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Pescara, 24/07/2024
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Data: 22/12/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Manovra, altro rinvio. Casellati: così non va. Rivolta dentro i 5Stelle. Oggi maxi-emendamento e fiducia. La presidente: il governo rispetti l’aula. Conte: «Zona Cesarini». Di Maio loda. Mattarella: «Il nostro angelo custode». «Si resta a Roma, annullate tutti i voli» La vana attesa tra sconcerto, noia e bignè

ROMA La giornata passa nell'attesa e tutto viene rimandato oggi. «Problemi tecnici». Alla Ragioneria serve più tempo. E' questo il motivo - ufficiale - dell'ennesimo ritardo dell'arrivo nell'Aula del Senato del maxi emendamento alla manovra, che il governo deve presentare e sul quale porrà la questione di fiducia.
Uno slittamento che ha scatenato la reazione della minoranza e ha costretto il presidente del Senato Elisabetta Casellati a invitare la Lega, il Movimento 5 stelle e il governo «ad avere un percorso legislativo più regolare e rispettoso dell'assemblea». Il testo, che l'esecutivo avrebbe dovuto depositare ieri pomeriggio alle 16, arriverà dunque domani alle 14 per essere votato dopo quattro ore di discussione dalle 20,30. Forza Italia con Anna Maria Bernini attacca l'atteggiamento di Palazzo Chigi in quanto «sconcio nei confronti del popolo italiano. Prendere in giro il Parlamento per venti giorni è uno sfregio ai loro elettori. E' la loro Caporetto politica, il fallimento politico di questo governo».
Il Partito democratico ha occupato l'emiciclo al termine della seduta «contro il comportamento scandaloso del governo nei confronti del Senato», mentre Leu chiede (ma sembra davvero senza successo) di inviare il maxi non in Aula ma in commissione Bilancio per analizzarlo fino all'ultimo dettaglio. Praticamento impossibile.
La Lega fa mea culpa ma ributta la palla nel campo della minoranza: «Chiediamo scusa dice il capogruppo Massimiliano Romeo ma è la prima volta negli ultimi anni che la manovra la scrive il governo. Ci vuole quindi più tempo rispetto al copia e incolla' del fax di Bruxelles a cui ci eravamo abituati. La Ragioneria aggiunge non era abituata».
In mattina il senatore a vita ed ex premier Mario Monti aveva denunciato come la manovra sia stata «scritta sotto dettatura: un inedito». Al supertecnico risponde Matteo Salvini: «Da lui solo falsità, noi siamo stati coraggiosi dopo anni mutismo e rassegnazione all'Ue».
LA DIFESA
Anche il Movimento 5 stelle replica alle accuse. Il capogruppo pentastellato Stefano Patuanelli ricorda che anche in anni passati la manovra arrivò in Aula senza un voto in commissione.
Il premier Giuseppe Conte spiega: «Mi sarebbe piaciuto lasciare al Parlamento un più ampio margine di discussione», spiega, ma «non mi devo giustificare se la trattativa ha impiegato tutto questo tempo». Il presidente del Consiglio parla di un intervento in «zona Cesarini». Il vicepremier Luigi Di Maio di prima mattina ringrazia il presidente Mattarella perché «è stato fondamentale, come garante della Costituzione, è stato un po' l'angelo custode del governo, ha sempre seguito con attenzione e in modo imparziale la Legge di bilancio e abbiamo evitato la procedura d'infrazione, ce l'abbiamo fatta». A fine maggio il leader del M5S ne aveva chiesto l'impeachment, invitando parlamentari e attivisti in piazza per il 2 giugno.
LE POLEMICHE
L'ala dissidente dei grillini bolle e ribolle rabbia. Elena Fattori: «Voterò la fiducia, ma è l'ultima volta». Poi c'è Paola Nugnes: «Questa manovra finanziaria è molto attesa e molto voluta dagli italiani. Ed è per questo che credo sia giusto appoggiarla nelle sedi istituzionali. Purtroppo però c'è anche molto che non va». Il centrista Pier Ferdinando Casini: ««Salvini e Di Maio stanno realizzando la riforma Renzi tardivamente: hanno abolito il Senato...». Il ministro per il rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro si giustifica: «Consegniamo alle Camere la manovra del popolo e non la solita letterina dell'Ue, ora è nostro dovere lavorare tutto il tempo necessario per approvarla. Abbiamo difeso le nostre riforme in Europa evitando anche la procedura di infrazione, un percorso meno facile del solito ma - conclude Fraccaro - questo ci ha consentito di non tradire i cittadini». Ma il presidente di Fdi, Giorgia Meloni sembra gli rispondergli con una versione diametralmente opposta: «Basta non ne possiamo più di questo continuo rinviare sulla manovra in Senato. Chiediamo risposte. Moscovici venga in Parlamento a riferire sulla legge di Bilancio». Oggi è il giorno del voto a Palazzo Madama. Avverte Marcucci: «Chi umilia, chi offende il Senato della Repubblica non può avere ospitalità e noi ce ne faremo carico». Un avvertimento a Conte che ha fatto subito scattare la reazione - non proprio convintissima - della maggioranza.


«Si resta a Roma, annullate tutti i voli» La vana attesa tra sconcerto, noia e bignè


ROMA Il terrore piomba sui cellulari dei senatori giallo-verdi intorno all'ora di pranzo alla buvette, e si fa spazio tra pizzette e bignè. Un messaggino avvisa le truppe che questo venerdì ormai è pressoché andato e che quindi il maxi-emendamento si voterà domani. Dunque oggi. Stop. Per il momento non si forniscono ulteriori disposizioni. Nel dubbio, «si prega di annullare i voli per chi abita fuori Roma». Subito i grillini più smart commentano: «Ecco, questo è il Natale a 5 Stelle, altro che il cinepanettone».
I lavori a Palazzo Madama si sono da poco interrotti. Il testo della manovra - «Dettata dall'Ue: mai vista una cosa simile», si vendica il senatore a vita ed ex premier Mario Monti - balla. Così come girano vorticose nelle chat le bozze che continuano a uscire dal Mef. «Non è corretto: non sono quelle definitive: baaastaaa!», si arrabbia Laura Castelli, sottosegretaria all'Economia. Ma la giornata ormai sta prendendo questa piega: il governo manda segnali rassicuranti all'esterno, mentre a Palazzo Madama regna l'attesa e la noia.
Matteo Renzi ferma il sottosegretario leghista Massimo Garavaglia al bancone: «Secondo le vostre stime di crescita, la Padania supererà la Cina». Si ride e si scherza. Anche perché sarà un venerdì lungo e senza fermento. Con il Senato ridotto a una specie di sala d'aspetto per chi attende, più che Godot, un volo che non potrà prendere. Una grande hall di un albergo dell'Ottocento come in un film di Wes Anderson, vista la scenografia. Ma a proposito: il maxi-emendamento dove sta? «Ci scusiamo per il ritardo», apre le braccia Daniele Pesco, presidente della commissione Bilancio, il primo che lo attende. Tra i pentastellati regna la rabbia. I dissidenti - guidati dal comandante Gregorio De Falco - hanno le facce schifate. Paola Nugnes se la prende con «le molte cose che non vanno», Elena Fattori con il sugo della faccenda: «È l'ultima volta che voterò la fiducia». Gli altri - Matteo Mantero e Virginia La Mura - hanno i volti scuri. Tutti aspettano il ritorno di Di Battista. De Falco: «Se voterò, lo farò solo per le istituzioni. Cosa accadrebbe se il governo andasse sotto?».
IL CLIMA
Un messaggio chiaro. Intanto, il maxi-emendamento non c'è. Era atteso per le 14, poi per le 16, poi ancora per le 20. «Lo porta Dibba la notte di Natale», scherza Gianluigi Paragone, ex verde leghista ora giallo grillino, una crasi politica. Maurizio Gasparri si lascia andare a una carineria nostalgica: «Ah, se ci fosse stato ancora Denis (Verdini-ndr) a quest'ora avremmo già un altro governo in corsa». Invece, no. Si sta tutti nei saloni del Palazzo. Dove c'è anche chi fa un sano pisolino. E chi chiama a casa: «Cara, non torno, andiamo lunghi. Colpa della manovra». Che però non si vede perché è in corso di correzione. «E allora serve una seduta spiritica per animarla», mette le mani in avanti, come un santone, l'azzurro Giuseppe Moles. Il giorno prima, giovedì, c'erano state le lacrime di Emma Bonino per le regole cancellate, per la centralità del parlamento calpestata. I big grillini duri e puri e custodi della «Carta più bella del mondo» tacciono. Nicola Morra, neo presidente della commissione antimafia: «Oggi mi faccio gli affari miei». Del governo si vede in serata solo Riccardo Fraccaro, ma giusto per cercare di dettare i tempi. Sincopati. Finalmente verso le 18 arriva il responso della conferenza dei capigruppo. «La Finanziaria? Ormai è come i vangeli apocrifi», scherza ancora De Falco, presenza fissa alla buvette e generosissimo: «Posso offrirle qualcosa?».
Dopo poco si ritorna in aula per le comunicazioni del presidente Elisabetta Casellati: oggi alle 14 il governo presenterà il maxi-emendamento, a partire dalle 16 la discussione generale sulla fiducia, che durerà 4 ore. Seguiranno le dichiarazioni di voto con diretta televisiva a partire dalle 20.30. E intanto dalla sala d'aspetto dell'aeroporto di Palazzo Madama i peones gialloverdi incrociano le dita: «Va bene tutto, ma quando potremo tornare a casa?».

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