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Pescara, 23/11/2024
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Data: 22/12/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Pensioni, così i tagli e la quota 100. L'adeguamento sarà ridotto per gli assegni sopra un importo pari a tre volte il trattamento minimo Inps (1.531 euro)

PESCARA Il cantiere pensioni contenuto nel maxiemendamento in discussione al Senato, contiene un capitolo di tagli che nel triennio 2019.21 frutteranno al bilancio dello stato circa 2 miliarid e mezzo di euro. Per la precisione: 2 miliardi 200 milioni dal raffrdeddamento dell'indicizzazione delle pensioni, e 239 milioni dal taglio delle pensioni d'oro, quelle cioè superiori a 100 mila euro lordi l'anno.TAGLIO PEREQUAZIONE. L'adeguamento delle pensioni al costo della vita subirà un taglio nel tirennio 2019-2021. Il taglio riguarderà le pensioni sopra un ammontare lordo pari a tre volte il trattamento minimo dell'Inps (la minima è 513 euro al mese). In sostanza: da 3 a 4 volte la minima il taglio della perequazione sarà del 97%; da quattro a 5 volte la minima del 77%; da 5 a 6 volte del 52%, da 6 a otto volte del 45%; e del 40% se l'assegno supera di oltre 8 volte la minima. PENSIONI D'ORO. Taglio anche alle pensioni d'oro oltre i 100mila euro lordi: è quanto si legge nell'emendamento del governo presentato in Senato. Cinque le fasce individuate: tra i 100mila e i 130 mila l'aliquota marginale di riduzione sarà del 15%, che salirà al 25% per la fascia 130mila-200mila e ancora al 30% per le pensioni fra i 200mila e i 350mila. Per le pensioni fra i 350mila e i 500mila l'asticella sale al 35% e oltre i 500mila euro arriverà al 40%. La misura sarà in vigore per cinque anni.La platea dei pensionati interessati è relativamente ristretta. Sono 16.644 le persone che incassano pensioni oltre i 100mila euro, mentre sono solo 23 quelle che prendono assegni oltre i 500mila euro. Nella seconda fascia, quella fra 130 e 200 mila euro, le persone coinvolte sono 6.665 che poi scendono di molto nella terza fascia, quella i 200mila e i 350mila: sono solo 873. Davvero pochissimi, solo 82, poi quelli del penultimo gruppo, fra i 350 mila e i 500 mila euro.QUOTA 100. Tra il 2019 e il 2021 chi ha almeno 62 anni di età e 38 di contributi potrà andare in pensione con una finestra trimestrale se lavoratore privato e semestrale se pubblico. Per i privati la prima finestra sarà il 1 aprile 2019 mentre per i pubblici i requisiti vanno ottenuti entro il 31 marzo e la prima uscita sarà il 1° ottobre (quindi di sei mesi nel caso si raggiungano i requisiti nel primo trimestre ma di 9 mesi se li si hanno già a fine 2018). È previsto il divieto di cumulo con l'attività lavorativa fino all'età di vecchiaia (67 anni) a meno che non si faccia lavoro autonomo occasionale con compensi inferiori a 5.000 euro annui. Questo deterrente insieme all'attesa per il pagamento della liquidazione, dovrebbe frenare l'esodo dei lavoratori pubblici. Per i pubblici il trattamento di fine servizio, infatti, sarà erogato solo all'età di uscita per la vecchiaia con i requisiti normali (quindi 67 anni di età o i requisiti di anzianità contributiva). Si blocca l'aumento dell'aspettativa per le pensioni anticipate (a 42 anni e 10 mesi, 41 e 10 per le donne) ma si introduce la finestra trimestrale. Si proroga l'Ape sociale per un anno e si mantiene, sempre per un anno, l'opzione donna. Sarà previsto un meccanismo di salvaguardia qualora le uscite dovessero essere più del previsto. La stima è di 315.000 pensionamenti supplementari nel 2019.

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