PESCARA Il cantiere pensioni contenuto nel maxiemendamento in discussione al Senato, contiene un capitolo di tagli che nel triennio 2019.21 frutteranno al bilancio dello stato circa 2 miliarid e mezzo di euro. Per la precisione: 2 miliardi 200 milioni dal raffrdeddamento dell'indicizzazione delle pensioni, e 239 milioni dal taglio delle pensioni d'oro, quelle cioè superiori a 100 mila euro lordi l'anno.TAGLIO PEREQUAZIONE. L'adeguamento delle pensioni al costo della vita subirà un taglio nel tirennio 2019-2021. Il taglio riguarderà le pensioni sopra un ammontare lordo pari a tre volte il trattamento minimo dell'Inps (la minima è 513 euro al mese). In sostanza: da 3 a 4 volte la minima il taglio della perequazione sarà del 97%; da quattro a 5 volte la minima del 77%; da 5 a 6 volte del 52%, da 6 a otto volte del 45%; e del 40% se l'assegno supera di oltre 8 volte la minima. PENSIONI D'ORO. Taglio anche alle pensioni d'oro oltre i 100mila euro lordi: è quanto si legge nell'emendamento del governo presentato in Senato. Cinque le fasce individuate: tra i 100mila e i 130 mila l'aliquota marginale di riduzione sarà del 15%, che salirà al 25% per la fascia 130mila-200mila e ancora al 30% per le pensioni fra i 200mila e i 350mila. Per le pensioni fra i 350mila e i 500mila l'asticella sale al 35% e oltre i 500mila euro arriverà al 40%. La misura sarà in vigore per cinque anni.La platea dei pensionati interessati è relativamente ristretta. Sono 16.644 le persone che incassano pensioni oltre i 100mila euro, mentre sono solo 23 quelle che prendono assegni oltre i 500mila euro. Nella seconda fascia, quella fra 130 e 200 mila euro, le persone coinvolte sono 6.665 che poi scendono di molto nella terza fascia, quella i 200mila e i 350mila: sono solo 873. Davvero pochissimi, solo 82, poi quelli del penultimo gruppo, fra i 350 mila e i 500 mila euro.QUOTA 100. Tra il 2019 e il 2021 chi ha almeno 62 anni di età e 38 di contributi potrà andare in pensione con una finestra trimestrale se lavoratore privato e semestrale se pubblico. Per i privati la prima finestra sarà il 1 aprile 2019 mentre per i pubblici i requisiti vanno ottenuti entro il 31 marzo e la prima uscita sarà il 1° ottobre (quindi di sei mesi nel caso si raggiungano i requisiti nel primo trimestre ma di 9 mesi se li si hanno già a fine 2018). È previsto il divieto di cumulo con l'attività lavorativa fino all'età di vecchiaia (67 anni) a meno che non si faccia lavoro autonomo occasionale con compensi inferiori a 5.000 euro annui. Questo deterrente insieme all'attesa per il pagamento della liquidazione, dovrebbe frenare l'esodo dei lavoratori pubblici. Per i pubblici il trattamento di fine servizio, infatti, sarà erogato solo all'età di uscita per la vecchiaia con i requisiti normali (quindi 67 anni di età o i requisiti di anzianità contributiva). Si blocca l'aumento dell'aspettativa per le pensioni anticipate (a 42 anni e 10 mesi, 41 e 10 per le donne) ma si introduce la finestra trimestrale. Si proroga l'Ape sociale per un anno e si mantiene, sempre per un anno, l'opzione donna. Sarà previsto un meccanismo di salvaguardia qualora le uscite dovessero essere più del previsto. La stima è di 315.000 pensionamenti supplementari nel 2019.