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Pescara, 24/07/2024
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Data: 20/12/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Reddito e quota 100, resta la platea. Il decreto è atteso dopo Natale, ma ci sono ancora molti particolari da chiarire

ROMA Il Governo va avanti sull'introduzione del reddito di cittadinanza e sulla cosiddetta quota 100 per l'accesso alla pensione assicurando con il premier Giuseppe Conte che «non si riducono i contenuti né la platea dei destinatari». Ma se sulle misure previdenziali il quadro è delineato con una sperimentazione triennale e paletti per chi esce, per il reddito la messa a punto appare ancora in alto mare. Non ci sono indicazioni sui requisiti e quindi sulla possibile platea dei destinatari, a parte il numero di coloro che risultano in povertà assoluta (all'interno del quale ci sono anche pensionati) né sul tetto massimo dell'importo, né sul modo nel quale queste persone dovrebbero riattivarsi per cercare lavoro. Alla fine probabilmente si dovrà tenere conto dell'esperienza del Rei allargando la platea e aumentando gli importi. Le due misure saranno introdotte con un decreto che dovrebbe arrivare dopo Natale mentre le risorse sono postate nella manovra di bilancio per il 2019. Ecco dunque come potrebbero funzionare alla luce di quanto si apprende. Per quanto riguarda le pensioni, tra il 2019 e il 2021 chi ha almeno 62 anni di età e 38 di contributi potrà lasciare il lavoro con una finestra trimestrale se lavoratore privato e semestrale se pubblico. Per i privati la prima finestra sarà il 1 aprile 2019 mentre per i pubblici i requisiti vanno ottenuti entro il 31 marzo e la prima uscita sarà il 1 ottobre. È previsto il divieto di cumulo con l'attività lavorativa fino all'età di vecchiaia (67 anni) a meno che non si faccia lavoro autonomo occasionale con compensi inferiori a 5.000 euro annui. Questo deterrente, insieme all'attesa per il pagamento della liquidazione, dovrebbe frenare l'esodo dei lavoratori pubblici. Per questi ultimi il trattamento di fine servizio, infatti, sarà erogato solo all'età di uscita per la vecchiaia con i requisiti normali (quindi 67 anni di età o i requisiti di anzianità contributiva). Per il reddito di cittadinanza invece è ancora buio fitto. Il Governo ha fatto sapere che l'importo sarà più basso per chi possiede una casa (tra i 200 e i 280 euro al mese) ma non ha ancora chiarito quale sarà l'importo massimo e le scale di equivalenza a seconda del nucleo familiare. La platea di cui si parla è quella dei poveri assoluti (poco più di cinque milioni) ma la condizione di povertà dipende non solo dal reddito ma anche dal numero e dall'età dei componenti della famiglia e dal luogo in cui si vive. Non si sa quale sarà il terminale delle domande, né chi avrà la responsabilità dell'erogazione. Non si sa poi quale siano i criteri per chiedere il sussidio.

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