e Gallerie». IL NUOVO CORSO Si tratta di una scelta importante, quella di Simonini, perché dopo le dimissioni del 7 novembre dell'ad Gianni Armani, non gradito al governo giallo-verde, il gruppo era rimasto senza guida. Una poltrona pesante perché l'Anas vale oltre 33 miliardi di investimenti pubblici da qui al 2020. L'azienda della strade, passata l'anno scorso sotto il controllo delle Ferrovie, è la prima stazione appaltante del Paese. Come noto, il contratto di programma 2016-2020, che è entrato in vigore solo all'inizio del 2018, assegna all'Anas il compito di mettere in cantiere bel 23,4 miliardi di nuovi investimenti, partendo proprio da 10 miliardi che vanno indirizzati, come sollecitato dal governo giallo verde, per la manutenzione straordinaria e la messa in sicurezza delle strade. Non solo. Altri 9 miliardi, 8,5 per la precisione, sono destinati al completamento dei cantieri aperti ed altri 4 a nuove opere. Una pioggia di finanziamenti destinati per il 56 per cento al Sud (12,9 miliardi), 24% al Centro Italia e 19% al Nord. SMONTARE LA FUSIONE Ma il nuovo ad Simonini oltre a gestire questo fiume di risorse avrà anche un altro compito molto delicato: dovrà smontare, d'accordo con Battisti, la fusione con le Fs, facendo in modo, da un lato di evitare sbandamenti sul debito pubblico e, dall'altro, mantenendo la società fuori dal perimetro della pubblica amministrazione. Una soluzione, quella del matrimonio con le Fs, ideata dal governo Renzi proprio a questo scopo. Un matrimonio contestato da subito dall'esecutivo giallo verde che ora, tra non poche difficoltà, dovrà essere sciolto o comunque rimodulato. Adesso che è stata innescata la retromarcia va trovata al più presto una via d'uscita che i tecnici del Tesoro non hanno ancora trovato e che preoccupa anche Palazzo Chigi. Perché il faro della Ue è sempre acceso su questo fronte caldo. Sempre Simonini dovrà affrontare il macigno del contenzioso. Una eredità del passato che pesa per circa 9 miliardi di euro, coperto con soltanto 1,8 miliardi di euro messi a bilancio nel fondo rischi.
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