ROMA L'ultima concessione è quella sulla finestra di uscita dei dipendenti pubblici. Si dice fosse stato lo stesso Matteo Salvini a chiedere di fissarla non oltre il mese di luglio, perché nove mesi di purgatorio in effetti parevano troppo. Ma alla fine invece il governo italiano ha accettato di portarla a ottobre: il risparmio totale sulla voce quota 100, rispetto al fondo da 6,7 miliardi originariamente stanziato per il 2019, è di ben 2,7 miliardi. In compenso nei due anni successivi la voce pensioni si riprenderà rispettivamente 1,3 e 1,7 miliardi in aggiunta ai 7 previsti. Sul reddito di cittadinanza si calcola invece una minore spesa di 1,9 miliardi, con il fondo destinato a ridursi di 945 e 683 milioni anche nei due anni successivi.
IL DEPOTENZIAMENTO
Complessivamente quindi il depotenziamento delle risorse destinate alle due misure-simbolo di Lega e M5S ammonta a 4,6 miliardi. Il presidente del Consiglio e il ministro dell'Economia - sul piano politico - hanno però potuto dire che le novità partiranno senza ritardi ad aprile. Per quanto riguarda il dossier previdenziale questo vuol dire che il primo aprile potranno andare in pensione coloro che hanno maturato i 62 anni di età ed insieme i 38 di contributi entro la fine di quest'anno, se dipendenti privati. Per i pubblici, come già detto, la prima data utile sarà quella di ottobre. La motivazione addotta è l'esigenza di non sguarnire in modo disordinato le strutture pubbliche: ai 3 mesi di finestra dei privati si aggiungono 6 mesi presentati come preavviso. Il diverso canale di uscita sarà applicato anche coloro che maturano il diritto all'uscita anticipata con quota 100 dal 2019 in poi: il periodo di attesa fisso sarà appunto di 3 e 9 mesi. I risparmi rispetto allo stanziamento iniziale derivano oltre che dall'azione delle finestre anche da una previsione piuttosto cauta sull'adesione degli interessati, che potrebbe non superare il 60 per cento anche per l'effetto dissuasivo esercitato dal divieto di cumulare il reddito da pensione con quello di eventuali nuove attività lavorative (salvo una franchigia di 5 mila euro annui per i lavoretti).
I DETTAGLI
Il provvedimenti con le norme dettagliate su quota 100 e reddito di cittadinanza arriveranno comunque successivamente all'approvazione della legge di bilancio, con tutta probabilità a gennaio. Ma se i contorni del riassetto previdenziale sono sostanzialmente noti, bisognerà attendere ancora qualche giorno per sapere come funzionerà davvero il nuovo sussidio contro la povertà. In ogni caso la partenza anche per questo capitolo è fissata al primo aprile: quella dovrebbe essere la data in cui inizieranno le prime erogazioni, anche se prima occorrerà quanto meno avviare la riforma dei centri per l'impiego, con le conseguenti assunzioni di personale.
LA DELEGA
Resta da chiarire anche il percorso di attuazione della cosiddetta pensione di cittadinanza ovvero l'aumento a 780 euro mensili degli attuali trattamenti minimi e sociali. È sempre sul tavolo la possibilità di riordinare tutta la complessa materia che comprende oltre 20 prestazioni diverse, erogate sulla base di differenti criteri reddituali. In questo caso l'entrata in vigore effettiva degli aumenti per i pensionati slitterebbe di vari mesi, probabilmente fino al 2020.